Come ha fatto Antonello Montante a presentarsi come simbolo dell’Antimafia per tanto tempo, celebrato a livello nazionale, mentre in realtà era legato ai boss? Con un’abile strategia di comunicati di solidarietà, cronisti che lo incensavano e investigatori che coprivano il suo nome nelle indagini
- Sono 44 le pagine su 1506 di quella che viene chiamata in gergo “Cnr”, comunicazione notizia di reato, che raccontano cos'è “la corte dei miracoli” intorno a Calogero Montante. Tutti piegati.
- Sembra che facciano a gara per proteggerlo, per rappresentarlo come l'eroe che combatte il male, ma dietro c'è sempre lui. Non sappiamo se è accaduto anche il 9 febbraio 2015, giorno in cui diventa pubblica la notizia che è sotto inchiesta per concorso esterno.
- Comunque la lista dei difensori dell'(appena) indagato per mafia è lunga e in parte sorprendente. La apre Ivan Lo Bello il “gemello” siciliano di Montante che è presidente di Unioncamere e suo socio.
Lui dettava e gli altri firmavano. Certificati di buona condotta, attestati di sicura fede antimafia e di indubitabile onestà. Seguivamo puntualmente e misteriosamente lettere anonime recapitate alle procure, al presidente di Confindustria, al ministro dell’Interno. E, subito dopo, qualcuno provvedeva ad accedere illegalmente alla banca dati del Viminale. Spiavano, frugavano. I nomi “controllati” a volte erano quelli di magistrati o imprenditori, a volte giornalisti e personaggi della politic
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Foto LaPresse - Mourad Balti Touati 07/11/2017 Rho Milano (Ita) - Fiera Cronaca Inaugurazione dell'edizione 2017 di Eicma, esposizione internazionale di ciclo e motociclo Nella foto: Antonello Montante



