Su Domani continua il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la serie sull’omicidio di Mario Francese e quella sul patto tra Cosa Nostra e i colletti bianchi, raccontiamo adesso la seconda guerra di mafia, quarant’anni dopo.

Si è creduto opportuno raggruppare alcuni degli omicidi consumati dalle cosche mafiose al fine di fare "terra bruciata" intorno a GIOVANNI GRECO detto "GIOVANNELLO", per meglio evidenziare il nesso logico che, ispirato al citato fine perseguito dai suoi nemici, li lega.

Dopo aver trattato degli omicidi di GRECO SALVATORE, di CINA' GIACOMO e PESCO VINCENZO, rispettivamente padre e zii del predetto, ci si occuperà degli omicidi di FICANO GASPARE e FICANO MICHELE, rispettivamente padre e fratello di FICANO FRANCESCA, convivente di GIOVANNELLO GRECO, nonché dei fratelli AMODEO, PAOLO e GIOVANNI, amici e dei GRECO e dei FICANO.

La figura di GIOVANNELLO GRECO, per evitare inutili ripetizioni, verrà brevemente tratteggiata in occasione di questo secondo gruppo di omicidi proprio per l'importanza che FICANO FRANCESCA ha avuto nelle varie "traversie" dello stesso.

Non si insisterà qui nel sottolineare come questi omicidi siano tutti collegati alla necessità di stanare GIOVANNELLO GRECO o, quantomeno, impedirgli qualsiasi possibilità di rientro a Palermo e trovare in questa città un qualche supporto logistico, dato che lo stesso era ritenuto un elemento capace di riorganizzare una controffensiva con grande pericolo per i "vincenti" come dimostra il tentato omicidio di "SCARPUZZEDDA".

Basterà ripercorrere solo la cadenza cronologica degli omicidi stessi per avere una ulteriore conferma di quanto detto:

- Il 21 luglio veniva ucciso GRECO SALVATORE, il padre;

- Il successivo 24 luglio 82 veniva ucciso CINA' GIACOMO, lo zio materno, fratello della madre CINA' ANTONINA;

- Il 26 dicembre 82 venivano uccisi FICANO GASPARE e FICANO MICHELE, rispettivamente padre e fratello della convivente FICANO FRANCESCA;

- Il successivo 27 dicembre veniva ucciso AMODEO PAOLO, ritenuto amico della famiglia GRECO;

- Il giorno 8 febbraio 83, negli USA a Fort Lauderdale venivano uccisi ROMANO GIUSEPPE amico di GIOVANNELLO e suo complice nel tentato omicidio di PINO GRECO "SCARPUZZEDDA" in Palermo il 25 dicembre 1982, nonché TRAMONTANA GIUSEPPE, amico del ROMANO;

- Il 16 marzo 83 veniva ucciso AMODEO GIOVANNI, amico delle famiglie GRECO e FICANO;

- Il successivo 17 marzo veniva ucciso PESCO VINCENZO, zio di GIOVANNELLO GRECO in quanto fratello di PESCO ROSARIA coniugata con il nonno dello stesso, GRECO GIOVANNI.

Un clima di terrore

Tornando ai singoli omicidi si rileva che il 21 luglio 82 riparava al Pronto Soccorso dell'Ospedale Civico di Palermo GRECO ANGELA – sorella di GIOVANNELLO - la quale riferiva di essere stata ferita poco prima da ignoti che avevano ucciso il proprio genitore GRECO SALVATORE.

Portatisi in via Ciaculli 21, gli agenti constatavano che in detta abitazione vi era il cadavere del GRECO, crivellato da numerosi colpi di arma da fuoco.

Qualche minuto dopo sopraggiungeva GRECO GIUSEPPE il quale, nel corso della sparatoria, era stato ferito ad una spalla e si era sottratto con la fuga agli attentatori.

Veniva sentito LA ROSA GIOVANNI - vicino di casa dei GRECO - il quale riferiva che, mentre era nella sua abitazione, aveva sentito chiamare "GRECO, GRECO" e, affacciatosi, aveva visto di spalle tre individui con divise da carabinieri.

Constatato che i tre si dirigevano verso l'abitazione dei GRECO, era rientrato, ma subito dopo aveva udito la esplosione di numerosi colpi di arma da fuoco.

Accertatosi che la sparatoria era cessata, era uscito di nuovo ed aveva notato il cadavere di GRECO SALVATORE. Nulla sapeva dire dei killers in quanto, avendoli scambiati per carabinieri, non li aveva osservati con attenzione.

GRECO ANGELA riferiva che, mentre si trovava nella sala da pranzo e stava per portarsi nel soggiorno, aveva udito colpi di arma da fuoco. Nell'immettersi nel corridoio, veniva attinta al braccio da un colpo e contemporaneamente notava il genitore a terra per cui perdeva i sensi e cadeva.

Precisava che, al momento del fatto, in casa vi erano solo i genitori, una sua sorella, il fratello GIUSEPPE e lei. Non era in grado di riferire ulteriori notizie.

GRECO GIUSEPPE dichiarava che, verso le 20,30, mentre si trovava in casa con le sorelle e i genitori, aveva notato il padre dirigersi verso la porta d'ingresso forse perché qualcuno aveva bussato. Istintivamente lo aveva seguito, ma contemporaneamente aveva udito la esplosione di colpi di arma da fuoco e notato il genitore rotolare a terra. Era stato ferito anche lui e, per timore di essere ucciso, si era dato alla fuga cercando di fermare qualche auto di passaggio per farsi accompagnare al pronto soccorso. Aveva, poi desistito ed era tornato a casa ove aveva trovato la polizia.

CINA' ANTONINA, moglie di GRECO SALVATORE, riferiva che, la sera del delitto, il marito, avendo sentito bussare alla porta secondaria d'ingresso, si era alzato per andare ad aprire.

Non appena aperto, era stato fatto segno a numerosi colpi di arma da fuoco alcuni dei quali avevano raggiunto anche i figli GIUSEPPE ed ANGELA.

Nulla era in grado di riferire sui killers.

Appena qualche giorno dopo, il successivo 24, nella stessa via Ciaculli, vicino al civico n.78, veniva ucciso CINA' GIACOMO mentre si trovava nei pressi di una fontanella pubblica.

Tranne il ritrovamento di una autovettura Renault 14 incendiata, gli inquirenti non riuscivano a raccogliere nessuna notizia utile per la ricostruzione della dinamica dell'omicidio.

Gli stessi abitanti del cortile ove detta auto era stata trovata, dichiaravano di non essersi accorti di nulla.

La Renault 14 risultava essere stata sottratta a ARENA FRANCESCO l'8.6.82 e questi aveva prontamente sporto denuncia per il furto.

Nessun elemento utile sapevano indicare CINA' VINCENZO e CINA' ANGELA, figli della vittima, mentre PICCIURRO ANTONINA, moglie del defunto, riferiva di avere udito dei colpi mentre era in casa e, affacciatasi, aveva notato a circa 50 metri il corpo senza vita del marito.

Aggiungeva che sia lei che il marito erano andati ai funerali di GRECO SALVATORE e che lo stesso, per l'uccisione del cognato, non aveva manifestato propositi di vendetta, nè timore.

Anche dopo i funerali, si erano recati a casa della famiglia del cognato, ma senza far alcun commento sull'omicidio.

CINA' ANGELA precisava che al funerale del padre non aveva partecipato nessun figlio maschio.

Tale era, dunque, il clima di terrore da "consigliare" gli stessi figli a non partecipare ai funerali del proprio genitore.

Detto per inciso, gli organi inquirenti non esprimevano alcun dubbio sul movente dei due delitti, dovendosi sicuramente collegare gli stessi alla "caccia" a GIOVANNELLO GRECO.

Il 17 marzo 83 (il precedente giorno 16 era stato ucciso AMODEO GIOVANNI) in corso dei mille, all'interno di una sala di bigliardini, veniva ucciso PESCO VINCENZO.

Gli agenti, accorsi sul luogo verso le ore 15, trovavano il locale deserto, mentre su un tavolo vi era un giornale aperto e un paio di occhiali posati, abbandonati da qualcuno che era andato via.

Alcuni flippers avevano palline non giocate, segno che le partite erano state interrotte da poco da individui che si erano precipitosamente allontanati dal locale.

Si accertava che il locale era gestito da MANCINO GIACOMO il quale, in compagnia del figlio, si presentava dopo circa mezz'ora dal delitto e riferiva di aver chiuso il bigliardo alle ore 13,30 circa per recarsi a mangiare e di aver lasciato all'interno, seduto presso la porta del civico n.86, PESCO VINCENZO.

Dopo aver pranzato era uscito di casa verso le ore 14,15 in compagnia del figlio ALESSANDRO ed aveva fatto ritorno al locale.

Aveva riaperto la porta del civico n.88, era rientrato insieme al figlio e, prese 500 lire, si era diretto con questi alla stazione centrale per acquistare una copia de "L'Ora".

Con il giornale in mano erano tornati al locale ed, affacciatosi alla porta del civico n.86, aveva visto il PESCO seduto e questi gli aveva chiesto se il giornale aveva pubblicato la foto degli uccisi di Corso Dei Mille.

Era, quindi, andato verso il suo tavolo per leggere il giornale, ma, immediatamente, aveva ricordato di dover effettuare dei pagamenti presso l'Ufficio Postale sito alle spalle di Corso Dei Mille e, sempre in compagnia del figlio, si era recato presso tale ufficio, lasciando il PESCO all'interno del locale.

Tornato, aveva trovato numerose auto della polizia presso il suo locale.

MANCINO ALESSANDRO, pur confermando sostanzialmente i movimenti del padre e i suoi, affermava di non aver visto il PESCO all'interno del locale e di aver acquistato "L'Ora" presso la edicola di via Lincoln, contrariamente al padre, secondo il quale il giornale era stato acquistato presso la edicola della Stazione Centrale.

Tali discordanti dichiarazioni dimostrano che almeno uno dei due si trovava all'interno del locale quando vi avevano fatto irruzione i killers e si era, poi, allontanato per farvi ritorno dopo aver concordato con l'altro una versione dei fatti che lo escludesse come testimone oculare. Tale previo accordo, però, non era stato raggiunto pienamente, dato che i due MANCINO, asseritamente assenti dal locale al momento del delitto, pur avendo fatto gli stessi movimenti, non risultavano aver fatto le stesse cose.

Le dichiarazioni dei MANCINO, però, se pur palesemente reticenti, nulla toglievano alla individuazione del movente del delitto che andava ricercato nella parentela che legava la vittima a GIOVANNELLO GRECO.

Il PESCO, come si è detto, era il cognato di GRECO GIOVANNI, nonno di GIOVANNELLO ed era stato sicuramente soppresso per i motivi già ampiamente illustrati in relazione agli omicidi di GRECO SALVATORE e di CINA' GIACOMO.

Come dichiarato da GIUFFRE’ DOMENICO - cognato della vittima - il PESCO, vedovo e senza figli, viveva solo ed era pensionato.

Nulla è risultato a carico del predetto circa coinvolgimenti in attività illecite e, quindi, la sua unica pericolosità derivava dal fatto che, vivendo solo, poteva costituire un valido punto di riferimento per il nipote a Palermo.

A ciò si aggiunga che, proprio il giorno prima, era stato ucciso AMODEO GIOVANNI, grande amico della famiglia di GIOVANNELLO GRECO e tale collegamento cronologico tra i due omicidi rafforza la convinzione della identità dei moventi - e dei mandanti - dei due crimini.

Sicari e mandanti

Ulteriore, imponente, riscontro oggettivo di quanto detto in relazione agli omicidi del PESCO, del GRECO e del CINA' si è avuto con la relazione di perizia balistica effettuata sui reperti provenienti dalla stragrande maggioranza di omicidi di cui tratta il presente procedimento penale e sulle armi sequestrate ad alcuni imputati.

Nella specie, durante i rilievi tecnici eseguiti dalla Squadra Mobile in merito all'omicidio di CINA' GIACOMO, in un raggio di un metro dal cadavere venivano rinvenuti molti reperti dei quali utile per la comparazione, risultava un proiettile blindato CAL. 38 SPL. S.P. con 5 righe destrorse, di GR. 9,00 (perizia balistica SPAMPINATO).

Tra le armi sequestrate a MARCHESE ANTONINO vi era un revolver SMITH & WESSON (5 camere), CAL. 38 SPL, modello 60, canna corta e con matricola punzonata con i marchi del banco nazionale di prova dell'anno 1981, efficiente ed in buone condizioni conservative, con il numero d'ordine 62/A della perizia (PER. SPAMPINATO).

Effettuate le prove balistiche, il proiettile di cui sopra risultava essere stato esploso dal revolver SMITH & WESSON sequestrato a MARCHESE ANTONINO (PER. SPAMPINATO).

MARCHESE ANTONINO – figlio di VINCENZO e nipote di FILIPPO MARCHESE - risulta essere uno dei killers più spietati della cosca di Corso Dei Mille, imputato anche per gli omicidi di LO JACONO CARMELO e PERI ANTONINO dei quali tratta il presente procedimento penale.

Mandante di questi ultimi due omicidi, per le riscontrate e puntuali dichiarazioni di SINAGRA VINCENZO, risulta essere lo stesso FILIPPO MARCHESE il quale, "territorialmente competente" per la consumazione degli omicidi del LO JACONO e del PERI, non poteva non essere anche il mandante dell'omicidio CINA', dato, appunto, che esecutore dello stesso era il nipote ANTONINO, suo nipote e killer della sua famiglia mafiosa.

Non v'è, quindi, nessun dubbio - e per la prova logica sopra evidenziata e per la individuazione dell'autore dell'omicidio CINA' - che i responsabili dei delitti dei congiunti di GIOVANNELLO GRECO vanno individuati nei componenti la "Commissione" di "Cosa Nostra" e nei capi famiglia interessati direttamente a tali uccisioni. […].

Testi tratti dall'ordinanza del maxi processo

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