Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie si focalizza sulla relazione della Commissione parlamentare antimafia della XV° legislatura con presidente Francesco Forgione che per la prima volta ha dedicato un'inchiesta interamente sulla ndrangheta, tra le mafie più temute al mondo, per capirne la nascita, lo sviluppo e la struttura.

Nel fiume di parole che hanno inondato la Germania e l’Italia immediatamente dopo la strage di Duisburg colpisce in particolare il fatto che la scoperta della ‘ndrangheta sia legata ad una descrizione della stessa come un’organizzazione chiusa, arretrata, avvolta in una faida sanguinaria e feroce.

Tutto ciò sembra stridere con l’epoca in cui viviamo, caratterizzata da processi di globalizzazione di tutte le attività produttive e umane e da una straordinaria capacità di trasmettere informazioni su scala planetaria.

La grande contraddizione, dunque, sarebbe tra una società oramai globalizzata in tutti i suoi aspetti ed una ‘ndrangheta arretrata ed arcaica. In effetti questa mafia agisce e pensa contemporaneamente localmente e globalmente, controlla il territorio, segue e interviene nell’evoluzione dei mercati internazionali.

Per questo oggi è la più robusta e radicata organizzazione, diffusa nell’intera Calabria e ramificata in tutte le regioni del centro-nord, in Europa e in altri paesi stranieri cruciali per le rotte del narcotraffico. Con questo dinamismo ha articolato e diversificato le sue attività.

Abbandonati i sequestri di persona e continuando a controllare l’intero ciclo dell’edilizia, ha investito nella sanità, nel turismo, nel traffico dei rifiuti, nella grande distribuzione commerciale, assumendo anche un ruolo chiave nel controllo dei grandi flussi di denaro pubblico. Ha conquistato ruolo imprenditoriale e soggettività politica.

Una nuova dimensione modellata sulle pieghe della società calabrese, dal Tirreno allo Ionio, dal Pollino allo Stretto. Niente di vecchio e di arcaico, quindi.

Ma un soggetto criminale moderno con una borghesia mafiosa, lontana apparentemente da tradizionali logiche militari, come dalla gestione delle più imbarazzanti attività criminali (traffico di droga, armi, esseri umani; tutti settori affidati ormai a gruppi collaterali), inserita progressivamente nei salotti buoni, della società; in questo modo si fanno gli affari, si costituiscono le società miste, si appaltano i servizi pubblici, si scelgono i consulenti di chi governa, per determinare le grandi scelte del territorio.

L’inserimento negli organismi elettivi sarebbe già di per sé pericoloso e inquinante, ma esso è a sua volta foriero di ulteriori infiltrazioni: la pratica delle assunzioni clientelari, degli affidamenti di lavori, di forniture e servizi a imprese collegate, consente di allargare sempre di più l’area dell’inquinamento mafioso, sino a stravolgere il mercato del lavoro al pari di quello degli appalti.

La ‘ndrangheta diventa così oltre che soggetto imprenditoriale anche soggetto sociale, contribuendo a dare risposte drogate ai bisogni insoddisfatti dai limiti e dall’assenza di politiche pubbliche.

Le famiglie e il territorio

«La ’ndrangheta è invisibile come l’altra faccia della luna», così il procuratore dello stato della Florida a Tampa, Julie Tingwall, descrive negli anni ’80 le cosche calabresi operanti in America. Una definizione assai appropriata se si considera che l’abilità di mimetizzarsi, di muoversi nell’ombra, nel sottobosco dell’illegalità e nelle pieghe della legalità, costituisce una delle caratteristiche più evidenti della ’ndrangheta, sia in Calabria che nelle sue proiezioni nazionali ed internazionali.

Fino a tre decenni fa, nonostante gestisse efficacemente il traffico di droga e delle armi sul territorio nazionale, non aveva assunto pienamente una dimensione strutturalmente transnazionale. Negli ultimi due decenni le cose sono cambiate e la ‘ndrangheta, partendo dalla Calabria ha affermato la sua presenza negli Stati Uniti, nell’America del Sud e nel Canada, in Europa e in Australia, creando una rete operativa efficiente come poche per compartimentazione e segretezza e riproducendo ovunque le strutture organizzative presenti storicamente nella regione di origine.

Sono decine le cosche e centinaia gli affiliati insediati all’estero. La ‘ndrangheta in questa affermazione sul piano internazionale, si è posta nei confronti delle organizzazioni criminali degli altri paesi in termini di assoluta affidabilità, soprattutto nel campo del narcotraffico, come agli occhi dei cartelli colombiani ai quali è stata capace di offrire maggiori garanzie rispetto alle altre mafie.

In particolare è apparsa più affidabile di Cosa nostra e della camorra, colpite dalla repressione e incrinate nella loro credibilità dal fenomeno dei collaboratori di giustizia. Benché le rigide regole di compartimentazione territoriale operanti all’interno delle rispettive aree di influenza nelle cinque province calabresi portino le singole cosche ad operare in maniera sostanzialmente autonoma, è netta la loro tendenza a strutturarsi in holding criminali per la gestione dei traffici internazionali di droga o per l’infiltrazione negli appalti pubblici riguardanti territori che ricadono sotto l’influenza di più gruppi mafiosi.

Il livello di pervasività è elevatissimo con punte estreme nella provincia di Reggio Calabria dove esso assume una capillarità tale da condizionare ogni aspetto della vita sociale ed economica. Le cosche operanti nell’intera provincia evidenziano differenti caratteristiche e modalità di espressione a seconda della zona di radicamento.

Le cosche dell’area tirrenica, così come buona parte di quelle presenti nel capoluogo, praticano l’occupazione del territorio come principale fattore di accumulazione economica realizzando sia il sistematico condizionamento di tutti i settori produttivi sia lo sfruttamento delle risorse destinate alla realizzazione di importanti opere pubbliche.

Le cosche dell’area ionica, attive su un territorio che offre minori opportunità economiche, caratterizzato da una morfologia impervia ed aspra (dalla costa fino alle vette dell’Aspromonte) e per questo difficilmente permeabile a un’efficace controllo da parte delle forze di polizia, si sono dedicate per anni ai sequestri di persona.

I profitti di questa attività hanno poi costituito la base per l’ingresso in grande stile nel traffico internazionale degli stupefacenti.

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