Numeri impressionanti e si tratta solo degli episodi accertati: in un arco temporale che va dal 1963 fino al 2023, all’interno della chiesa altoatesina sono stati documentati 67 casi di abusi sessuali. Almeno 24 i sacerdoti responsabili delle violenze di età compresa tra i 28 e i 35 anni, mentre le vittime, 59 quelle accertate, erano minori tra gli 8 e i 14 anni. Poco più del 50 per cento di sesso femminile. Il 33 per cento riguarda adolescenti fra i 15 e i 18 anni.

È quanto emerge da una ricerca sugli abusi condotta dallo studio legale Westpfahl-Spilker-Wastl di Monaco di Baviera, su incarico della Diocesi di Bolzano e Bressanone. I dati sono stati presentati in conferenza stampa alla presenza del vescovo, Ivo Muse, e fanno parte di un progetto triennale, «Il coraggio di guardare».

«Il numero complessivo di quelli esaminati è di 67, riferibili a un tempo e un luogo preciso. Di questi – precisa lo studio legale – alcuni sono stati dimostrati da confessioni, altri sono plausibili, di 14 non abbiamo definito la plausibilità». Tra quelli più emblematici, quello di un sacerdote trasferito per due volte prima di essere escluso dall’attività pastorale, e quello di un altro sacerdote che avrebbe celebrato i funerali di un suicida, presumibilmente vittima dei suoi abusi.

«Le cifre indicate sono una parte minima di quel che è realmente accaduto – spiegano i responsabili del report – è il resoconto di quel che è già venuto alla luce, il fenomeno sommerso è molto più ampio ed è difficile da quantificare».

Il rapporto, di oltre seicento pagine, contiene anche informazioni di contesto sugli abusi sessuali nella chiesa cattolica in generale, in Italia e in diversi paesi stranieri, sulla metodologia, sui riferimenti legislativi e sulle misure di prevenzione adottate dalla diocesi. Una parte è dedicata all’analisi delle «cause sistemiche» che secondo i curatori hanno favorito gli abusi sessuali e delle coperture messe in atto dai responsabili diocesani. 

Le parole del vescovo

«Ogni caso di abuso è uno di troppo. La mia speranza e la mia profonda convinzione è che questo sia il primo passo di un cammino che faccia della Chiesa un luogo sicuro per bambini, giovani ed adulti vulnerabili», ha detto Ivo Muser, vescovo della diocesi di Bolzano Bressanone. «Questo tema colpisce fortemente ed è legato ad un forte senso di vergogna. Serve il coraggio di guardare. Tutto è iniziato con il mio consenso ad aprire tutti gli archivi della nostra diocesi», ha aggiunto.

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