Si possono presentare dal 18 marzo le domande per il bonus psicologo, il contributo introdotto nel 2022 dal governo Draghi per sostenere chi affronta un percorso di psicoterapia. Le richieste sono aperte fino al 31 maggio per le sedute da svolgere nel 2024. Contrariamente a quanto si è detto nelle scorse settimane, non sono previsti rimborsi per le terapie precedenti.

Nella sua prima edizione la misura aveva avuto grande successo. Sono arrivate quasi 400mila richieste, ma ne sono state accolte solo 40mila (il 10 per cento) con i 25 milioni di euro che erano a disposizione. Solo ora, dopo vari passaggi che hanno allungato i tempi, siamo arrivati alla riedizione “per il 2023”. Per l’anno in corso è prevista una dotazione di 10 milioni: il finanziamento è più ristretto rispetto al passato, ma più ampia è la somma a disposizione del singolo paziente.

«Con un gruppo di lavoro che ha coinvolto sei università, da nord a sud, abbiamo monitorato l’andamento del bonus nella sua prima versione – dice a Domani Laura Parolin, presidente dell’Ordine degli psicologi della Lombardia – I terapeuti hanno registrato effetti positivi sui pazienti, sia a livello di sintomi che di soddisfazione». Del resto, del bonus hanno usufruito anche persone in difficoltà economica che si sono presentate per la prima volta e hanno intrapreso un nuovo percorso.

Una buona idea

A partire dal 2023 il bonus arriva a 50 euro per ogni seduta e l’importo massimo è parametrato in base a tre fasce: con un Isee inferiore a 15mila euro è di 1.500 euro per beneficiario, con un valore tra 15mila e 30mila è di 1.000 euro e con un Isee fino a 50mila è di 500 euro. Una volta ricevute le richieste, le graduatorie degli aventi diritto saranno stilate dando priorità ai meno abbienti e, a parità di reddito, in base all’ordine di arrivo delle domande. Quello di lunedì non è quindi un vero e proprio click day.

«È stata una misura con luci e ombre. Qualcuno temeva potesse essere un fallimento, con una penuria di richieste, ma così non è stato. E anche il pericolo di truffe è stato evitato – dice a Domani Filippo Sensi, senatore del Pd e padre del bonus – Di contro, c’è il fatto che la procedura di richiesta è troppo lenta ed è macchinoso fare domanda e vedersela accettata». Lo stesso vale per gli psicologi, che per avere lo storno del servizio offerto devono registrarsi alla piattaforma Inps e poi pazientare a lungo.

«Dopodiché, anche una sola persona che grazie al bonus avesse la possibilità di fare un percorso di cura varrebbe la battaglia» ripete Sensi, che è critico con la scarsa attenzione al tema da parte del governo: «L’interesse per la salute mentale è cresciuto molto negli anni, ma quello della politica e dei governi è ancora esiguo. Se proroghi il contributo ma tagli i fondi e tardi con i decreti significa che questa non è una priorità».

Decreti e rimborsi

Un lato negativo della norma ha riguardato, come troppo spesso in Italia, la sua attuazione. Le modalità per poter accedere al bonus sono arrivate in ritardo, con l’approvazione a fine novembre del decreto firmato dai ministri della Salute e dell’Economia, che è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale a inizio gennaio. E solo a metà febbraio l’Inps ha licenziato la relativa circolare.

Dopo l’invio delle domande e la loro eventuale accettazione, l’Istituto deve verificare l’avvenuto trasferimento delle risorse da parte delle regioni (che nel 2022 ha registrato ritardi) e provvedere al pagamento delle prestazioni erogate per cui «sia stata emessa fattura entro il mese successivo a quello di caricamento nella procedura». Il tutto tramite accredito diretto sul conto corrente comunicato dai professionisti.

Proprio questi passaggi hanno messo (e potrebbero mettere) in difficoltà i singoli terapeuti, ma anche quelle piattaforme che offrono supporto online. È il caso di Unobravo e di Serenis, che negli ultimi due anni hanno oscillato tra entusiasmo e rifiuto del bonus psicologo. Soprattutto per problemi di natura tecnica. Molti professionisti che collaborano con i siti hanno rinunciato a offrire prestazioni con questo strumento, vista l’incertezza generale.

Lo psicologo di base

La nuova tornata del bonus si incrocia poi con un’accelerazione verso l’istituzione dello psicologo di famiglia, una figura che nel pubblico dovrebbe affiancare medici di base e pediatri. Gli “psicologi delle cure primarie” andranno a lavorare nelle Case di comunità, strutture create con il Pnrr per svuotare i pronto soccorso da prestazioni non emergenziali. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha dato l’ok al testo in discussione alla Camera, ma ci vorranno altri passaggi prima di assumere gli specialisti.

«In Lombardia abbiamo un servizio di psicologia delle cure primarie, ma altra cosa è introdurre lo psicologo di base. Spero in una legge nazionale per uniformare la situazione ed evitare che alcune regioni vadano avanti e altre restino indietro – dice ancora Parolin, docente all’Università Bicocca di Milano – E poi bisogna riflettere sulla figura che serve per questo compito, che deve lavorare sulla valutazione, gli interventi e favorire la prevenzione nei confronti dei più giovani».

La norma prevede uno psicologo ogni 4-7 medici di base. Ciò significa che si dovranno mettere in conto oltre 5mila assunzioni, dato che i professionisti dipendenti di Asl e ospedali sono già oberati. Per farlo non basteranno i fondi già stanziati (25-30 milioni): il contributo economico delle regioni sarà indispensabile e sempre a loro spetterà l’onere di organizzare il servizio.

«Di figure di questo tipo c’è bisogno in tutti i luoghi, dalla scuola all’università al mondo dello sport. La Camera sta lavorando per unire le proposte dei gruppi parlamentari e sono fiducioso che nel 2024 lo psicologo di famiglia sarà realtà – conclude Sensi – Ma bisogna pensare alle coperture e ai decreti attuativi, altrimenti si sventola una bandiera senza effetti sulle persone». Lo mostra proprio la storia del bonus, una buona riforma che da sola non basta.

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