Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata su Trame, il festival dei libri sulle mafie che si tiene dal 22 al 26 giugno a Lamezia Terme.


Secondo l’ultima relazione annuale antiracket e antiusura, oltre 21 milioni di euro tra elargizioni e mutui sono stati erogati nel 2021 a favore delle vittime del racket e dell’usura. Il trend resta però negativo: in calo le denunce e le richieste di accesso al Fondo di Solidarietà, poco più di cinquecento le istanze presentate. Un dato che è anche un campanello d’allarme: pagare il pizzo e non denunciare gli estorsori da potere e legittima la mafia pagandole una tassa, in una porzione di territorio in cui lo stato risulta più debole.

Ma lo Stato può poco senza la collaborazione di chi su quel territorio vive e lavora, e senza il supporto delle associazioni che mettono in campo attività di prevenzione, informazione, impulso alla denuncia, assistenza alle vittime e costituzione di parte civile nei processi, al fine di ripristinare la legalità nella più piena tutela del libero esercizio dell’attività economica. Soprattutto, le associazioni antiracket costituiscono il primo punto di riferimento per chi subisce pressioni e non sa cosa fare.

La solitudine in cui precipita la vittima rende più impervio il percorso della denuncia. Le storie positive di chi ha deciso di ribellarsi alle pratiche del pizzo e dell’usura, esperienze di successo nella battaglia antiracket, fanno la differenza nell’ambito del sostegno offerto.

Lo testimoniano Alessio Cassano, Ettore Boschelli, Marco Moretti, Francesco Palmieri e Maria Teresa Morano, imprenditori che, vittime a loro volta, hanno denunciato e si sono spesi per la costituzione delle associazioni antiracket attualmente attive in Calabria e recentemente consorziate nel progetto “Mani Libere”, sostenuto dal Ministero dell’Interno attraverso il Pon Legalità.

Cassano e Boschelli operano in uno dei settori maggiormente oppressi dalla ndrangheta, quello delle onoranze funebri. Dopo le richieste di denaro, hanno subito minacce e intimidazioni. Hanno denunciato nel 2013 e fondato l’Associazione Antiracket Lucio Ferrami, l’unica sull’intero territorio cosentino. Marco Moretti, titolare di un’attività di ristorazione e pizzeria, accompagnato dalle Forze dell’Ordine nel suo percorso di liberazione, a seguito dell’operazione che ha portato all’arresto dei suoi aguzzini ha scelto di stare a fianco agli imprenditori vittime di racket contribuendo alla nascita della stessa associazione di Cosenza, di cui oggi è presidente.

Francesco Palmieri, imprenditore di Lamezia Terme, è titolare di un’azienda di ricambi per officine. Decide di denunciare nel 2018. Una vera e propria odissea la sua, fatta di minacce e denunce, magistrati e tribunali. Il sostegno dell’Associazione Antiracket Lamezia Onlus si è rivelato fondamentale: lo ha portato a ribellarsi a una vita controllata dalla criminalità organizzata, a preservare la sua azienda, a vivere nuovamente da uomo libero. Oggi è parte integrante dell’associazione.

Tra il 1990 e il 1991 l’azienda della famiglia Morano è stata oggetto di richieste estorsive denunciate dal padre insieme ad altri 11 operatori economici. A processo ultimato, ha promosso e fattivamente partecipato alla costituzione della prima associazione antiracket calabrese Acipac di Cittanova (Rc) poi costituitasi parte civile in processi per estorsione. Negli anni seguenti ha contribuito alla costituzione delle associazioni antiracket di Polistena, Lamezia Terme, Amantea e Cosenza. Già presidente Fai, oggi coordina la rete delle associazioni calabresi ed è la responsabile regionale di “Mani Libere”.

Sono loro alcuni dei volti del coraggio in Calabria, la faccia pulita di una medaglia che la ndrangheta tenta sempre di macchiare.

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