Nelle scuole ci si contagia di Covid-19 oppure no? Le scuole sono un luogo sicuro oppure no? Ma dico io, dobbiamo discuterne? Non basta il buon senso? Secondo voi, questo virus che si trasmette per via aerea attraverso le goccioline emesse quando parliamo o respiriamo, in un’aula scolastica dove un insegnante e trenta adolescenti si ammassano per 4-5 ore al giorno, si diffonde più facilmente oppure no?

E poi, chiunque sa che tutte le malattie da batteri o da virus - la varicella, la rosolia, gli orecchioni, il morbillo - i nostri figli le prendono a scuola. Invece certi sostengono che il Covid no, non si prende a scuola! E come mai?

Forse perché il coronavirus è diverso, ha paura dei bidelli, non sopporta lo stridio del gesso sulla lavagna, o l’afrore delle ascelle degli adolescenti?

Ovviamente, le aule scolastiche sono luoghi perfetti per il contagio da Covid. E la scienza lo dimostra.  Eppure, pochi giorni fa, la stampa italiana ha sparato titoloni come: «La scuola è sicura, non c’è correlazione tra apertura delle scuole aumento dei contagi», citando uno studio di un gruppo di scienziati guidato dalla epidemiologa Sara Gandini.

Riaprire le scuole?

Certo, le scuole sono importanti per il benessere e la crescita dei nostri figli, e io non le chiuderei mai, a meno che non si dimostri che sono pericolose perché vi si diffonde il virus.

Bene: per due volte abbiamo riaperto le scuole - a settembre e a gennaio - e per due volte la curva dei contagi si è impennata. Un caso? No. Quindi a scuola ci si infetta? Ovviamente sì. E ci sono le prove scientifiche.

In due articoli fondamentali - uno pubblicato su Science l’altro su Nature Human Behavior, due delle più prestigiose riviste scientifiche del globo - gli scienziati hanno studiato l'impatto dei diversi interventi per impedire il diffondersi dell'epidemia di Covid.

Hanno esaminato ogni dato disponibile sul Covid, il primo in 41 paesi del mondo, il secondo in 173, centinaia di milioni di casi. Sapete qual è la misura più efficace per fermare l’epidemia, secondo lo studio su Science, dal titolo Valutazione dell’efficacia dei vari interventi presi dai governi contro il Covid? La chiusura delle scuole. E nell’altro articolo, gli scienziati scrivono:

«Gli interventi più efficaci comprendono il coprifuoco, il lockdown, la proibizione degli assembramenti (chiusura di negozi e ristoranti, lavoro da casa obbligatorio) e la chiusura delle istituzioni scolastiche. La chiusura delle scuole riduce l'incidenza e la mortalità del 60 per cento. Gli adolescenti tra i 10 e i 19 anni di età sono quelli che con maggiore probabilità - più degli adulti e dei bambini - diffondono il contagio nell’ambiente familiare».

 Questo dice la scienza.

Ma qualcun altro dice: le scuole sono sicure, i contagi non avvengono dentro le aule perché lì gli studenti indossano le mascherine, ma sui bus e sui treni che li portano a scuola, oppure quando gli studenti escono da scuola e si assembrano. Falso. Ci si infetta dentro le aule.

Il contagio è una questione probabilistica. Una persona infetta dal coronavirus lo trasmette attraverso le goccioline emesse quando parla o respira. Più alto il numero delle persone infette e più lungo il tempo che ci resti a contatto al chiuso e maggiore è la probabilità che ti infetti. Quindi quali sono i luoghi dove ci si contagia?

In ordine di importanza: le case, poi i luoghi di lavoro, e al terzo posto le scuole; e dopo tutto il resto. La scienza è d'accordo. E le mascherine diminuiscono il rischio di contagio, ma non lo azzerano. E c’è un pericolo in più.

Il pericolo degli asintomatici

Il Covid provoca una malattia tanto più grave quanto più anziano è il soggetto infetto. Nei soggetti tra i 10 e i 30 anni di età muore una persona ogni 1000, tra i cinquantenni 2 ogni 100, tra gli ottantenni 8 ogni 100. Poi, i giovani sotto i 20 anni hanno una probabilità di essere infettati dal virus tra 2 e 4 volte inferiore a quella della popolazione adulta, perché possiedono sulle loro cellule un numero assai minore di recettori ACE2 - quelli a cui si attacca il virus – rispetto agli anziani.

Spesso, se infettati dal virus, molti dei giovani tra i 3 e i 20 anni di età restano asintomatici. È una cosa pericolosissima: un giovane non ti accorgi che è infetto ma può diffondere il contagio. E chi contagerà? I genitori e i nonni con cui viene in contatto a casa.

Ed ecco che arriva Sara Gandini, dell’Istituto europeo di oncologia, che titola il suo studio: Nessuna prova di una associazione tra l’apertura delle scuole e la seconda ondata di Sars-Cov-2.

In questo studio, che non è stato ancora pubblicato da nessuna rivista scientifica seria, la scienziata sostiene che le scuole non sono un luogo di contagio perché il numero di contagi nella popolazione scolastica - studenti più insegnanti – è esattamente identico a quello della popolazione generale. Ehi, occhio!

Se trovi che la popolazione scolastica, composta per il 90 per cento da giovani che normalmente si infettano da 2 a 4 volte meno degli adulti, si contagia tanto quanto la popolazione generale, significa che il virus nelle scuole circola tantissimo!

Difatti Gandini scrive che tra gli insegnanti e i non docenti i contagi sono stati il doppio rispetto a quelli osservati nella popolazione generale. E chi li avrà mai contagiati? Gli studenti, è ovvio.

E se uno guarda la figura tratta dallo studio si rende conto che dopo l’apertura delle scuole i contagi aumentano, eccome, se ne accorge anche un bimbo. 

E poi, io non mi fiderei troppo di Sara Gandini, una che a marzo scorso, a inizio lockdown, scriveva:

«Lo scopo dei decreti messi in atto dal governo è evitare il contagio con un virus mortale? L’età media dei deceduti è 81 anni e il rischio riguarda soggetti con due o tre patologie croniche (l’aspettativa di vita in Italia è 83 anni). Molti precisano infatti che la causa di morte non è “per” Covid-19 ma “con” il Covid-19.

In Cina i decessi sono stati circa 3000. I migliori modelli predittivi per l’Italia stimano che avremo al massimo 4000 decessi Covid-19 alla fine dell’epidemia».

 4000 decessi? Ma se sono stati 100.000! Invece, diceva la Gandini, il coronavirus è praticamente innocuo, e bisogna lasciare aperto tutto, soprattutto le scuole, perché così la popolazione si immunizza, e prendeva a modello delle sue teorie un gruppo di scienziati di estrema destra americani guidati da un tal John Ioannidis, quello che ha ispirato la politica contro il Covid di Donald Trump, e che aveva previsto: «Se lasciamo tutto aperto negli Usa avremo al massimo 10.000 morti» Oh yes.

E come non ricordare il sublime articolo pubblicato sul sito Giap dei Wuming e subito ritirato perché pieno di errori, che Sara Gandini ha scritto assieme a Marco Mamone Capria - un professore di Perugia che dice che i vaccini sono inutili e tossici, e perciò è stato invitato dalla onorevole Sara Cunial, la paladina dei no-vax, al convegno farsa contro i vaccini alla Camera dei Deputati – in cui sosteneva che «il virus deve diffondersi» perché il Covid è come un’influenza e il lockdown era inutile. Infallibile.

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