«Mi hanno massacrato aggredendomi alle spalle e porto ancora addosso le conseguenze. È gente fuori da ogni sentiero di umanità». Massimiliano Idolo, imprenditore, è una delle tante vittime della violenza di Alex Refice e Manuel Parrini, finiti ai domiciliari, nei giorni scorsi, in una operazione della polizia di stato di Roma.

Il primo ha un bar a Tor Marancia con la famiglia, passa la giornata a fare il trapper e, ogni tanto, a pestare persone. Il secondo fa il pugile, si allena in una palestra romana, alla Montagnola, nonostante tutto, ha ancora il tesserino da professionista e il guanto d’oro, si bea a menare pugni. Il loro è un mondo di eccessi, droghe e violenza, sparato sui social come palcoscenico principale delle loro esperienze. Il trap è un genere musicale che nasce nel degrado dei sobborghi americani e ha un seguito spaventoso tra le nuove generazioni.

Refice, in arte Sayanbull, ogni tanto ospita Parrini, l’amico di sempre, nei suoi video con milioni di visualizzazioni. In uno di questi c’è una persona che sfascia un vetro, in un’altra una ragazzina che fuma crack, in un altro ancora uno che mima il gesto di un tagliagole, umanità all’ammasso. Il 14 dicembre del 2019 i due sono entrati in un bar all’Eur e al rifiuto dei titolari di dargli da bere, il locale era in chiusura ed erano passate le due di notte, è scattatata la barbarie.

Violenza gratuita

Quella sera al bancone c’è Massimiliano, fare il barman è una sua vecchia passione: «A ’nfami c’avemo i sordi ci hanno urlato. Erano lucidi, senzienti, famelici. Io gli passo un bicchiere d’acqua, ma purtroppo di vetro dicendogli che era l’unica cosa che potevo dargli. Vado verso la porta invitandoli a uscire, improvvisamente sento un colpo impressionate.

Sono caduto come un peso morto, le ossa sbattute a terra come birilli da bowling. Se cadevo su uno spigolo, questa storia non la raccontavo più». Viene colpito con il bicchiere, da dietro, con un gancio. I due usciti dal bar pestano anche Andrea, un collega di Massimiliano, lo aggrediscono alle spalle e poi con calci mentre è a terra. «Ho passato mesi a letto perché mi alzavo e avevo le vertigini, ho messo il naso fuori casa, lo scorso aprile. Ho ricominciato a lavorare, a inizio settembre, ma ho dovuto sospendere l’attività perché non riesco a stare in piedi. Questi si sentono impuniti», dice Andrea.

Parrini e Refice, infatti, restano in carcere poche ore e poi vengono liberati. «Ci vorrebbero pene severe, ma soprattutto rieducazione. Ho avuto 30 giorni di prognosi, molti di più dei loro giorni in cella», dice Massimiliano. Ma ogni volta i due aggressori escono rapidamente, si difendono nei tribunali allestiti sui social con un classico «siamo stati provocati», e si dedicano ad altre vittime. Altri pestaggi che finiscono perfino immortalati su YouTube, come un trofeo da esibire e riportati nell’ordinanza firmata da Chiara Gallo, giudice del tribunale di Roma che li ha mandati ai domiciliari.

Gli avversari

Ai trapper nemici viene riservato un trattamento “di favore”. È il 7 marzo 2020 quando in sei entrano in una sala registrazione e riempiono di calci e pugni tre ragazzi. Per questo episodio e un altro, anche questo di violenza gratuita commesso con l’aggravante razziale, sono stati arrestati oltre a Parrini e Refice anche Ilunga Omar Nguale e Tiziano Barilotti.

Le aggressioni vengono commesse nei confronti di tre “rivali”, tra questi Gabriele Magi, in arte Gallagher, una vita ai Parioli e un’altra a girare video in periferia (di recente anche lui condannato per un’aggressione ndr), Vittorio Polazzo e Andrea Mazzanti. I tre sono costretti a interrompere le prove, vengono picchiati e gli vengono versati addosso liquidi e detergenti.

Si accaniscono particolarmente su Gallagher. Il titolare della sala racconta: «Ha fatto irruzione un gruppo di 6 persone, tutti molto grossi, muscolosi con fare molto aggressivo e minaccioso. Hanno immediatamente chiuso la porta probabilmente per non far vedere da fuori cosa stesse succedendo. Due o tre di loro hanno cominciato ad aggredire violentemente e principalmente Gallagher e poi se la sono presa anche con Wok. Non so dire quanto sia durata l’aggressione perché ero troppo spaventato».

Solo Vittorio Polazzo si è salvato perché minorenne e ha raccontato: «A terra scorreva tantissimo del suo sangue (di Magi, ndr)». Nessuno denuncia, il giudice scrive di un «clima di omertà».

Un calcio in faccia senza motivo

Ma non è finita. Parrini e Refice sono i protagonisti di un altro episodio. Picchiano un signore straniero, Refice si avvicina e lo colpisce con un violentissimo calcio circolare e, come per la prima aggressione, postano l’agguato sui social con la scritta «Questo è un uomo? Wasted (sprecato)». Nel video si sente Parrini che dice: «No, frà perché dici sta cosa». L’uomo cade. Non è stato ancora identificato.

Il video pubblicato ha come titolo “Sayanbull dà un calcio in faccia ad un bangladino senza motivo”. Il pubblico ministero scrive: «La pubblicità di tale gesto violento e discriminatorio, ed il grande numero di visualizzazioni ottenute, costituiscono un grave e palese tentativo di incitamento all’odio etnico e razziale che potrebbe innescare in alcuni degli utenti l’emulazione del gesto, specialmente negli ambienti più radicalizzati dove già cova la rabbia verso lo straniero».

 

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