È una delle regole più disattese del calcio, quella sulla perdita di tempo dei portieri. La norma prevede che, dopo aver preso la palla in mano, chi trattiene il pallone per più di 6 secondi debba essere punito con un calcio di punizione indiretto in favore della squadra avversaria. Non accade quasi mai.

Un paio di settimane fa, però, l’Ifab, l’organismo che sovrintende alle regole del calcio mondiale, ha stralciato la fattispecie della regola 12.2, decidendo che la perdita di tempo dal prossimo luglio andrà punita con un calcio d’angolo, aumentando i secondi di possesso da 6 a 8.

Una carezza, due secondi in più, per un pugno, un corner che cambia possesso e strategie. Ma, soprattutto, gli arbitri saranno chiamati a far rispettare il nuovo regolamento con severità. Quando il portiere avrà il possesso scatterà il conteggio del direttore di gara, in modalità countdown: primi tre secondi a mente, dal quinto l’arbitro alzerà il braccio e segnerà con le dita della mano gli altri, abbassando un dito alla volta, per acuire il senso di urgenza.

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Portiere avvisato, portiere salvato

Cosa c’è da attendersi? Un aumento dei calci d’angolo nei primi mesi, perché all’inizio i direttori di gara saranno piuttosto attenti a fare rispettare la regola. Poi, mano a mano che i portieri si adatteranno, si passerà a episodi meno frequenti, ma più contestati, perché gli 8 secondi andranno conteggiati a mente da un individuo sommerso dai rumori del campo e degli auricolari, non da un cronometro, e si troverà sicuramente qualcuno armato di orologio atomico e pronto a gridare allo scandalo dopo un gol decisivo nato da un angolo figlio di questa regola.

Tuttavia, gli stessi portieri dovranno contare a mente, perché con la palla tra i piedi, o in mano, difficilmente si guarda l’arbitro (nel futsal, per una regola analoga, i secondi sono 4 e gli arbitri li chiamano a voce).

Se ne parlerà da luglio per tutti, intanto la sperimentazione è già cominciata in Inghilterra, nella Premier League 2 (il torneo Under 21 insomma) e in Italia, dove la prima partita ufficiale con la nuova regola l’hanno disputata Torino e Sassuolo, venerdì scorso, nel campionato Primavera 1.

L’arbitro, Carlo Esposito della sezione di Napoli, prima dell’inizio dell’incontro ha chiamato i due portieri, il granata Lapo Siviero e il neroverde Alessandro Scacchetti, spiegando loro la novità, della quale peraltro erano già stati informati. Nel corso della gara non ci sono stati episodi che abbiano costretto ad applicare la regola: Siviero e Scacchetti sono stati ligi e 8 secondi non sono pochi. Ma arriverà, il primo angolo, arriverà.

Il darwinismo tra i pali

Dopo tutto, i portieri sono da anni costretti all’adattamento, perché spesso nel calcio le regole cambiano proprio a partire dal loro ruolo. Quando, nel 1992, l’Ifab abolì la possibilità di accogliere con le mani i retropassaggi effettuati con i piedi, di fatto cambiò, se non la grammatica del gioco, di certo la sua sintassi: ci fu una rivoluzione nel modo di pressare, di attaccare i portieri e di sistemare la difesa.

Cambiarono di fatto anche il ruolo del portiere e gli allenamenti specifici, perché allora i numeri 1 scoprirono anche i piedi. A ben guardare, quell’impeto di ribellione al calcio della lentezza e dell’ostruzionismo rappresentò l’abbrivio di una nuova era, quella del calcio televisivo. Funzionò, e nulla sarebbe stato più come prima, perché l’esigenza di spettacolarizzazione sarebbe diventata la base di tutte le scelte.

Lo stesso dicasi per quanto accadde nel 2019, quando si decise che per rimesse dal fondo e calci di punizione nella propria area il pallone sarebbe diventato giocabile già dopo il primo tocco, senza più attenderne l’uscita dall’area di rigore. Una manna per i cultori della costruzione dal basso, l’ennesima richiesta ai portieri di utilizzare i piedi, di farlo bene, di omologarsi al fordismo degli schemi di inizio manovra. E di sentirsi meno portieri.

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