Su Domani continua il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la serie sull’omicidio di Mario Francese e quella sul patto tra Cosa Nostra e i colletti bianchi, raccontiamo adesso la seconda guerra di mafia, quarant’anni dopo.

[…] L'allontanamento del BUSCETTA dall'Italia nel gennaio del 1981, con il viaggio in Brasile preceduto da un pranzo offerto in suo onore da STEFANO BONTATE ed al quale aveva partecipato anche il SALAMONE, aveva convinto i corleonesi della volontaria autoemarginazione dello stesso dalla lotta in corso per l'egemonia di "Cosa Nostra".

Non a caso per oltre un anno dall'omicidio del BONTATE e nonostante i saldi vincoli di amicizia che legavano la vittima a TOMMASO BUSCETTA, nessuna azione delittuosa era stata intrapresa nei confronti dei di lui familiari rimasti a Palermo.

Il BUSCETTA, infatti, si era mantenuto rigorosamente estraneo alla contesa nonostante i pressanti inviti rivolti a lui anche dai SALVO, per il tramite di IGNAZIO LO PRESTI, di tornare per accertare quanto stava accadendo.

GAETANO BADALAMENTI, però, sempre fermo nel suo desiderio di rivincita, si era a sua volta recato in Brasile per tentare di convincere il BUSCETTA a tornare a Palermo per capeggiare i perdenti: tale sua intenzione era ben conosciuta all'interno di "Cosa Nostra" tanto che il SALAMONE, residente in Brasile, era già informato del prossimo arrivo del BADALAMENTI e dei suoi bellicosi propositi.

Lo stesso BUSCETTA, infatti, ha ipotizzato che il BADALAMENTI aveva tutto l'interesse a far sapere che lui era dalla sua parte, proprio perché ciò poteva rivelarsi un elemento di fiducia in più negli avversari dei corleonesi e li poteva spingere a concretizzare ipotesi di riscossa.

Ed, infatti, a meno di un mese dall'arrivo del BADALAMENTI in Brasile, si determinava il primo, gravissimo, episodio di ritorsione nei confronti del BUSCETTA con la soppressione dei suoi due figli.

A ciò, inoltre, si aggiungeva l'ideazione di un piano teso alla soppressione del BUSCETTA stesso, da affidare, come si vedrà, allo stesso SALAMONE che, residente in Brasile, era in grado di portarlo a termine.

Nel corso delle indagini effettuate a carico della organizzazione criminosa denunciata con il rapporto del 7.2.83 a carico di BONO GIUSEPPE + 159, venivano intercettate conversazioni telefoniche inerenti ad un grave, ed allora incomprensibile problema, a seguito del quale SALAMONE ANTONIO decideva di lasciare il Brasile e tornare in Italia ove raggiungeva il comune di Sacile, sede del soggiorno obbligato assegnatogli dal Tribunale di Palermo.

[…] Si rilevano i seguenti punti di interesse per l'episodio cui sopra si accennava.

SALAMONE ANTONIO è sempre stato il capo della "famiglia" di S. Giuseppe Jato ed il reggente della stessa è BERNARDO BRUSCA.

Della stessa "famiglia" fanno parte BONO ALFREDO, GANCI GIUSEPPE, SALAMONE NICOLO' (fratello di ANTONINO), ENEA SALVATORE ("ROBERTO"), ENEA ANTONINO.

C'è un “problema” a San Giuseppe Jato

Il 21 maggio 82 viene intercettata una telefonata tra BONO ALFREDO e SALAMONE ANTONIO e dalla stessa si evince che vi è un problema di contrasti all'interno della "famiglia" di S. Giuseppe Jato riguardante proprio il SALAMONE e generato da un personaggio che viene chiamato "Il GROSSO".

Proprio in ordine a tale problema, ALFREDO BONO si era recato a parlarne a Palermo con un personaggio con ruolo di preminenza in seno all'organizzazione, il quale ultimo aveva preannunciato come "il problema" sarebbe stato posto in discussione il successivo giovedì, riservandosi di dare un giudizio definitivo dopo essersi consultato anche con il proprio "COMPARE". È intuitivo che il BONO, essendosi recato a Palermo per parlare di tale "problema" insorto all'interno della "famiglia" con un personaggio importante, doveva aver parlato con BERNARDO BRUSCA, il vice. Ciò, comunque, è confermato dalla conversazione del 20 luglio 82, nel corso della quale SALAMONE ANTONIO e suo fratello NICOLO', parlando del personaggio indicato dal BONO, lo chiamano con il suo nome e, cioè, "BERNARDO".

Sempre dalla stessa telefonata del 21 maggio citata, si evince che SALAMONE ANTONIO e BONO ALFREDO si erano da poco incontrati in una riunione tenutasi a Parigi, alla quale aveva partecipato anche SALAMONE NICOLO' e nel corso della quale si era discusso di dicerie messe in bocca ad ANTONIO SALAMONE da terza persona e dalla stessa riferite al BRUSCA.

Coinvolto in tale discussione era anche un personaggio soprannominato "IL GROSSO" e, cioè, GANCI GIUSEPPE, così indicato perché corpulento.

Che si tratti del GANCI, oltre a ciò, si evince dal fatto che, sempre nel corso di detta conversazione telefonica, lo stesso viene indicato come "PINUZZU".

[...] È, quindi, verosimile supporre che a tale riunione fosse stato presente anche il GANCI.

Individuato nel "GROSSO" GANCI "PINUZZU" e nel personaggio importante il BRUSCA, è facile comprendere come il "COMPARE" di quest'ultimo, cui lo stesso doveva rivolgersi per consiglio dopo la riunione del "consiglio di amministrazione" (e, cioè, della "famiglia") altri non sia se non SALVATORE RIINA, potente reggente della "famiglia" di Corleone i cui rapporti con il BRUSCA sono stati ampiamente illustrati dal BUSCETTA.

Il 25 giugno 82 ALFREDO BONO chiama NICOLO' SALAMONE e gli chiede notizie del fratello ANTONINO e questi lo mette al corrente dell'intenzione di venire in Europa il 15 o il 20 luglio e, quindi, senza fargliene il nome, lo informa di essersi recato dal BRUSCA il giorno prima e di averlo rassicurato circa la disponibilità del BONO a mettersi a sua disposizione in qualsiasi momento.

[…] Da altre telefonate intercettate si evince che la riunione di alcuni membri della "famiglia" si doveva tenere a Parigi il 14 luglio ed alla stessa dovevano partecipare ALFREDO BONO e SALAMONE NICOLO', mentre PIETRO SALAMONE e FRANCESCO DI MATTEO avrebbero dovuto raggiungere, in un secondo momento, ANTONIO SALAMONE in Svizzera.

Al rientro in Italia, NICOLO' SALAMONE, il 20 luglio, telefona al fratello e gli fa un ampio resoconto sulla situazione relativa al "problema" in argomento, riferendogli delle conversazioni avute con BERNARDO BRUSCA e con GIUSEPPE BONO (fratello di ALFREDO e capo della "famiglia" di Bolognetta).

Da tale conversazione telefonica poteva arguirsi che:

- Il "COMPARE" di ANTONIO SALAMONE si era incontrato ad un matrimonio con GANCI GIUSEPPE e, nell'occasione, uno dei due aveva raccontato all'altro la storia relativa ai SALAMONE;

- Dopo alcuni giorni il "COMPARE" aveva telefonato ad ANTONIO "come per fargli le condoglianze" e gli aveva riferito il contenuto della conversazione avuta con GANCI;

- SALAMONE ANTONIO aveva risposto al "COMPARE" di non sapere nulla di ciò che gli stava raccontando e che, avendo avuto bisogno, si era rivolto allo stesso GANCI il quale, invece di aiutarlo, gli aveva dato bastonate;

- A raccontare tutta la vicenda al BRUSCA sarebbe stato proprio GANCI, il quale aveva divulgato false notizie sul loro conto, come quella di aver espulso dall'organizzazione, arbitrariamente, delle persone;

- Secondo il BRUSCA, per ridimensionare la vicenda, era necessario che SALAMONE ANTONIO lasciasse il Brasile e che in questo paese venisse condotta a termine una non meglio specificata azione delittuosa contro una non meglio indicata persona;

- SALAMONE NICOLO' si era messo a disposizione del BRUSCA, promettendogli di essere pronto ad agire in qualsiasi momento anche a costo della vita;

- All'azione in Brasile avrebbe dovuto partecipare anche BONO ALFREDO; comunque, PIPPO BONO non credeva il SALAMONE responsabile dei fatti attribuitigli dal GANCI;

- Secondo i due fratelli SALAMONE, il vero responsabile di tutta questa vicenda era BERNARDO BRUSCA, anche perché nessuno più di lui era interessato all'allontanamento del SALAMONE dall'organizzazione. Da altre telefonate intercettate il 30 luglio ed il 3 agosto si evince che la situazione per il SALAMONE era peggiorata e che, secondo SALAMONE NICOLO', si rendeva necessario compiere quella azione delittuosa in Brasile, azione per la quale anche "PINE'" GRECO "SCARPUZZEDDA" avrebbe fornito dei "picciotti".

I Brusca vogliono prendersi la “famiglia”

ANTONIO SALAMONE, tra l'altro, si dimostrava molto preoccupato del BRUSCA e raccomandava ai suoi accoliti (congiunti e BONO) di venire in Brasile e di rendere visita al BRUSCA ed ai GRECO prima di far ciò, sempre per non destare ulteriori sospetti in questi.

Il 31 agosto, in particolare, ANTONIO SALAMONE, conversando con il figlio PIETRO chiede dei cugini ed il figlio gli risponde che questi non sono facilmente rintracciabili anche perché non uscivano più di casa ed, anzi, si accingevano a riparare altrove.

Il 2 settembre 82 NICOLO' SALAMONE informa il fratello di aver parlato il giorno prima con il BRUSCA e di averlo trovato irremovibile circa la sua decisione che all'azione delittuosa in Brasile partecipasse lo stesso ANTONIO SALAMONE.

Lo informa anche di aver preso tempo con il BRUSCA e di averlo assicurato della fattiva partecipazione di ANTONIO il quale, però, a sua volta, faceva presente la difficoltà di localizzare la persona oggetto dell'azione delittuosa.

Il 28 settembre ANTONIO SALAMONE, che si era recato a Parigi, da lì partiva per Los Angeles dove incontrava MICHELE ZAZA che vi si era recato il 25.

Il 29 settembre il SALAMONE, mentre è con lo ZAZA, telefona al fratello NICOLO' e gli chiede novità del BRUSCA. NICOLO' gli riferisce che il BRUSCA si era calmato e che, "cornuto com'è" gli aveva inviato anche tanti saluti.

Nella circostanza, il BRUSCA era in compagnia del "CORTO" (così è inteso RIINA SALVATORE).

Il 6 ottobre ANTONIO SALAMONE telefona ad ALFREDO BONO e questi gli dice di essersi recato dal BRUSCA il quale si era mostrato disposto ad accettare i loro piani per l'operazione in Brasile, a patto che vi partecipasse lo stesso SALAMONE.

Il BRUSCA, comunque, avrebbe informato del fatto anche il suo "COMPARE" (TOTO' RIINA), BONO GIUSEPPE, i "PARENTI" (i GRECO) in modo che, in seguito, nessuno avrebbe avuto modo di ridire ed, anzi, avrebbe loro chiesto anche qualche "picciotto" da inviare in Brasile per aiutarli nella ricerca del personaggio da sopprimere.

Il 13 ottobre SALAMONE ANTONIO richiama BONO ALFREDO per informarsi sugli umori del BRUSCA e il BONO gli dice di essere in attesa di sue disposizioni per poi recarsi dal BRUSCA per chiedere i "picciotti" da portare in Brasile. Il SALAMONE gli risponde che, una volta rientrato in Brasile, organizzerà i supporti logistici alla spedizione e, quindi, lascerà quel paese.

Subito dopo il BONO telefona a SALAMONE NICOLO' e gli riferisce della precedente telefonata avuta con il fratello, invitandolo a mettersi in contatto con il BRUSCA per la faccenda dei "picciotti.

Il SALAMONE gli fa presente che, per il momento, era impossibile incontrare il BRUSCA in quanto lo stesso stava vendemmiando. Il BONO, quindi, gli chiede se fosse possibile incontrare "L'ALTRO" che, spiega, è "PINE'" ("SCARPUZZEDDA") e non "IL CORTO" (RIINA) come aveva inteso il SALAMONE". Quest'ultimo, chiarito l'equivoco, riferisce al BONO di aver incontrato due giorni prima il "PINE'", ma di non avergli parlato dei "picciotti" in quanto non aveva avuto ancora disposizioni.

Il 16 ottobre ENEA ANTONINO telefona a BONO GIUSEPPE e lo informa che a Palermo sono venuti in possesso della documentazione scritta in lingua straniera.

Il giorno successivo SALAMONE NICOLO' telefona al fratello ANTONIO e dal tenore della conversazione si evince che il primo ha ricevuto da GANCI GIUSEPPE ("U BUFALUTU") la relazione relativa a servizi di sorveglianza svolti nei confronti loro della D.E.A.: NICOLO' prega ANTONIO di mettersi in contatto con il GANCI per saperne di più. Sempre lo stesso giorno SALAMONE ANTONIO torna sull'argomento con BONO ALFREDO e dalla conversazione si arguisce che il primo sospetta della "spiata" alla D.E.A. una persona residente negli Stati Uniti e vicina al GANCI e che il primo, qualche giorno prima, aveva parlato con il GANCI (il cornuto di BUFFALO) il quale gli aveva preannunciato di aver inviato a NICOLO' il documento, mentre il SALAMONE ANTONIO aveva, con tono minaccioso, manifestato la sua intenzione di recarsi dal GANCI per farsi raccontare tutta la verità sui fatti.

Il 24.10.82 in Palermo venivano tratti in arresto BONO ALFREDO, CRISTOFALO MATTEO e DI MATTEO FRANCESCO. In locali di pertinenza di quest'ultimo veniva rinvenuto la traduzione in lingua italiana di un rapporto di servizio della D.E.A. concernente la sorveglianza svolta nei confronti dei SALAMONE nel mese di luglio.

Il successivo giorno 25 ANTONIO SALAMONE faceva rientro in Italia e si presentava nel comune ove doveva scontare la misura del soggiorno obbligato.

Tutta questa storia è, per molti versi, emblematica ed offre molti riscontri a quanto si è detto sulla organizzazione mafiosa e la sua struttura in generale e su alcune vicende in particolare.

È, in primo luogo, dimostrato come saldi siano i vincoli con il capo della famiglia (nella specie, il SALAMONE) anche quando questi si trovi in paesi lontanissimi, [...].

Vi è, poi, la dimostrazione delle "trame" dei corleonesi per imporre la propria egemonia: il SALAMONE, scomodo capo famiglia, deve essere in qualche modo "spodestato" per far posto al fido alleato BRUSCA.

Ciò si ottiene proprio mettendolo in disgrazia presso i suoi con false accuse, pretendendo, poi, come dimostrazione di "lealtà", che organizzi e partecipi direttamente alla eliminazione fisica di un "personaggio" residente in Brasile.

[…] Il terrore che incutono i corleonesi tramite il BRUSCA è, anch'esso, senza limiti "spaziali" tanto che il SALAMONE deve costantemente raccomandare ai suoi di informare puntualmente il BRUSCA dei loro movimenti e delle loro partenze, sì da non destare sospetti: i cugini del SALAMONE, comunque, già non escono da casa e si apprestano a rifugiarsi altrove.

L'uomo da eliminare in Brasile è un personaggio molto importante, tanto che, per l'agguato, sono pronti a partire i "picciotti" da Palermo.

L'organizzazione, poi, è anche in grado di entrare in possesso di documenti della D.E.A.

Ed anche ciò, molto probabilmente, convince il SALAMONE a sentirsi ormai "venduto" dai suoi, tanto da ritenere che responsabile della "soffiata" sia un personaggio vicino al GANCI.

Siamo nel maggio-ottobre del 1982 e, visto l'inizio della operazione "TERRA BRUCIATA" che in Palermo proprio nel settembre è iniziata nei confronti del BUSCETTA con la soppressione dei suoi figli BENEDETTO e ANTONINO, non si può non ritenere che il "personaggio" da eliminare in Brasile sia proprio TOMMASO BUSCETTA il quale, così, viene aggredito da più lati: quello familiare e quello personale.

Testi tratti dall'ordinanza del maxi processo

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