Su Domani continua il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la serie sull’omicidio di Mario Francese e quella sul patto tra Cosa Nostra e i colletti bianchi, raccontiamo adesso la seconda guerra di mafia, quarant’anni dopo.

Con rapporto in data 12 marzo 84 il Commissariato di P.S. di Marsala riferiva l'esito delle indagini relative all'omicidio di BADALAMENTI SILVIO, consumato da ignoti in quel centro il 2.6.83.

Riferivano gli inquirenti che, quel giorno, verso le ore 9, la polizia era stata informata che nella via Mazzini di Marsala, all'altezza del civico n. 22, era stato ucciso un individuo, successivamente identificato per il BADALAMENTI.

Dalla giacitura del cadavere e dalle ferite riportate, si poteva arguire che la vittima era stata affiancata da uno sconosciuto che lo aveva colpito con colpi sparati da una rivoltella di grosso calibro. Si procedeva ad immediata perquisizione degli uffici ove la vittima lavorava come collettore di imposte dirette per la zona di Marsala e per altri comuni delle provincie di Palermo, Agrigento e Caltanisetta, nonché nella sua abitazione.

Venivano rinvenuti documenti ed agende varie, nonché un assegno di lire sei milioni tratto sulla Cassa Centrale di Risparmio.

Data la personalità dell'ucciso - nipote del noto GAETANO BADALAMENTI - si interessavano delle indagini anche la Criminalpol e la Questura di Palermo.

Nessun elemento utile ai fini delle indagini stesse venivano dalle dichiarazioni di testimoni oculari, mentre si accertava che l'assegno di cui sopra era stato rilasciato da ROSALIA BENEDETTO quale prezzo di una autovettura SAAB 900 TURBO venduta, tramite il BADALAMENTI, al Direttore della Esattoria di Trapani, Sig. TRAPANI, il quale dopo qualche giorno si era detto insoddisfatto dell'acquisto ed aveva richiesto la restituzione della somma pagata.

RUFFINO GABRIELLA - moglie del BADALAMENTI - riferiva che quel giorno il marito era uscito di casa verso le ore 8,40 per recarsi in ufficio e che subito dopo si erano udite le esplosioni di cinque colpi di arma da fuoco.

Affacciatasi, non aveva notato nulla di rilevante, se non alcune persone che guardavano in direzione del luogo dal quale provenivano i colpi.

La donna si diceva sicura che il marito era stato ucciso a causa dei legami di parentela con lo zio GAETANO, e riferiva che, nonostante le sue raccomandazioni, il BADALAMENTI non nutriva timore alcuno per la sua incolumità, estraneo com'era a rapporti con ambienti di mafia.

La Squadra Mobile di Palermo, con rapporto in data 22.8.84, riferiva di aver sentito PELLERITO MARIA - madre della vittima e cognata di GAETANO BADALAMENTI per averne sposato il fratello GIUSEPPE - la quale aveva dichiarato che il figlio SILVIO raramente si incontrava con il predetto zio. Precisava, altresì, che né il figlio né la di lui moglie avevano mai ricevuto minacce o erano stati vittime di attentati.

In tale rapporto si evidenziava che un esposto anonimo, con il quale RIMI NATALE e BADALAMENTI GAETANO venivano indicati quali mandanti dell'omicidio di SILVIO BADALAMENTI, era del tutto destituito di fondamento dato che, appunto, nella guerra di mafia il clan dei BADALAMENTI era stato preso di mira dalle cosche vincenti con la eliminazione di molti dei suoi componenti.

Ed, invero, BADALAMENTI SILVIO, nonostante la madre avesse tentato di mostrare una scarsa dimestichezza di rapporti con lo zio GAETANO, rappresentava per questi un sicuro punto di appoggio dovuto, comunque, al legame parentale e non ad un inserimento nella organizzazione criminosa.

Non è da dimenticare, innanzitutto, che il BADALAMENTI era un collettore di II.DD. dipendente dalla SA.RI. dei cugini NINO e IGNAZIO SALVO, entrambi inseriti organicamente in detta associazione e vicini, originariamente, al gruppo dei BONTATE e dei BADALAMENTI.

Detto per inciso, proprio a GAETANO BADALAMENTI NINO SALVO si era rivolto per ottenere informazioni circa il sequestro del suocero CORLEO.

La assunzione di SILVIO BADALAMENTI, dunque, non poteva non essere stata sponsorizzata dallo zio GAETANO.

La vittima, proprio per l'appartenenza al nucleo familiare dei BADALAMENTI, era stata inserita dagli inquirenti nella associazione mafiosa ed era stata raggiunta dall'ordine di cattura emesso il 26.7.82 dalla Procura della Repubblica di Palermo, nonché dai mandati di cattura n. 343 del 17.8.82 e n. 237 del 31.5.83 emessi da questo Ufficio d'Istruzione.

La macchina di Don Tano

Nel corso della indagini relative a questo procedimento penale si accertava che, in data 13 marzo 82, i carabinieri di Montagnana (Padova) avevano rinvenuto nella officina di DE PUTTI RENZO, in riparazione, una autovettura "ALFETTA 2000" targata PA-539233, blindata, intestata a BADALAMENTI GAETANO, ma in uso a BADALAMENTI SILVIO.

Quest'ultimo riferiva ai carabinieri di aver avuto in prestito detta auto dalla zia anche perché si interessasse a venderla, e di trovarsi in Veneto da solo per cure mediche.

Sul rinvenimento di detta auto, sulle vicende che avevano portato il BADALAMENTI a far riparare la stessa nell'officina del DE PUTTI e sulle circostanze che avevano portato il BADALAMENTI stesso a venire in contatto con quanti lo avevano aiutato per le noie meccaniche a detta auto, venivano sentiti numerosi testi.

Si apprendeva, dunque, che il BADALAMENTI, recatosi a Padova, aveva preso contatto con CATARINICCHIA ALFONSO - impiegato presso la Prefettura di tale centro, palermitano di origine, amico della famiglia BADALAMENTI conosciuta a Cinisi ove si recava ogni estate in vacanza - per essere da questi accompagnato da qualche medico che avrebbe dovuto visitarlo. In tale circostanza, il BADALAMENTI aveva fatto presente di avere anche bisogno di riparazioni alla sua auto e, pertanto, tramite amici del CATARINICCHIA, l'auto stessa era stata portata a Montagnana ove era stata sequestrata perché vi era un decreto dell'A.G. che imponeva il controllo di tutte le auto blindate.

Dal CATARINICCHIA, inoltre, si apprendeva che il BADALAMENTI gli aveva dato un suo recapito telefonico in Milano.

Tale recapito era la abitazione del magistrato CUSUMANO ANTONINO, la cui moglie era sorella della moglie del BADALAMENTI.

Il CUSIMANO, sentito sui suoi rapporti con SILVIO BADALAMENTI, riferiva che:

- Era nato e vissuto in Cinisi e, pertanto, conosceva bene la famiglia BADALAMENTI; - SILVIO, in particolare, era il cognato di sua moglie avendo sposato la sorella della stessa;

- I rapporti con il BADALAMENTI erano stati sempre affettuosissimi e questi, dipendente della SARI, ogni qualvolta si recava al Nord per lavoro, veniva a trovarlo;

- Negli ultimi tempi, quando nel palermitano si era scatenata la lotta tra gruppi rivali e specie quando era stato ucciso GIACOMO IMPASTATO, lontano parente di GAETANO BADALAMENTI, non legato ad alcun clan, continuamente lui e gli altri familiari si erano preoccupati della sorte di SILVIO;

- Si temeva, infatti, che gli avversari di GAETANO BADALAMENTI, intenzionati a far terra bruciata intorno a costui, potessero uccidere congiunti che nulla avevano a che vedere con vicende criminali;

- Aveva insistito perché SILVIO si trasferisse a casa sua a Milano, ma questi si era detto sempre tranquillo in quanto era notorio che con lo zio non aveva nessun rapporto;

- A seguito delle sue insistenze e di quelle degli altri familiari, SILVIO aveva accettato di trasferirsi in casa sua e ciò aveva fatto verso la fine di gennaio del 1982, portando con se' moglie e figli, poco dopo l'omicidio di GIACOMO IMPASTATO;

- Era rimasto a casa sua sino alla fine di maggio e in tale periodo si era recato a Firenze presso la sede della SA.RI. sempre per esigenze del suo lavoro;

- Verso i primi di ottobre del 1981, comunque, il cognato, insieme con la moglie, era arrivato in casa sua a bordo di una Alfetta 2000 blindata e si erano trattenuti circa quattro giorni;

- Il cognato gli aveva riferito che la blindata gli era stata affidata perché ne tentasse la vendita, ma non gli aveva precisato da chi; lui, comunque, aveva intuito che l'auto era di GAETANO BADALAMENTI;

- In quei giorni il cognato si era recato a Brescia con detta auto, ma poi, dovendo rientrare a Marsala, l'aveva lasciata parcheggiata di fronte al cancello della sua abitazione, precisandogli che qualcuno da Brescia avrebbe telefonato o sarebbe venuto a ritirarla;

- Dopo circa un mese, era venuto il fratello di SILVIO, SALVATORE BADALAMENTI, in compagnia di uno o due persone, ed allo stesso aveva consegnato le chiavi dell'auto;

- Non ne era sicuro, ma ad accompagnare il cognato poteva essere stato NINNI DI GIUSEPPE, nipote acquisito di GAETANO BADALAMENTI;

- Non aveva mai chiesto al cognato perche' si recasse nel bresciano, ma intuiva che ciò facesse per vendere l'auto;

- Non sospettava che il cognato potesse incontrarsi nel nord con lo zio GAETANO ed anzi, per suo convincimento, lo escludeva;

- Ricordava che un giorno il cognato gli aveva detto che si sarebbe recato a Padova per occuparsi del dissequestro dell'auto e ciò, forse, nel marzo del 1982;

- Riteneva che GAETANO BADALAMENTI si fosse rivolto al nipote per vendere l'auto considerandolo un giovane corretto e serio e, quindi, in grado di non avere difficoltà per la vendita;

- Il cognato, quando era venuto a stare a casa sua nel periodo gennaio-maggio 1982, disponeva soltanto della sua auto ALFA 2000 - Turbo Diesel.

Dalla chiara ricostruzione dei fatti fornita dal CUSIMANO, si può, quindi, rilevare che i familiari erano pienamente convinti che nel mirino dei killers, fosse entrato anche SILVIO BADALAMENTI. Si rileva anche che la vittima era in stretti rapporti con lo zio GAETANO e ciò, sia se si creda che, effettivamente, detenesse la vettura blindata a scopo di vendita, sia se si ritenga che i viaggi al Nord fossero motivati dalla necessita' di incontrare il boss latitante, segnalato proprio in quel periodo in detta zona del paese.

E', quindi, fuori dubbio che SILVIO BADALAMENTI sia stato eliminato per i suoi legami con lo zio.

BADALAMENTI SILVIO, sentito dal P.M. il 29.7.82, aveva dato soddisfacenti spiegazioni circa la sua "fuga" al Nord, motivata proprio dalla preoccupazione dei familiari cui si è fatto cenno.

Aveva, altresì, chiarito tutto sul suo soggiorno a Macherio presso la villa del CUSUMANO, riferendo anche del viaggio a Padova ove si era incontrato con il suo amico CATARINICCHIA, nonché del viaggio a Firenze, sede della direzione della SARI.

Che i timori dei BADALAMENTI non fossero infondati, lo si rileva anche dal fatto che la vittima, proprio per allontanarsi da Marsala, aveva dovuto consumare tutto il periodo delle ferie pregresse non godute (due mesi e mezzo), più un periodo di congedo per malattia (due mesi), mentre, per sua stessa ammissione, si era di rado allontanato dalla abitazione di Macherio e sempre a bordo dell'Alfetta blindata.

Non essendo emerso nulla di notevole a suo carico, il BADALAMENTI veniva scarcerato per insufficienza di indizi. Tornato a Marsala, veniva raggiunto dai killers i quali non avrebbero mai potuto permettere che rimanesse in circolazione, dati gli obbiettivi aiuti che poteva dare allo zio, come dimostrato, tra l'altro, dalle vicende della auto blindata.

SILVIO BADALAMENTI - collettore della SARI, in servizio dal 69 al 77 a Castellammare del Golfo e, successivamente, sino alla sua uccisione, a Marsala, e responsabile di tale servizio anche per altri centri di varie provincie siciliane, - pur, essendo risultato estraneo a vicende illecite, è stato sicuramente soppresso per il suo legame con il potente zio GAETANO BADALAMENTI.

Testi tratti dall'ordinanza del maxi processo

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