Dato l’esito disastroso che ha prodotto il test valutativo di medicina, il ministero dell'Università e della Ricerca avanza l’ipotesi di una "sanatoria". Intanto, gli studenti non stanno fermi, proteste e valanghe di ricorsi animano le università d’Italia
La riforma dell’accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, Medicina veterinaria e Odontoiatria in vigore da quest’anno si sta dimostrando complessa (come poi, era stato previsto da tutti gli organi accademici, inclusa la Conferenza dei rettori e il Consiglio universitario nazionale). È infatti la prima volta che il meccanismo del semestre filtro, introdotto per selezionare gli studenti dopo l’abolizione del numero chiuso nazionale, viene applicato. Il rischio è che a gennaio il numero di iscritti a Medicina non coprirà i posti disponibili.
Pochi promossi al primo appello
Le percentuali dei promossi al primo appello sono basse, soprattutto in fisica. All’Università Statale di Milano, su 3.173 studenti solo il 12 per cento ha superato Fisica. All’Alma Mater di Bologna la percentuale è del 10 per cento. A Catania si scende al 9,4 per cento, mentre a Bari i promossi in Fisica sono il 10,3 per cento. Un po’ meglio, ma non troppo, va a Palermo (13 per cento) e alla Bicocca di Milano (17 per cento). Anche le medie dei voti sono basse, spesso poco sopra la sufficienza: 21,9 in Biologia, 21,2 in Chimica, 21 in Fisica.
Secondo tentativo il 10 dicembre
La seconda prova del test di accesso a Medicina 2025 si è svolta il 10 dicembre dalle 11 alle 14. I tre esami – biologia, chimica e fisica – valgono sia per il libretto universitario che per la graduatoria nazionale che dividerà gli studenti tra i vari atenei. Dopo il numero elevato di bocciature e di voti bassi del primo appello, quasi tutti hanno ritentato uno, due o tutti e tre gli esami del semestre filtro della riforma Bernini. L’esito di questa seconda e ultima prova si saprà martedì 23 dicembre. In teoria solo chi ha preso almeno 18 in tutte le materie (chimica, fisica e biologia ) può entrare in graduatoria.
Piano “B”
Molti studenti e studentesse hanno presentato ricorso. A Roma, si sono riuniti in protesta e l'associazione universitaria Udu ha annunciato che arriveranno altri appelli. Ma, per risolvere il problema alla radice il ministero dell'Università e della Ricerca ha avanzato l’ipotesi di una "sanatoria", ovvero, la possibilità di recupero dei crediti non raggiunti dopo i test. Se ci dovessero essere posti vuoti, il ministero potrebbe inserire in graduatoria anche chi non avrà conseguito la sufficienza in tutte e tre le prove. Gli studenti dovranno recuperare i crediti formativi. Una volta assegnati i primi ventimila studenti alle università, saranno queste ultime a preparare un ulteriore test per valutare il recupero del debito entro fine febbraio. Molti studenti invece hanno proposto un terzo appello.
Cosa prevedeva la riforma
La riforma prevede l’accesso libero a tre corsi erogati tra settembre e ottobre: Fisica medica, Chimica e Propedeutica biochimica e biologia. Per accedere al secondo semestre però gli studenti devono sostenere gli esami a novembre e dicembre. Coloro che vengono promossi in tutti e tre gli esami possono entrare in una graduatoria per il proseguimento degli studi. Con questa riforma però, i promossi nelle tre materie sono risultati appena il 10 per cento degli iscritti, un numero molto inferiore a quello dei posti da coprire.
Per poter assegnare a un esame universitario la funzione aggiuntiva di prova concorsuale, le legge prevede un esame scritto, uguale in tutta Italia, con 16 domande “a completamento” (frasi nelle quali manca una parola, che lo studente deve aggiungere) e 15 quiz a crocette.
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