Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. In questa serie, tocca al racconto del mondo dei cantanti neomelodici legati a boss e malavita.

Altro frontman dei neomelodici di terza generazione è certamente Antonio Ilardo, in arte Anthony, assurto alle cronache nazionali per aver rilasciato un'intervista all’inviato de La7, Carlo Marsilli, andata in onda nel corso della trasmissione Non è l’arena di domenica 24 novembre 2019.

Il ragionamento pacatamente esposto da Ilardo, racchiude - forse - la summa ideologica dei neomelodici; ma non esprime nulla di diverso da quello che - in tempi, luoghi e circostanze diverse - altri hanno espresso per giustificare un collateralismo assolutamente non giustificabile.

Procediamo con ordine. Interno di un appartamento. Primo piano. Al giornalista che insiste e sollecita una presa di posizione rispetto a fenomeni di devianza come la camorra, Ilardo risponde con pacatezza: «Che cos’è la camorra? È un’organizzazione… una scelta di vita che... magari... voi avete scelto la vita di giornalista, io ho scelto la vita per la musica e loro hanno fatto una scelta di vita che va rispettata».

Andiamo avanti: «Non posso schierarmi con le posizioni di chi si definisce un cantante anticamorra, come Rocco Hunt, perché io sono andato a lavorare per una persona che c’ha precedenti e mi dà il pane per far mangiare i miei figli. Magari non posso condividere, ma non mi permetto di giudicare». 

Una scelta di vita che va rispettata? Non mi permetto di giudicare? Sembra di essere ripiombati ai tempi oscuri in cui, in una Palermo disperatamente aggrappata al sogno di un sindaco che voleva risanare il settore degli appalti pubblici, gli operai delle imprese del conte Cassina e del cavaliere D'Agostino appena estromesse dagli appalti per la manutenzione stradale, presero a sfilare davanti al Municipio coi cartelli bene in vista: "la mafia da' lavoro", "viva la mafia", "pane per i bambini". Quel giorno, gli edili che fino ad allora avevano steso per le vie di Palermo l'asfalto più costoso d'Italia, operando praticamente in regime di monopolio, sfilarono per tutto il centro storico con due casse da morto in spalla: su una capeggiava il nome del sindaco Orlando, sull'altra quello del vicesindaco Rizzo. E alla fine, arrivò anche il comizio del capopolo della CISL che aveva marciato insieme a loro e che da un improvvisato palco, sentenziò «Se la mafia è lavoro, allora viva la mafia!», finendo crocifisso sui giornali della mattina seguente.

E' la storia delle tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. Peccato che di mezzo ci siano la droga, il pizzo, la violenza, i morti e molto altro ancora.

Il concerto abusivo

Tuttavia ai danni collaterali, Ilardo non pare voler prestare particolare attenzione. Pecunia non olet. E difatti basta una semplice ricerca sul web e ce lo ritroviamo in video, tra i protagonisti di un concerto abusivo, organizzato il 31 ottobre 2019 in una piazza di Monterusciello, una frazione di Pozzuoli, per festeggiare la scarcerazione di due esponenti del clan Beneduce-Longobardi, Giovanni Illliano, detto Fasolillo, e Silvio De Luca, detto 'o nanetto, che tornavano a casa dopo aver scontato rispettivamente 8 e 10 anni di carcere. Durante il concerto ci scappa perfino un saluto con dedica a Carlucciello ‘o Fantasma, al secolo Carlo Avallone, tratto in arresto il 24 dicembre 2017, dopo aver commesso una serie di reati che avrebbero dovuto consentirgli di assumere il controllo delle attività criminali della zona, approfittando del temporaneo smantellamento del clan egemone.

Rievocando l'episodio, il giornalista de La7 torna a tampinarlo, ricorda ad Anthony che i due per cui ha lavorato sono appena usciti di galera. Ma il nostro neomelodico non si scompone: «Ripeto: non condivido la sua scelta di vita, ma va rispettata. Io purtroppo faccio il mio lavoro. Altrimenti datemi voi un lavoro e io non canto più». E ancora: «Non credo che questo sia un modo per legittimare la camorra e a mio figlio, dovendogli spiegare quello che faccio, direi che il padre è un cantante, che può cantare per il gioielliere, l’operaio e per chi ha precedenti penali. Chi lo paga, per quello va a cantare. [...] Il signor Silvio mi disse di salutare Carlo e io ho salutato Carlo, anche se non so chi è perché non sono della zona. Poi l’ho saputo dopo dai giornali».

Le foto e le clip del concerto abusivo di Monterusciello rimbalzate su migliaia di cellulari, sono finite dritte dritte sui social e del caso hanno cominciato ad occuparsi media locali e testate giornalistiche nazionali. Il primo a rompere il silenzio è stato il sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia, che intervenendo sulla vicenda, ha espresso il suo «...disprezzo assoluto verso chi ha voluto omaggiare il ritorno dal carcere di membri appartenenti ai clan. Loro, i camorristi non sono nessuno, non valgono nulla. Rovinano soltanto l'immagine di una terra e di una comunità di gente perbene che lotta ogni sacrosanto secondo per affermare regole, rispetto e legalità».

L'intervento del sindaco ha fatto muovere perfino il presidente della commissione parlamentare Antimafia Nicola Morra che, con un post su facebook, ha mostrato una certa preoccupazione: «Camorra e neomelodici. Quello fra certe espressioni canore e camorra è un rapporto spesso perverso, in cui si consolidano nel tempo coaguli di ambiguità che vanno sciolti. Quanto avvenuto a Pozzuoli, per come riportato da 'Il Mattino' di Napoli, dimostra quanto si debba far attenzione ai tentativi di costruire una cultura popolare usa ad accettare la prevalenza dei simboli della criminalità organizzata di stampo mafioso sullo Stato [...] Concerti in piazza con dediche a detenuti ed inni a miti della camorra, fuochi d'artificio, per festeggiare la fine della detenzione di galeotti ritenuti organici ai clan di camorra, con relativa occupazione di suolo pubblico, il tutto senza autorizzazione alcuna, questo avveniva a Pozzuoli pochi giorni fa: ce lo possiamo permettere senza battere ciglio? Lo Stato può ammettere che tutto avvenga senza rilascio di alcuna preventiva autorizzazione? Che sia chiaro: le domande precedenti son evidentemente retoriche, perché lo Stato ha il dovere/diritto di consentire o meno prima, e non di intervenire dopo a sanzionare l'affronto subito riconoscendo mestamente la sua impotenza... ».

E' già qualcosa.

Testi tratti dal libro “La mafia che canta. I neomelodici, il loro popolo, le loro piazze”, di Calogero "Gery" Ferrara e Francesco Petruzzella.

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