Su Domani continua il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la serie sull’omicidio di Mario Francese e quella sul patto tra Cosa Nostra e i colletti bianchi, raccontiamo adesso la seconda guerra di mafia, quarant’anni dopo.

Il giorno 8 novembre 1981, verso le ore 18,30 circa, Agenti della Squadra Mobile rinvenivano una Fiat 131 targata PA-619110 che risultava sottratta al proprietario ZARCONE ANGELO.

L'autovettura si trovava parcheggiata nei pressi della caserma della Guardia di Finanza "CANGIALOSI" di via Cavour.

Mentre si procedeva alla riconsegna dell'autovettura allo ZARCONE, nel corso di una sommaria ispezione della stessa al fine di accertare eventuali danni, all'interno del cofano posteriore veniva rinvenuto un sacco di plastica dell'A.M.N.U. contenente il cadavere di RUGNETTA ANTONINO, pregiudicato per reati contro il patrimonio e per contrabbando di T.L.E..

Il corpo del RUGNETTA si presentava con le caviglie legate con tre giri di corda di canapa, corda che, risalendo lungo la schiena, andava a stringere il collo con un nodo scorsoio.

Le indagini non approdavano a risultati concreti, anche perché i congiunti del RUGNETTA non sapevano dare nessuna indicazione utile alle stesse, né sembrava conducente l'indagine volta ad accertare eventuali motivi di rancore serbati alla vittima dalla famiglia della moglie, SORBI MARIA, dal RUGNETTA abbandonata circa dieci anni prima.

La convivente del RUGNETTA, TRAINA MARIA, riferiva che lo stesso era uscito di casa quella mattina verso le ore 8 a bordo della Fiat 127 targata PA552119 e non era rincasato per il pranzo, né si era recato alla stazione di Terrasini ove avrebbe dovuto rilevare alcuni suoi congiunti.

L'auto del RUGNETTA veniva rinvenuta, successivamente, in via Messina Marine nei pressi dei Bagni VIRZI'.

Le circostanze - certe e di un qualche rilievo - possono individuarsi

A) Nel ritrovamento dell'auto con il cadavere nei pressi della caserma della Guardia di Finanza;

B) Nel ritrovamento dell'auto del RUGNETTA nei pressi dei Bagni VIRZI';

C) Nell’essere il RUGNETTA un contrabbandiere di tabacchi.

Al RUGNETTA accennava una prima volta STEFANO CALZETTA, il quale riferiva come, dopo l'uccisione di STEFANO BONTATE fossero stati eliminati molti dei suoi amici, tra i quali RUGNETTA ANTONINO "fatto trovare cadavere all'interno di un'autovettura parcheggiata davanti la Prefettura di via Cavour, che era uomo di fiducia di TOTUCCIO CONTORNO".

Il CALZETTA ribadiva tali dichiarazioni successivamente, spiegando come quel tipo di morte (per autostrangolamento) gli fosse stato riservato in quanto non avrebbe voluto rivelare il luogo ove si nascondeva il CONTORNO.

I fratelli Sinagra

SINAGRA VINCENZO di ANTONINO, determinatosi a confessare gli atti delittuosi di cui era stato autore, sin dalle prime dichiarazioni rese il 12 novembre 83, riferiva quanto a lui noto sull'omicidio del RUGNETTA. Il SINAGRA, infatti, diceva di sapere di un omicidio di "un uomo che fu assassinato per aver aiutato un uomo della vecchia mafia" soprannominato "CURIANO" che era appena uscito dal carcere. Aggiungeva che la vittima, con una scusa, era stata prelevata dal cugino SINAGRA VINCENZO e da ROTOLO SALVATORE ed era stata portata in un magazzino di piazza Sant'Erasmo ove erano lui ed il cugino ANTONIO.

Sempre secondo il SINAGRA, l'uomo, dopo essere stato interrogato era stato strangolato, posto nel baule di una Fiat 131 o 132, il cui proprietario solo in un secondo tempo si era accorto della presenza del cadavere.

Ricordava come FILIPPO MARCHESE avesse telefonato o al Giornale Di Sicilia o alla Guardia di Finanza per avvertire che nell'auto vi era un cadavere, ma, a causa della incompletezza delle informazioni, l'auto non era stata ritrovata subito.

Indicava come autori dell'omicidio i citati ROTOLO, MARCHESE, SINAGRA VINCENZO e ANTONIO, PIPPO MARCHESE – nipote di MARCHESE FILIPPO -, SINAPA (SENAPA), "GIOVANNELLO GRECO" e un non identificato "UOMO GROSSO".

In un successivo interrogatorio, il SINAGRA riferiva con maggior dovizia di particolari il fatto e, nel raccontare come fosse stato "cooptato" nel gruppo di MARCHESE FILIPPO, aggiungeva di essere stato quasi subito chiamato ad una prima impresa consistita nell'omicidio di un uomo che aveva aiutato un componente della cosca avversa a quella dei MARCHESE.

Quest'ultimo - per averlo appreso dal cugino VINCENZO - veniva chiamato "CORIOLANO o CURIANO DELLA FLORESTA" e, riuscito a fuggire, era ancora latitante.

Cosi' continua l'agghiacciante racconto del SINAGRA: "La persona che l'aveva aiutato io non la conoscevo di nome e cognome e nemmeno di vista. Il compito che a me venne assegnato da parte di mio cugino VINCENZO fu di andare in una casa in piazza S. Erasmo (casa che sarei in condizione di indicare) e di attendere li' una persona che mi avrebbero portato con la scusa di fargli vedere una partita di sigarette di contrabbando per l'eventuale acquisto. Mio cugino mi spiego' che la persona avrebbe certamente accettato, perché si trattava di un contrabbandiere non solo di droga ma anche di sigarette e mi disse che l'andava a prendere da SPANO' o ai Bagni VIRZI'. Io e SINAGRA ANTONINO dovevamo aspettare al piano superiore mentre con mio cugino VINCENZO andava ROTOLO SALVATORE. In effetti, dopo un po' ritornarono i due con questa persona che fu fatta salire al piano superiore e non appena sbucò dalla scala fu afferrata e legata da me e da mio cugino ANTONIO.

Sopraggiunsero immediatamente PIETRO VERNENGO, FILIPPO MARCHESE, GIUSEPPE MARCHESE, SENAPA PIETRO, persone tutte che conosco personalmente. Con loro c'era un uomo grosso che non fu presentato e che non conosco ed un altro uomo che mio cugino VINCENZO mi indico' col nome di GIOVANNELLO GRECO".

Stante la evidente erronea indicazione del "GIOVANNELLO GRECO" tra i componenti del gruppo facente capo a MARCHESE FILIPPO, il P.M. faceva esaminare al SINAGRA l'album fotografico e alla foto n.72 l'imputato riconosceva il predetto "GIOVANNELLO".

La effigie, in realtà, corrispondeva a quella di GRECO GIUSEPPE n. a Palermo il 4.1.52 ("SCARPUZZEDDA"), mentre la indicazione dello stesso come "GIOVANNELLO GRECO" non poteva non essere uno scherzo giocato da ENZO SINAGRA "TEMPESTA" ai danni del cugino, il quale ultimo ignorava come il "GIOVANNELLO" fosse uno degli avversari ricercati con più accanimento da FILIPPO MARCHESE e dai "vincenti".

Continuava, quindi, il SINAGRA il suo racconto, aggiungendo: "tutte quelle persone mi fecero allontanare perché avevano intenzione di interrogare l'uomo legato, tanto che il GRECO si era fornito di una penna e di un foglio di carta. D'altra parte io allontanandomi mi sono portato in una stanzetta adiacente allo stesso piano e ho potuto sentire che l'uomo legato veniva richiesto di indicazioni sul luogo dove si nascondeva il "CURIANO o CORIOLANO". Egli rispondeva di non saperlo e pregava di liberarlo promettendo che lo avrebbe individuato e fatto trovare da loro.

Tutto ad un tratto però, mi sono accorto attraverso una finestrella della stanza che il GRECO GIOVANNELLO prendeva una corda e gliela metteva al collo tirandola con forza assieme agli altri che lo interrogavano.

Dopo che l'uomo fu ucciso venni richiamato per aiutare SINAGRA VINCENZO a caricarsi l'uomo sulle spalle ed a portarlo dentro il bagagliaio di una automobile che poi lasciammo in prossimità della caserma della Guardia di Finanza di via Cavour. Si trattava di una 131 o una 132 rubata e poi ho letto sul giornale che il proprietario si era accorto che c'era un cadavere nel bagagliaio soltanto dopo aver portato la macchina in garage".

Concludeva il SINAGRA che il "fatto" era avvenuto di giorno e, precisamente, di mattina verso le ore 10,30-11 e che non vi furono preoccupazioni per la segretezza del trasporto del cadavere "in quanto la casa e' abbastanza internata e peraltro se qualcuno vede non ha il coraggio di parlare".

Prima di esaminare le responsabilità individuali in ordine all'omicidio del RUGNETTA, occorre rilevare la perfetta concordanza tra le dichiarazioni del SINAGRA e quanto oggettivamente emerso nel corso delle indagini.

Il perché dell'incaprettamento

[…] Dalla relazione di perizia medico-legale si rileva come il RUGNETTA sia morto per strangolamento, senza nessun accenno ad una ipotesi di autostrangolamento. Ed, invero, lo stesso SINAGRA aveva chiarito che "i cadaveri degli strangolati vengono legati con le mani e i piedi dietro la schiena e la corda al collo (cosiddetti incaprettati) non già come voi ritenete e come pubblicano i giornali per dare la morte per autosoffocamento bensì perché è la posizione più comoda per infilarli dentro un bagagliaio o comunque dentro i sacchi.

L'operazione di legatura viene fatta immediatamente dopo che ci si e' accorti che la persona è morta. lo strangolamento avviene invece con una corda a cappio tirata da una parte mentre qualcuno tiene per i piedi la vittima".

Il SINAGRA aveva riferito, inoltre, di aver potuto osservare da una finestrella della stanza come il "GRECO GIOVANNELLO" avesse strangolato l'uomo. Le foto dei luoghi mostrano, infatti, come da una finestra della stanza adiacente a quella ove venivano "interrogate" le vittime sia possibile guardare in questa ultima.

Il movente dell'omicidio del RUGNETTA è indicato, sia dal SINAGRA che dal CALZETTA, nella necessità di conoscere ove si nascondesse "CORIOLANO DELLA FLORESTA" - alias TOTUCCIO CONTORNO - e ciò è confermato dallo stesso racconto del primo che distintamente aveva udito le domande rivolte alla vittima. La stessa circostanza secondo cui "SCARPUZZEDDA" si era munito di carta e penna per annotare eventuali risposte, indica chiaramente come dal RUGNETTA ci si attendesse l'indicazione di un indirizzo o di una località da ricordare con precisione e, quindi, da trascrivere.

Autori materiali dell'omicidio del RUGNETTA sono stati, senza dubbio alcuno, SINAGRA VINCENZO di ANTONINO e SINAGRA ANTONINO (che, nella casa di piazza S. Erasmo erano in attesa del RUGNETTA), SINAGRA VINCENZO di SALVATORE e ROTOLO SALVATORE (che ebbero a prelevare il RUGNETTA), PIETRO VERNENGO, FILIPPO MARCHESE, GIUSEPPE MARCHESE e SENAPA PIETRO (che sopraggiunsero appena il RUGNETTA venne portato nella citata casa), GRECO GIUSEPPE "SCARPUZZEDDA" (che materialmente ebbe a strangolare il RUGNETTA) ed un "uomo grosso", di cui si dirà in seguito.

[…] Come si e' detto, il SINAGRA riferiva che, tra gli autori dell'omicidio del RUGNETTA, dovesse annoverarsi un "uomo grosso", alla cui identificazione si giungeva con sicurezza dopo una serie di dichiarazioni. […] È, quindi, indubbio che dell'omicidio del RUGNETTA debba rispondere ARGANO GASPARE, mentre ARGANO FILIPPO, raggiunto per tale omicidio dall'ordine di cattura del 2.1.84, deve essere prosciolto per non aver commesso il fatto. […].

Testi tratti dall'ordinanza del maxi processo

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