Luglio 2021. È il 17, il giorno in cui si celebra Marcellina, la santa che educò Ambrogio, vescovo di Milano, esercitando su di lui una grande influenza. In quella data altre due donne commentano fatti di suolo vaticano: le loro parole rivelano il peso che avrebbero ricoperto in uno dei processi chiave celebrati oltretevere, quello contro il cardinale Angelo Becciu, condannato in primo grado a cinque anni e sei mesi per truffa e peculato.

«Erano ad un punto morto. Senza di te col ca*** che si faceva l’inchiesta. Siamo seri», scrive su WhatsApp Francesca Immacolata Chaouqui, la lobbista, meglio nota come “papessa”. Chaouqui, in quel momento, sta parlando con Genoveffa “Genevieve” Ciferri, grande amica del monsignor Alberto Perlasca, a sua volta grande accusatore di Becciu. Che significano quelle parole?

Il riferimento non solo è ai magistrati del papa, Alessandro Diddi e Gian Piero Milano, che prima dell’intervento delle due donne «erano a un punto morto», ma anche all’apporto della stessa Ciferri: in base a quanto emerso la sodale di Perlasca lo avrebbe convinto a inchiodare Becciu, imbeccata proprio dalla lobbista. Ora le nuove chat, scoperte da Domani, suscitano dubbi e ombre: chi suggeriva le mosse processuali a Chaouqui? Chi le anticipava date di interrogatori, ipotesi di reato, temi e argomenti su cui lo stesso Perlasca avrebbe dovuto relazionare nel famoso memoriale?

Domande a cui sta cercando di rispondere il porporato Becciu, pronto a presentare un nuovo esposto presso la procura di Roma. Di mezzo c’è la reale terzietà della giustizia vaticana. E di questo ne sono convinti anche i legali delle altre parti coinvolte: in primis quelli del finanziere Raffaele Mincione che, dopo le notizie pubblicate da questo giornale, hanno lanciato accuse nette: «Le conversazioni emerse denunciano che il processo è stato, sin dalla sua origine, gravemente falsato. L’assenza di imparzialità e la manipolazione del principale testimone d’accusa non rappresentano semplici vizi formali, ma elementi che minano la validità e la credibilità dell’intero giudizio».

Sulla stessa linea Cataldo Intrieri, difensore di Fabrizio Tirabassi, coinvolto nello stesso processo: «Appena avremo conoscenza del materiale depositato prenderemo insieme al collega Massimo Bassi le opportune iniziative – dice l’avvocato – per intanto ci auguriamo che il promotore di giustizia Diddi voglia prendere atto del gigantesco conflitto di interessi di cui è protagonista e faccia un formale passo indietro».

La missione

Andiamo avanti. Chaouqui scrive a Ciferri: «Io non ho lavorato per loro (i magistrati, ndr). Ho lavorato per il papa». Una frase che sembra suonare, ancora, come un’ammissione: quella sui condizionamenti che promotori di giustizia, gendarmeria e altri investigatori avrebbero esercitato sull’intero procedimento.

La lobbista, tuttavia, ripete più volte nelle chat con Genevieve di star compiendo quasi una missione: a favore del Papa che, a suo dire, sarebbe costantemente informato delle fasi delle indagini. «Audio consegnati», dice sempre la “papessa” – stavolta è il 2020 – all’ex amica riferendosi ai vocali registrati da Perlasca su Becciu. «Ti feed back appena li ho». «Cosa sono i feed back?», chiede Ciferri. «I riscontri – risponde Chaouqui – Quello che dice il bianco». Poi una chiamata vocale. Qualche minuto dopo è Ciferri a inoltrare un messaggio di Perlasca alla sua interlocutrice: «Sono sceso a pranzo. Bel sorriso del Santo Padre. Molto bene». Per Ciferri non ci sono dubbi: «Il Pontefice ha detto a Perlasca che Becciu ha le mani che grondano di sangue – racconta – Non ha ucciso materialmente nessuno ma evidentemente il Papa lo ritiene colpevole di aver ucciso moralmente molte persone».

Preghiere e servizi

Torniamo all’estate 2021. «Becciu pensasse a difendersi», scrive ancora Chaouqui. E Ciferri ribatte: «Ah beh certo, il da fare ce l’ha! L’anno scorso di questi tempi pensava alle vacanze! È proprio durante le vacanze di agosto che lo abbiamo cucinato». Perlasca, il 31 agosto del 2020, viene di fatto interrogato dai promotori di giustizia: nei giorni precedenti Chaouqui, come dimostrano le conversazioni con Ciferri, elenca gli argomenti su cui dovrà vertere il memoriale del monsignore: un elenco pieno di particolari su fatti e circostanze di cui solo gli inquirenti avrebbero potuto sapere.

Il 18 luglio 2021 altro scambio. Ciferri: «Deve dargli sotto con Becciu, quello di ieri era micidiale». Chaouqui: «Per Forza perché in questo processo il Papa si gioca tutto. Quello che loro non capiscono...e che io non ho lavorato per loro (gli inquirenti, ndr). Io ho lavorato per il papa». Ciferri: «Che tu hai lavorato per il Papa è chiarissimo, ma i risultato comunque li hanno ottenuti attraverso il tuo fondamentale apporto. Comunque devi rimanere indispensabile e continuare...per tutto il processo».

Dopo la pubblicazione dell’inchiesta di Domani, però, i rapporti tra le due donne sono peggiorati. Ciferri ieri ha mandato una dichiarazione alla stampa confermando di aver fatto fare un’analisi forense a Londra del suo telefonino «al fine di garantire l’autenticità delle chat».

Ciferri è interessata a comprendere di quale manipolazione fu oggetto, e dichiara anche che nel corso delle indagini «denunciò il comportamento anomalo di Chaouqui per ben tre volte presso gli apparati si sicurezza dello stato della Città del Vaticano, e cioè presso l’ufficio del promotore di giustizia Giampiero Milano, presso il commissario Stefano De Santis e presso il promotore Alessandro Diddi. Nonostante le rassicurazioni ricevute, anche da Diddi che mi prometteva testualmente “Prenderò le mie misure”, mai furono adottate misure a riguardo».

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