Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, è arrivato ieri in Polonia, nella base aerea Nato di Rzsezow, il centro dove viene smistata la gran parte degli aiuti militari inviati in Ucraina.

Lo scopo ufficiale della visita è informarsi sulla situazione umanitaria nel paese e sullo stato dei circa due milioni di rifugiati ucraini fuggiti in Polonia a causa dell’invasione russa. Oggi Biden incontrerà alcuni di loro, insieme al personale americano impegnato nell’assistenza umanitaria.

Il momento culminante della visita sarà l’incontro bilaterale con il presidente polacco Andrzej Duda. Dopo l’incontro, Biden terrà quello che il suo staff ha definito un “major adress”: un discorso di grande importanza.

In molti si attendono parole dure e solenni nei confronti del presidente russo Vladimir Putin e dell’invasione russa, un discorso che faccia eco a quello tenuto dal presidente Ronald Reagan a Berlino nel 1987.

Zelensky sgrida Orbán

In this image from video provided by the Ukrainian Presidential Press Office, Ukrainian President Volodymyr Zelenskyy speaks from Kyiv, Ukraine, early Thursday, March 24, 2022. (Ukrainian Presidential Press Office via AP)

Venerdì è stato pubblicato il discorso che Zelensky ha tenuto di fronte ai leader europei nel corso della riunione del Consiglio europeo che si è tenuta giovedì sera. Zelensky ha ringraziato singolarmente ognuno dei leader presenti e le nazioni che rappresentano, con l’eccezione dell’Ungheria.

Rivolgendosi al primo ministro del paese, Viktor Orbán, Zelensky ha sottolineato come l’Ungheria sia il paese che ha approvato in modo meno convinto le sanzioni contro la Russia e non ha consentito il transito delle armi sul suo territorio, nonostante sia uno dei quattro paesi europei che condividono un confine di terra con l’Ucraina.

«Voglio essere onesto. Una volta per tutte devi decidere con chi stai», ha detto Zelensky a Orbán. Ricordando la sua visita al memoriale delle vittime della Shoah di Budapest, sulle rive del Danubio, Zelensky ha proseguito: «A Mariupol, ci sono gli stessi esseri umani. Adulti e bambini. Nonni. E sono migliaia. E migliaia sono morti. E tu esiti a imporre sanzioni o no? Esiti a far passare delle armi o no? Non è tempo di esitare. È tempo di decidere».

L’intervista di Erdogan

In un’intervista pubblicata ieri, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha parlato a lungo del suo ruolo di mediatore tra Ucraina e Russia e dello stato delle trattative tra i due paesi.

Zelensky ha già accettato di rinunciare alla Nato, ha ricordato Erdogan, aggiungendo che il presidente ucraino è anche disposto ad andare incontro alle richieste di riconoscere il russo lingua ufficiale del paese. Secondo Erdogan, Zelensky sarebbe pronto a fare «concessioni» sulla demilitarizzazione e ci sarebbe già un accordo per garantire la «sicurezza collettiva» del paese. Su entrambi questi punti, Erdogan non ha fornito dettagli aggiuntivi. Erdogan ha poi aggiunto che Zelensky è disposto ad accettare dei referendum per decidere le sorti della Crimea, annessa dalla Russia nel 2014, e delle regioni di Donetsk e Luhansk, occupate da milizie filorusse nello stesso anno. In queste tre aree, la Russia ha già organizzato dei referendum, ampiamente ritenuti fraudolenti.

Erdogan è apparso ottimista, ma diversi consiglieri di Zelensky impegnati nelle trattative hanno raffreddato gli entusiasmi, spiegando che mentre sui punti secondari è già stato raggiunto un certo accordo, sulle differenze fondamentali, cioè il destino dei territori attualmente occupati dalla Russia, le distanze tra le parti restano molto significative.

Liberare il Donbass

Ieri la Russia ha riformulato i suoi obiettivi militari in una maniera che è stata interpretata da molti come un tentativo di ridurre gli ambiziosi piani iniziali della campagna di fronte alla disastrosa performance dell’esercito russo e dell’inaspettata resistenza ucraina.

Il generale Sergej Rudskoi, membro dello stato maggiore dell’esercito, ha detto in un discorso ufficiale che la Russia d’ora in poi si concentrerà sul suo obiettivo principale «la liberazione del Donbass», un riferimento a quella parte delle regioni di Donetsk e Luhansk ancora occupate dall’esercito ucraino.

«Il principale obiettivo della prima fase della campagna è stato raggiunto – ha detto Rudskoi – Il potenziale delle forze armate ucraine è stato significativamente ridotto».

Ma nel discorso in cui all’alba del 24 febbraio Putin ha annunciato l’inizio dell’invasione, gli obiettivi dell’attacco apparivano molto più vasti e includevano la «de-nazificazione» dell’Ucraina e la rimozione del suo attuale governo. In un lungo excursus storico, Putin aveva sottolineato come l’Ucraina sarebbe in realtà parte della Russia e non avrebbe diritto a un governo indipendente, frasi che erano state interpretate come un possibile avvertimento di una partizione ed annessione del paese. Secondo numerosi analisti, la Russia ora punterà ad avanzare nell’Ucraina dell’est, per cercare di dichiarare vittoria non appena dovesse riuscire a occupare l’intero bacino del Donbass.

 

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