Su Domani continua il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la serie sull’omicidio di Mario Francese e quella sul patto tra Cosa Nostra e i colletti bianchi, raccontiamo adesso la seconda guerra di mafia, quarant’anni dopo.

La soppressione dell'INZERILLO, seguita a quella di STEFANO BONTATE, segnava la fine del gruppo degli avversari dei corleonesi e l'inizio di una spietata caccia a quanti fossero legati ai BONTATE e agli INZERILLO da legami di amicizia o di parentela.

Non poteva sottrarsi a questa caccia il figlio diciassettenne dell'INZERILLO - GIUSEPPE - il quale, verso il 12 agosto, si allontanava da casa in compagnia di PECORELLA STEFANO per non fare più ritorno.

SPATOLA FILIPPA, madre di INZERILLO GIUSEPPE, e MANNINO ELISABETTA, madre di PECORELLA STEFANO, si presentavano negli uffici della Squadra Mobile per esternare i loro timori circa detto allontanamento.

Chiamate di nuovo, qualche giorno dopo, per formalizzare la denuncia di scomparsa, le due donne rendevano dichiarazioni palesemente contrastanti con la realtà dei fatti.

SPATOLA FILIPPA, contrariamente a quanto oralmente riferito, dichiarava di non nutrire preoccupazione alcuna per la sorte del figlio che, partito il 12 agosto, le avrebbe telefonato il successivo giorno 26 per informarla che si trovava negli Stati Uniti.

Precisava, però, che il figlio era sprovvisto di passaporto e che era partito solo, come pure precisava che il PECORELLA non era fidanzato con la figlia.

MANNINO ELISABETTA dichiarava che il figlio era partito da solo da Palermo il 17 o il 18 agosto senza comunicarle la destinazione o i motivi del viaggio. Aggiungeva di non sapere se il figlio avesse o meno una relazione amorosa con la figlia del defunto INZERILLO SALVATORE o se frequentasse la casa dello stesso.

Concludeva affermando che il figlio STEFANO non era in possesso del passaporto e che non aveva dato più notizie di sé.

Si faceva osservare nella nota della Squadra Mobile la insanabile contraddizione tra le dichiarazioni formalizzate dalle due donne e quelle dalle stesse rese oralmente qualche giorno prima.

Secondo gli inquirenti, quindi, si doveva ritenere che INZERILLO GIUSEPPE fosse caduto in una imboscata tesagli per eliminarlo e che con lui doveva essere stato eliminato anche il futuro cognato che si trovava in sua compagnia.

Tale ipotesi, secondo la polizia, appariva verosimile se si considerava che molti personaggi, già aderenti ai clan INZERILLO - DI MAGGIO, si erano resi irreperibili negli ultimi giorni di maggio.

Spariti nel nulla

Ed, infatti, proprio dopo la uccisione di SALVATORE INZERILLO, si era mostrata la drammaticità della situazione per i "perdenti", molti dei quali si erano precipitosamente allontanati da Palermo lasciando tutto e tutti.

Che, però, per INZERILLO GIUSEPPE e PECORELLA STEFANO non si fosse trattato di allontanamento, lo si sapeva bene negli ambienti mafiosi.

Già nel rapporto del 13 luglio 82, contro MICHELE GRECO + 160, si riferiva come SPATOLA FILIPPA, interpellata informalmente sulla fine del figlio, venisse colta da malore e lasciasse intendere che mai il figlio si sarebbe allontanato da casa per tanto tempo senza dare alcuna notizia alla famiglia.

Si riferiva, altresì, che da fonte confidenziale si era appreso come i due giovani fossero stati intercettati da alcune "vedette" presso l'HOTEL "ZAGARELLA", dove era in corso una riunione tra gli esponenti mafiosi che avevano dato inizio alla strage ed esponenti delle famiglie BONTATE ed INZERILLO che erano passati ai "vincenti".

Ritenendo che i due fossero sul posto per spiare i convenuti, ne era stata decisa ed immediatamente attuata la uccisione.

Il braccio tagliato

Sull'omicidio dell'INZERILLO, BUSCETTA riferiva: «Come ho appreso in seguito da GAETANO BADALAMENTI, poco dopo l'omicidio di SALVATORE INZERILLO venne ucciso da PINO GRECO "SCARPUZZEDDA" anche il figlio dell'INZERILLO, ancora giovanissimo, sol perché aveva manifestato la intenzione di vendicare la morte del padre; anzi, nemmeno è sicuro che ciò sia vero, potendo benissimo essere stata una giustificazione postuma di questo brutale assassinio. Inoltre, a dimostrazione della particolare ferocia del GRECO "SCARPUZZEDDA", BADALAMENTI mi riferì che, prima di uccidere il figlio dell'INZERILLO, PINO GRECO gli tagliò il braccio destro e gli fece presente che non gli sarebbe più servito per uccidere TOTO' RIINA.

A tale barbaro gesto aveva assistito anche GRADO ANTONINO, il quale, a quei tempi, era ritenuto un alleato dei corleonesi e dei loro accoliti in quanto si credeva che avesse tradito il BONTATE, così come avevano fatto i familiari dei GRADO».

Una riprova della presenza di GRADO ANTONINO al momento dell'omicidio si ritrova nelle dichiarazioni di GENNARO TOTTA il quale, proprio nella villa dei GRADO a Besano, aveva sentito parlare di tale barbaro omicidio.

Anche SALVATORE CONTORNO riferiva quanto a sua conoscenza sul fatto: «Sono a conoscenza della morte del figlio di TOTO' INZERILLO. Se mal non ricordo, la notizia mi è stata data da MIMMO TERESI, il quale soggiunse che il predetto era stato soppresso e fatto scomparire insieme con il figlio di certo PECORELLA, fidanzato con la figlia di TOTO' INZERILLO. Sull'argomento il TERESI non aggiunse né io gli chiesi altro».

Tali dichiarazioni portano a far ritenere come sicura la soppressione dei due giovani ad opera dei "vincenti", dovendosi rilevare come le stesse siano concordanti.

Ed, invero, il BUSCETTA aveva appreso dal BADALAMENTI alcune circostanze dell'omicidio di GIUSEPPE INZERILLO, né potevano queste essere frutto della sua fantasia o della fantasia del BADALAMENTI, avendo quest'ultimo specificato come presente al fatto si fosse trovato GRADO ANTONINO.

Quest'ultima circostanza è pienamente confermata da GENNARO TOTTA il quale proprio dai GRADO aveva sentito il racconto della soppressione del giovane INZERILLO.

Testi tratti dall'ordinanza del maxi processo

La fotografia proviene dall'Archivio della redazione del giornale “L'Ora” custodito nella Biblioteca centrale della Regione Siciliana

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