Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. In questa serie, tocca al racconto della strage di Capaci, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta: Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cillo.

Per quanto riguarda l’apporto fornito da Giovanbattista Ferrante all’ effettuazione delle prove di velocità, va rilevato che tale fase, secondo l’imputato, si è articolata in più momenti, che si differenziano fra loro per il diverso luogo ove si svolsero: in un primo momento, infatti, erano state effettuate delle prove in uno di quei luoghi che approssimativamente erano stati indicati all’inizio della fase preparatoria come quelli in cui doveva verificarsi l’attentato, e solo successivamente invece si erano svolte in prossimità del cunicolo poi effettivamente caricato.

[…] «Praticamente, in questo luogo, è stato svolto, diciamo, alcune prove di velocità.. ricordo che, per avere un punto di riferimento, si sono messe delle pezze, credo che era un maglione, o qualcosa del genere, legato nella rete del guarda rail, vicino al guarda rail. Ci siamo fermati per un pò di tempo lì a piazzare questa stoffa, e poi io ho fatto delle prove con l'autovettura. Le prove sono state fatte nel pomeriggio, con me in macchina c'era RAFFAELE GANCI.... le persone che sicuramente erano presenti, perché, guardi, mi viene difficile ricordare tutti, nelle diverse fasi, che erano presenti. Però, le persone che sicuramente erano presenti, erano GIOE', e LA BARBERA che cioè era proprio nella strada. Poi, in macchinai c'ero io e RAFFAELE GANCI. Di altri, francamente, I non sono sicuro chi altro c'era. C'erano delle altre persone, ma chi, in realtà, non posso ricordarlo, con precisione.

Sulla presenza di RAFFAELE GANCI la ricordo per un semplice motivo, si parlava di autovetture, e lui faceva apprezzamenti alla MERCEDES che avevo io, e contemporaneamente diceva che lui aveva un AUDI 90, difatti io chiedevo AUDI 90 o 80, no, dice, è AUDI 90 perché è un duemila, ma la stessa carrozzeria dell'AUDI 80. Questo è Il motivo che mi fa ricordare la presenza di RAFFAELE GANCI».

Deve ritenersi, sulla base della dislocazione di forze che l’imputato ha riferito, che di sicuro abbiano preso parte a questa prima parte di prove Ganci Raffaele, che era con lui in auto, Gioè e La Barbera: il fatto che Ferrante abbia posizionato quest’ultimo sulla strada induce a desumere che La Barbera si trovasse anche in questo caso, come sarebbe successo poi nelle prove vere e proprie, al lato della carreggiata.

[…] Esaurita la parte relativa alla ricostruzione delle prime prove, può passarsi all’analisi di quanto, secondo Ferrante, era accaduto sul tratto di autostrada sovrastante il cunicolo poi effettivamente caricato con l’esplosivo.

Tra questi due momenti il Ferrante ha collocato l’incontro in un casolare di via Quattro Vanelle, dove erano presenti Biondino, Biondo, Troia, Battaglia, Brusca, Gioè e La Barbera, incontro che aveva come scopo, per coloro che dovevano partecipare all’esperimento, lo scambio dei numeri telefonici, perchè i cellulari erano, come si è già visto in precedenza, indispensabili per la realizzazione delle prove.

Era emersa, in quel frangente, la difficoltà di Giovanni Brusca, che si trovava nell’occasione privo di tale apparecchio, e che verrà pertanto supportato dal prestito del telefonino del figlio del Troia, Salvatore.

E’ probabile che in questo particolare momento Ferrante avesse avuto modo di sentire parlare, sia pure incidentalmente, del congegno costruito per azionare la carica esplosiva, e segnatamente delle batterie: «...Io ho visto delle batterie, nel casolare. Si trattava di batterie tra l'altro che non sono molto comuni a vedersi, perché sono delle batterie che hanno una grandezza, sono delle batterie rettangolari, assomigliano ad un pacchetto di sigarette, forse un po' più strette e larghe. [...]».

Successivamente, esaurita la fase dello scambio dei numeri telefonici, Ferrante si era dato carico di accompagnare La Barbera alla macchina con cui doveva poi portarsi al luogo ove questi doveva posizionarsi, e così erano cominciati i diversi tentativi, che avevano visto l’imputato percorrere ad alta velocità il percorso ricompreso fra lo svincolo del Jhonny Walker e quello di Isola delle Femmine, e ciò per tre o quattro volte.

«[…] Ho lasciato nel posto dove adesso hanno aperto una pizzeria, ho lasciato LA BARBERA e GIOE' perché dovevano prendere la loro autovettura, perché dovevano fermarsi nella autostrada... anche loro dovevano fare, dovevano andare vicino l'autostrada ripeto, il mio compito era quello di fare più volte diversi giri a diverse velocità, dallo svincolo del JONNHY WALKER dovevo passare a velocità di circa 150, 160, 170 chilometri orari sino allo svincolo della cementeria, quindi ISOLA DELLE FEMMINE, e poi ritornare. E questa operazione l'ho fatta almeno tre o quattro volte, sicuramente. Io partivo dallo svincolo del JONNHY WALKER, percorrevo il lato monte dell'autostrada, quindi dallo svincolo del JONNHY WALKER andavo in direzione PALERMO, quindi dalla direzione PUNTA RAISI, in direzione PALERMO. Facevo i due punti più vicini per entrare e uscire e passare da quel posto...io ho fatto quelle prove lì, se poi altri hanno fatto altre prove, non lo so, non lo posso escludere, non lo so...durante le prove portavo sempre con me i numeri di telefono, Il numero di telefono che avevamo precedentemente scambiato con GINO LA BARBERA, quello di SALVATORE, di SALVATORE TROIA lo ricordavo a memoria perché lo avevo conosciuto e lo usavo anche prima... nel senso che telefonavo spesso a SALVATORE TROIA, quindi ricordavo Il numero di telefono senza, senza bisogno di cercarlo nella agenda, quello del LA BARBERA non lo conoscevo e lo avevo scritto...Ricordo che praticamente avevo detto, ma, perché io non conoscevo LA BARBERA, avevo detto che era, non dice: Non ti preoccupare, è una persona pulita, non c'è problema, Il telefono è pulito, va bene, quando mi ha dato Il numero di telefono, ho visto che cominciava con un numero diverso dalle utenze di PALERMO, e quindi, ho creduto proprio che, che non c'è, ho visto che non era, diciamo, un numero in uso a PALERMO, perché i numeri allora, allora in uso a PALERMO, o erano con lo 0336, e poi , cominciavano con 1'88, o 0337, e cominciavano con Il 96, e poi gli altri numeri, il suo non cominciava né con 1'88, né con Il 96, questo ricordo, però il numero adesso tutto completo non posso ricordarlo».

A riscontro della veridicità di quanto assunto dall’imputato in ordine all’effettuazione delle prove di velocità, si rileva che il giorno otto di maggio novantadue, a partire dalle ore 11.34 e sino alle ore 12.03, risultano delle telefonate dirette all'utenza intestata a SALVATORE TROIA, oltre che a GIOACCHINO LA BARBERA, e che ancora nel corso dello stesso pomeriggio, il suo apparecchio cellulare aveva contattato anche le utenze intestate a GIOVANNI RUSSO e a VINCENZO COLELLA: […].

La Barbera e il telecomando

Dalle dichiarazioni dell’imputato in merito alla svolgimento delle prove di velocità si deduce, oltre alla ricostruzione dell’evento visto sotto angolatura diversa rispetto a quelle finora esposte (contrariamente a Di Matteo e Ferrante, egli non era alla guida di un auto ma aveva il compito di vigilare sul funzionamento del flash), anche altro particolare che il narratore ha posto come argomento prodromico a quello attuale: La Barbera infatti ha legato la realizzazione delle prove di velocità all’individuazione del luogo dove doveva posizionarsi l’agente delegato ad attivare il telecomando, e, di conseguenza, a quella del cunicolo ove riporre la carica esplosiva.

Di tali eventi prodromici l’imputato ha riferito non per esperienza diretta, ma per averne appreso esclusivamente da terzi, e segnatamente da Gioè, anche se si è rilevato nel corso di alcuni passaggi, che La Barbera aveva assistito in prima persona ai commenti di Biondino e Brusca sui motivi per cui la scelta era ricaduta sul cunicolo. Antonino Gioè era stato comunque la sua fonte principale, colui che gli aveva rilevato i componenti del gruppo (Cancemi, Biondino, Raffaele Ganci e Troia), che si era poi occupato di trovare il posto dove effettuare l’attentato.

Secondo quanto La Barbera aveva appreso, in un primo tempo l’attenzione si era concentrata su una galleria, e poi su un sottopassaggio, collocato a circa trecento metri dopo l’aeroporto, che era stato però scartato perchè, per quello che gli era stato detto, il cemento armato di cui era costituito avrebbe potuto reggere l’esplosione, o quanto meno ridurne notevolmente gli effetti devastanti. Scartate queste soluzioni era stato successivamente individuato il cunicolo.

Le indicazioni fornitegli da Gioè hanno consentito a La Barbera di poter riferire anche in ordine all’ubicazione del luogo dove si trovavano coloro che dovevano attivare il telecomando: a tal fine l’imputato ha usato come punto di riferimento una nuova abitazione, diversa quindi dalla villetta vicino al passaggio a livello dove era stato effettuato il riempimento dei bidoncini costituenti la carica, abitazione che è stata indicata sia da lui che dagli altri chiamanti in reità come il casolare, caratterizzato dalla presenza, in quel frangente, di alcuni animali da allevamento: «...La scelta del posto, i sopralluoghi per scegliere il posto per collocare l’esplosivo e il telecomando li avevano già fatti, perché ho capito che sia il GANCI RAFFAELE in compagnia di BIONDINO SALVATORE erano stati già giorni prima, per scegliere il posto dove collocare l’esplosivo: alternativa ce n’era più di una e quando poi hanno deciso di valutare bene se si poteva utilizzare quel cunicolo che poi è stato usato ci siamo avviati al caricamento del cunicolo ...io ne ho sentito parlare, mi ripeto, che a quanto ho capito, loro, il BIONDINO SALVATORE con GANCI e CANCEMI ...e Troia che era del luogo ...avevano fatto diversi sopralluoghi, infatti sentivo parlare di mettere l’esplosivo all’inizio della galleria, ma solo discorsi, perché poi quando ci hanno portato sul posto dove c’era il cunicolo, non abbiamo trovato altra soluzione che usare appunto il cunicolo che poi si è usato.... ho sentito parlare di un altro non cunicolo, ...un sottopassaggio che comunque non si è utilizzato perché era circondato, cioè era un sottopassaggio in cemento armato, sempre per sentito dire del gruppo che faceva il sopralluogo, dove era impossibile fare l’attentato perché c’era troppo cemento per cui c’era il dubbio che il cemento poteva tenere l’esplosione, ed era a circa due, trecento metri andando verso l’aeroporto. Il cunicolo dove ci portarono era buono perché non c’era cemento armato che poteva ostruire l’esplosione e poi perché c’era massima visibilità rispetto a dove avevano individuato il posto dove mettere..., per poi premere il pulsante, cioè era uno dei posti più idonei per potere fare l’attentato... ognuno diceva la sua, comunque erano convinti sia BIONDINO SALVATORE che il BRUSCA, erano convinti che meglio di là non si poteva agire. Mi ripeto il posto già l’avevano individuato prima e al momento in cui dovevamo essere sicuri di usare quel cunicolo e siamo stati sicuri, alchè ci siamo avviati alle prove per vedere se la ricevente poteva funzionare, se i bidoncini entravano nel cunicolo e tutto quanto, ma il posto, l’individuazione l’avevano fatto prima, BIONDINO SALVATORE, GANCI RAFFAELE con CANCEMI e TROIA NINO che era della zona... Il posto che poi abbiamo individuato era in alto nella montagna dove io non mi sono recato... era sulla montagna che era lì vicino al casolare, poco distante, rispetto a dove eravamo noi dal casolare, c’è la strada che continua, la strada asfaltata che arriva fino a un certo punto e poi si ferma, da lì, poco distante, perché poi me l’ha raccontato perché non mi sono personalmente mai recato sul posto, dove loro poi si sono posizionati per attivare il telecomando, era rispetto a dove finiva la strada asfaltata, una, un paio di centinaio di metri, dove c’era molto visibilità, si vedevano arrivare le macchine, le macchine del corteo fin a un certo punto, fino a arrivare proprio sopra il cunicolo, mi è stato raccontato da GIOE’. GIOE’, BRUSCA GIOVANNI, BATTAGLIA GIOVANNI si sono recati lì per capire e per vedere se poteva funzionare la trasmittente a quella distanza, dopodiché ci siamo avviati al caricamento del cunicolo.... Brusca diceva che il posto andava benissimo e rimaneva soltanto di vedere se la ricevente rispetto alla trasmittente se funzionava».

La verifica di cui accenna da ultimo l’imputato comportava l’accertamento dell’effettività della trasmissione del segnale dal lato monte a valle, e inglobava in sè anche l’esigenza di ricercare, per poi rapportarsi ad essi, dei parametri e punti di riferimento determinati per colpire l’obiettivo in movimento.

Nessuno nota nulla

[...] Proseguendo nella ricostruzione degli accadimenti, può ora affermarsi che il gruppo di cui La Barbera faceva parte era naturalmente dotato della ricevente collegata alle lampadine flash, mentre coloro che si erano appostati a monte disponevano dell’apparecchio trasmittente. Tutti si erano avvalsi per comunicare di apparecchi cellulari, ed in particolare l’imputato aveva usato il suo: l’esigenza di La Barbera era in concreto quella di dar conto a chi trasmetteva il segnale, cioè Giovanni Brusca, se il momento in cui si mandava l’impulso era quello giusto per colpire l’obiettivo.

Quanto all’apparecchio di quest’ultimo, La Barbera ha ricordato che si trattava di quello di Di Matteo. Per il proprio telefono invece esclude che in sua assenza possa essere stato usato da altri: […]. Quanto alla posizione presa dal gruppo di cui l’imputato faceva parte, si trattava di porsi nei pressi del cunicolo e rilevare da un lato quando si accendeva il flash rispetto al passaggio dell’autovettura sul cunicolo, e dall’altro di trovare i punti di riferimento per fissare il punto giusto: […]. La reiterazione dei giri aveva consentito alla fine, così come previsto, di individuare il punto in cui si verificava la coincidenza desiderata: in tanto si condensava il frutto di tutto il lavoro svolto, che però doveva essere ancora perfezionato perché per far si che la sovrapposizione fra i due elementi così trovata restasse registrata come punto facilmente individuabile nell’istante in cui si doveva colpire il vero obiettivo, era necessario ancorare il dato trovato o punti di riferimento certi, svincolati da quello che poteva essere un semplice ricordo visivo, sia pure affidato allo stesso agente.

Sfruttando quindi oggetti preesistenti nell’ambiente e della semplice vernice di un colore vivace, che potesse essere quindi notata anche da lontano, gli operatori avevano fissato le coordinate che sarebbero poi servite per conoscere il momento esatto in cui azionare la levetta dell’apparecchio trasmittente: «E’ stato fatto un segnale con una, un segnale, anzi che già era esistente, abbiamo, ha utilizzato il BRUSCA, che poi ci ha spiegato che dall’alto si vedeva bene, un segnale sul paracar e in più ha voluto, ha voluto che mettessimo un vecchio elettrodomestico, che si trovava sul posto che c’era buttata dell’immondizia, ha detto: “mettetemi quell’elettrodomestico di colore bianco” di metterlo nel punto in cui diceva lui, così si regolava al momento in cui doveva mandare l’impulso dalla trasmittente alla ricevente... era messo circa, un 20-30 metri prima del cunicolo, sulla scarpata nella direzione PUNTA RAISI. ....poi al momento in cui eravamo sicuri che il punto dove abbiamo messo l’elettrodomestico andava bene, abbiamo cercato, tagliando sia dove eravamo sul cunicolo e sia dove si trovava BRUSCA che poi l’ha raccontato lui, abbiamo tagliato dei rami per avere maggiore visibilità... ci siamo alternati, qualche ramo l’ha tagliato BIONDINO, anche RAMPULLA PIETRO si è interessato a tagliarne qualche altro, perché ne abbiamo tagliati tantissimi più di uno, per cui ci alternavamo, mentre quello, i rami che davano fastidio dove si trovava BRUSCA si è interessato BATTAGLIA GIOVANNI a tagliare i rami con una sega da carpentiere procurata da BATTAGLIA GIOVANNI e TROIA NINO... l’ho messo io l’elettrodomestico in compagnia di BIONDINO e RAMPULLA PIETRO e si trovava già nella zona e ho detto che l’abbiamo situato una trentina di metri prima, prima del cunicolo a metà scarpata, anche se non si vede bene, ma sono sicuro che è quello là. Il segnale effettuato con la vernice era proprio sul paracar all’esterno, rispetto alla strada all’esterno, era di colore, se non ricordo male, di colore rosso, comunque pure visibile perché ce l’ha indicato BRUSCA che a distanza vedeva appunto questo segnale... l’idea è venuta al momento in cui ci trovavamo sul posto e ci voleva una cosa ben visibile, non c’era, non c’era meglio di quel pezzo di elettrodomestico che si trovava nella zona».

A conforto della sicurezza degli operatori era preposto Troia cui spettava il compito di controllare che nessun passante potesse notare i movimenti dei due gruppi: […].

La Barbera era riuscito ad apprendere durante questa fase, anche dell’apporto all’effettuazione delle prove del gruppo palermitano, di cui facevano parte Cancemi e Ganci, che aveva contribuito alla realizzazione delle prove di velocità fornendo le indicazioni sul tipo di autovettura, alla quale ci si doveva parametrare e la velocità di marcia.

[…] Trasmittente e ricevente venivano conservati da Giovanni Battaglia, in un luogo che La Barbera non ha saputo indicare, pur avendo potuto rilevare che questi si allontanava dal casolare e ritornava dopo circa un quarto d’ora.

Quanto al momento in cui erano state effettuate le prove, pur dando conto di un ricordo non preciso, l’imputato ha indicato la tarda mattinata, ed ha riferito che le stesse erano state ripetute per quattro o cinque volte: «..Fino a quando non siamo stati sicuri che da quando BRUSCA mandava l’impulso dalla trasmittente alla ricevente, la macchina di DI MATTEO passasse proprio sopra il cunicolo, qualche metro prima anzi... una volta che abbiamo, abbiamo ultimato le prove ed eravamo sicuri che il posto andava bene, abbiamo aspettato, abbiamo aspettato la sera che facesse buio per provare se era possibile mettere dentro il cunicolo l’esplosivo perché c’era un po’ di difficoltà perché il diametro era molto stretto». […].

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