Fish&chips et circenses. L'Inghilterra vive un momento di esaltazione massima intorno alla nazionale di calcio e il suo premier è il primo degli entusiasti di professione. La finale degli Europei contro l’Italia di Roberto Mancini, in calendario per domenica 11 luglio, si avvicina. Ma se dipendesse da Boris Johnson si sarebbe già giocata. Perché questa attesa lo sta consumando più di ogni altro connazionale. Potesse strapparsi di dosso  qualche anno e più di qualche chilo chiederebbe che gli dessero la maglia numero 9 almeno per cinque minuti.

Ma impossibilitato a fare ciò, il premier si limita a fare il primo tifoso d'Inghilterra. Niente tono istituzionale, niente distacco da uomo di stato. Boris Johnson è in questi giorni un ultras della squadra dei Tre Leoni e guai a cercare di contendergli la leadership. Potrebbe mordere.

Gli piace essere il frontman di una nazione tifosa che non vuol recuperare il senno. Pazzi per il calcio che torna a casa, con un capo di governo che in tribuna d'onore veste la maglia della nazionale sotto cui s'intravede la sagoma della cravatta. Cara grazia che non se la sfili dopo un gol della squadra di Gareth Southgate e la lanci verso il principe William.

E poiché essere a capo di una nazione che si approssima alla festa (sempre che riesca a celebrarla, dato che ci sarebbe anche da battere l'Italia) comporta anche responsabilità di gestione del rito, ecco che l'inquilino di Downing Street è tentato dall’idea di liberare dal lavoro la giornata di lunedì 12 luglio qualora la nazionale inglese dovesse spuntarla contro gli azzurri. Il messaggio per i sudditi del Regno sarebbe chiaro: sentitevi pure liberi di festeggiare e tirare tardissimo, senza preoccuparvi di dover essere l'indomani al lavoro. Regalo del governo.

Bank Holiday

Tecnicamente dovrebbe trattarsi di un Bank Holiday, la festività laica che nella tradizione coincide col lunedì di vacanza concesso ai bancari e che per esteso indica il weekend lungo. Il variegato calendario annuale arriva a prevederne 8 in Inghilterra e Galles, 9 in Scozia e Repubblica d'Irlanda, addirittura 10 in Irlanda del Nord.

Dunque si tratterebbe di apparecchiarne uno per il 12 luglio, giorno che manco a farlo apposta coincide col Bank Holiday festeggiato soltanto in Irlanda del Nord per commemorare la battaglia del Boyne, quella che in data 11 luglio 1690 vide le truppe di Giacomo II Stuart portare l'assalto a Guglielmo III d'Inghilterra e venirne respinte. Può provocare strani cortocircuiti storici, la smania di politicizzare il calcio.

E tuttavia, sempre tecnicamente parlando, c'è qualche ritrosia a decretare il Bank Holiday per lunedì. Perché ogni festività che si rispetti non mette in dubbio che di festa si tratti, c'è mica di mezzo un evento dall'esito incerto come una partita di calcio. E se putacaso il giorno di festa coincidesse col lutto pallonaro? Cosa avrebbero da dire i sudditi di Sua Maestà al premier che li avrà inchiodati in un lunedì da depressione totale? Meglio 12 ore in fonderia, garantito. Fra l'altro, a quel punto, la fama di menagramo nazionale sarebbe eterna. Boris, il premier che aveva decretato la festa e ha regalato il lutto nazionale. Fama imperitura, il premier inglese più rievocato della storia dopo Winston Churchill. The Darkest Monday. Il lunedì più nero.

Da populista di razza Boris Johnson comprende perfettamente il rischio. Per questo gradirebbe scaricare la responsabilità sui datori di lavoro, come del resto ha ipotizzato nella giornata di ieri un portavoce di Downing Street. L'appello sarebbe: lasciate libero il lunedì alle maestranze qualora l'Inghilterra vincesse gli Europei. Ma col passare delle ore e viste le pressioni che gli tocca subire, è chiaro che la scelta dovrà toccare a lui.

Petizione dai grandi numeri

Beato Mattarella. Che domenica prossima arriva a Wembley, assiste alla partita, saluta gli azzurri comunque vada a finire, e se torna al Quirinale per un normale lunedì di luglio. Invece Johnson, ormai, non può. Brama la festa ma si gioca la testa.

Il fatto è che un po' se l'è cercata ma parecchio ce l'hanno spinto. Perché la storia del Bank Holiday straordinario è partita da una petizione lanciata da un signore chiamato Lee Jones e rivolta al governo e al parlamento britannici. Titolo: Give the UK a Bank Holiday on Monday July 12th if England win Euro 2020. Se vi connettete, potete vedere crescere all'incirca ogni 20 secondi il numero delle firme raccolte, con scatti di 9-10 per volta. Siamo entrati nella pagina web che le firme erano 338.800 circa, in questo momento esatto (le 17.01) siamo a 337.979. Di questo passo, da qui alle 21 di domenica, entriamo nell'ordine dei milioni di firme.

E come avrebbe mai potuto ignorare tutto ciò il premier più populista nella storia d'Inghilterra? Viene quasi da essere mossi a pietà. Prenditelo tu un lunedì di riposto, Boris. E passalo in giardino a dormire sulla brandina, indossando la maglia dei Clash che sfasciano la chitarra.

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