Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla relazione antimafia del 1976 scritta da Pio La Torre e dal giudice Cesare Terranova. Un documento che a circa cinquant’anni di distanza rimane ancora attuale.

Come è noto, all'inizio di questa Legislatura l'onorevole Giovanni Matta era stato nominato membro della nostra Commissione. Fu necessario ricorrere alla dimissioni della maggioranza della Commissione per arrivare alla sostituzione del Matta.

Ma perché il gruppo di potere dell'onorevole Gioia, di cui il Matta è un esponente, arrivò a simile sfida? Forse perché si pensava di arrivare al discredito definitivo della Commissione. In una drammatica seduta della Commissione, che precedette le dimissioni di protesta dei Commissari comunisti, l'onorevole La Torre documentò le ragioni della incompatibilità nei confronti dell'onorevole Matta.

Giovanni Matta è un prodotto tipico del sistema di potere mafioso al comune di Palermo. Egli ha fatto carriera da gregario del gruppo di potere che fa capo all'onorevole Gioia. Egli è stato per qualche tempo sindaco della società Boa che certamente è stata una fonte di finanziamento del gruppo. Infatti oltre a Matta figuravano come amministratori della Boa altri «giovani» di fiducia del Gioia.

La Boa gestisce numerosi rifornimenti di benzina ed ha un deposito a Trapani. L'onorevole Matta ha iniziato la sua attività pubblica come segretario dell'onorevole Salvo Lima. Nel momento in cui Lima diventava assessore ai lavori pubblici del comune di Palermo nel 1956, Matta veniva assunto come impiegato straordinario assolvendo alla funzione di tecnico legale dell'assessore Lima. Nel 1960 Matta si dimette da impiegato comunale per potersi presentare candidato alle elezioni amministrative.

Testimonianza reticente

Viene eletto e diviene assessore, prima al patrimonio e poi ai lavori pubblici. Vi sono numerosi documenti su tutto questo periodo che vanno dal rapporto Bevivino a quelli dei Carabinieri, Edilizia e Finanza. Dopo questo quindicennio di partecipazione, in vario modo, alla gestione del settore dei lavori pubblici di Palermo, l'onorevole Matta, interrogato dalla Commissione nel 1970, ha fatto le seguenti affermazioni (pagina 62 della deposizione ohe verrà successivamente pubblicata, alla Stregua dei criteri stabiliti dalla Commissione): «Ritengo si debba parlare non specificamente di mafia, ma di delinquenza organizzata in genere. Una volta eliminate dalla circolazione determinate persone, abbiamo vissuto in tranquillità».

Asseriva quindi: «II caos urbanistico non esiste». E poi ancora, a pagina 74: «Non esistono legami tra delinquenza organizzata e amministrazione».

Questo è il succo dell'interrogatorio, del tutto reticente, anche se durato ore, dello onorevole Matta. Questo interrogatorio veniva immediatamente preceduto da quello del dottor Guarraci, che era stato, per breve periodo, assessore di parte socialista. Il Guarraci assumeva un atteggiamento del tutto diverso, aperto alle risposte a tutti i quesiti posti e dava elementi che avrebbero dovuto essere approfonditi.

Perché, invece, l'onorevole Matta tacque? Perché questo atteggiamento omertoso in sede di Commissione? La cosa si capisce dalla lettura dei dossier in possesso della Commissione, perché da essi si ricavano una serie di elementi che riguardano aspetti vari dell'attività dell'onorevole Matta come assessore e dei funzionari dell'assessorato che da lui dipendevano.

Egli non ha detto niente di questo apparato corrotto, mentre si tratta di gente che nei documenti della polizia e dei carabinieri viene descritta in maniera molto efficace. Ci limitiamo ad alcune cose essenziali.

Un assessorato per arricchirsi

La prima riguarda il modo in cui Matta utilizzava l'attività di assessore anche ai fini di arricchimento personale. C'è un rapporto del colonnello dalla Chiesa in data 27 aprile 1972, nel quale si legge: « Nel corso di recenti accertamenti svolti dai dipendenti del Nucleo di polizia giudiziaria di Palermo circa il rilascio della licenza edilizia a favore di Mercurio Giovanna, moglie dell’avvocato Matta, assessore all'urbanistica del Comune di Palermo, per la costruzione già avvenuta del villino sito in fondo Catalano nella contrada... di Palermo, sono emerse inosservanze all'articolo 50 delle norme di attuazione del piano regolatore, approvato dal Presidente della Regione siciliana il 28 giugno 1962, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 27 febbraio 1963...».

E conclude: «I fatti, con rapporto giudiziario n. 158 del 20 marzo 1972, del predetto Nucleo di polizia giudiziaria, sono stati deferiti alla Procura della Repubblica di Palermo, che vi ha ravvisato gli estremi del reato di interesse privato in atti d'ufficio a carico del Matta».

Questo è agli atti della Commissione! C’è poi tutta la vicenda che riguarda l'appalto della manutenzione della illuminazione a Palermo. Erano corse voci che l’onorevole Matta sarebbe stato socio della società Icem, nel momento in cui si decideva di indire la gara di appalto per questo servizio, che coinvolge una spesa di qualche miliardo all’anno.

Ebbene, dalla relazione conclusiva di coloro che hanno fatto l'inchiesta (funzionari dalla Questura, Carabinieri, Guardia di finanza), Si ricavano le seguenti conclusioni: «che l'onorevole Matta, pur essendo assessore all'urbanistica, volile fare di presidente della Commissione, che spettava invece all'assessore ai lavori pubblici.

Non risulta sia socio dell’Icem, ma il titolare ufficiale della suddetta società è stato magna pars del comitato elettorale dell'onorevole Giovanni Matta, in occasione delle elezioni, immediatamente successive al conferimento del suddetto appalto».

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