La procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati l’ex esponente di spicco di Forza Italia, Renato Brunetta, nonché attuale presidente del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel).

Secondo quanto riporta il quotidiano La Repubblica, Brunetta è accusato di falso e finanziamento illecito ai partiti per dei fatti risalenti alla sua ultima esperienza di governo come ministro della Pubblica amministrazione durante l’esecutivo guidato da Mario Draghi.

L’indagine

La procura sta indagando su un’operazione sospetta che coinvolge Brunetta e il suo vice capo di gabinetto di allora, anche lui indagato. Il ministro era socio insieme alla moglie del suo vice capo di gabinetto di un’azienda che si occupa di commercializzare diversi prodotti sanitari.

Brunetta ha ceduto al suo collaboratore le sue quote per una cifra intorno ai 60mila euro e lo avrebbe fatto attraverso la contraffazione di alcuni documenti. L’accusa iniziale era più grave: corruzione. Ma il Tribunale dei ministri ha abbandonato questa pista.

La difesa di Brunetta

«È stata una vendita regolare — ha detto Brunetta a Repubblica — conclusa con chi aveva il diritto di comprare, la compagna del vice capo di gabinetto vantava un diritto di prelazione. La vendita è stata conclusa a un prezzo congruo, i reati di corruzione e illecito finanziamento sono stati archiviati dal Tribunale dei ministri che ha sottolineato come l’intera vicenda sia, in realtà, un semplice rapporto tra privati. Nonostante ciò, la procura continua ad indagare. Ho presentato un’ampia memoria attraverso la quale confido di aver chiarito tutto, non credo sia un reato per un ministro vendere delle quote societarie anche perché con quei soldi non ho finanziato attività politiche o elettorali».

«Abbiamo documenti che a nostro avviso — ha detto invece l’avvocato Coppi — potranno dimostrare nelle opportune sedi l’infondatezza dell’accusa».

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