Tutt'altro che la verità. Tra la Fiorentina e Gennaro Gattuso il rapporto è finito prima di cominciare e nel peggiore dei modi. Ma sui motivi di un addio così rumoroso è stato applicato il timbro di ceralacca di un patto di riservatezza. Che nessuno si azzardi a parlare dell'accaduto, manco si trattasse di materia da Pentagon Papers. Non il massimo per una società di calcio il cui proprietario è un magnate americano della comunicazione.

Del resto mister Rocco Commisso, quanto a comunicazione, ha dimostrato in questi mesi di avere idee e stile alquanto naif. Ma stavolta gli tocca tacere. E l'assordante silenzio di mister Mediacom sigilla nell'anomalia una vicenda in cui di normale non c'è stato alcunché.

Per questo bisognerebbe prendere con ogni cautela le narrazioni che sulla vicenda hanno preso a circolare con velocità virale già nelle ore che precedevano la rottura. Versioni che raccontano di contrasti sulla prospettiva che il super-agente portoghese Jorge Mendes, cui l'allenatore Gattuso è legato, potesse colonizzare le strategie della società viola. E rispetto a ciò è il caso di dire qualche parola di chiarezza.

Un Mendes in declino

Quando si parla di Jorge Mendes riteniamo di poterci pronunciare con qualche cognizione di causa. Sul boss di Gestifute abbiamo scritto un libro mandato in libreria nel 2016, di cui l'anno successivo è stata pubblicata un'edizione portoghese. Dunque sappiamo bene che Mendes tende a colonizzare i club. Un tempo gli riusciva pure, ma poi l'assenza di senso della misura gli ha alienato i rapporti con quasi tutte le grandi società del calcio europeo.

La lista è lunga: Chelsea, Manchester United, Real Madrid, Bayern Monaco e Paris Saint Germain non vogliono più sentir parlare di lui. Soltanto Barcellona e Manchester City continuano a dargli dei margini di manovra, finché durerà.

Quanto all’Italia, che negli anni d'oro di Gestifute era rimasto un mercato periferico, di recente Mendes ha mirato al bersaglio grosso: la Juventus. Che però ha capito presto quanto finanziariamente azzardato sia stato l'investimento su Cristiano Ronaldo e inoltre ha ceduto dopo una sola stagione un altro cliente di Jorge Mendes, il terzino João Cancelo.

Sempre in Serie A, Mendes ha provato a costruire relazioni speciali con Napoli (acquisizione di Carlos Vinícius) e Lazio (tre affari con lo Sporting Braga, club mendesiano di ferro: prima l'acquisizione di Wallace, poi la strana permanenza dei giovani Pedro Neto e Bruno Jordão, rientrati nell'affare che ha portato alla cessione di Keita Baldé al Monaco).

Ma in entrambi i casi il portoghese ha trovato presidenti tosti come Aurelio De Laurentiis e Claudio Lotito, che quando hanno percepito intenti colonizzatori hanno cambiato atteggiamento e messo alla porta il superagente. Il quale, dal canto suo, lavora con un circuito sempre più ristretto di club. Per questo sperava di aggiungere la Fiorentina a un impero in decadenza. E qui veniamo all'altra parte del discorso.

La resistenza interna

Nelle scorse settimane le voci sul calciomercato della Fiorentina erano dominate da calciatori targati Gestifute, voluti da Gattuso. Su tutti, Sergio Oliveira del Porto e Gonçalo Guedes del Valencia (due club pesantemente dipendenti da Mendes). Adesso si parla di costi alti, di commissioni eccessive e di un rapporto troppo stretto fra l'allenatore e l'agente. Si credeva forse che con Mendes nel mezzo potesse andare diversamente da così? Avrebbero dovuto saperlo da subito, i dirigenti viola. Così come avrebbero dovuto sapere che, durante l'anno e mezzo di permanenza di Gattuso sulla panchina del Napoli, Mendes non ha toccato palla. E dunque?

Dunque alla Fiorentina è cambiato tutto perché non cambiasse nulla. Rapporti consolidati con altri agenti come Davide Lippi, Alessandro Moggi, i fratelli Gabriele e Valerio Giuffrida, escono rinsaldati. E forse rimangono anche intatte anche le spese per commissioni agli agenti, dato che questo era uno dei problemi paventati nell'eventuale rapporto con Mendes. Come se la Fiorentina di Commisso e dei fidi Pradé e Barone non spendesse già abbastanza, su quel versante.

I dati annuali pubblicati lo scorso aprile dalla Figc riferiscono che, nella contrazione generalizzata, causa Covid, delle spese affrontate dai club di Serie A per intermediazioni (dai quasi 188 milioni di euro dell'anno solare 2019 ai 138 milioni di euro dell'anno 2020), la società viola è stata una delle poche a sborsare di più dell'anno precedente: da 8,6 milioni di euro a 9,7 milioni di euro.

Oltre 18 milioni di euro in due anni per ottenere risultati modestissimi. E senza che in quella cifra entrino, per esempio, le intermediazioni per il mitico Aleksandr Kokorin, arrivato lo scorso febbraio. Però c'è di che vantarsi per avere cacciato via Mendes. Roba da festeggiamenti in strada a colpi di clacson.

© Riproduzione riservata