Nell’estate del 2019 non aveva fatto sbarcare per tre giorni 116 persone dalla nave Gregoretti della Marina Militare, ma per il giudice di Catania Nunzio Sarpietro la condotta del segretario della Lega e allora ministro dell’Interno Matteo Salvini non deve «essere ritenuta penalmente rilevante».

È scritto nelle motivazioni della sentenza del gup del tribunale etneo che, due mesi fa, aveva deciso il non luogo a procedere per il leader del Carroccio.

«Gli elementi proposti dal Tribunale per i reati ministeriali di Catania, come legittimanti il rinvio a giudizio, si sono rivelati non fondati e comunque bilanciati da altri chiari e probanti dati probatori a favore dell'inquisito, che li elidono o, comunque, li rendono contraddittori, e soprattutto inidonei a sostenere l'accusa in un giudizio dibattimentale», ha scritto il giudice, motivando la decisione del mancato processo.

Secondo l'accusa, Salvini avrebbe ritardato l'attracco della nave con a bordo i migranti. Il giudice però la smentisce: «Gli elementi acquisiti si pongono in termini di assoluta chiarezza e completezza in merito alla insussistenza del delitto ipotizzato a carico dell'imputato, e le fonti di prova non si prestano a soluzioni alternative, non apparendo interpretabili in maniera diversa». 

«La formula “il fatto non sussiste” è stata adottata perché l’imputato ha agito non “contra ius” bensì in aderenza alle previsioni normative primarie e secondarie dettate nel caso di specie. Allo stesso non può essere addebitata alcuna condotta finalizzata a sequestrare i migranti per un lasso di tempo giuridicamente apprezzabile», continua il giudice.

La reazione di Salvini

«Dopo tanti insulti, invenzioni, intercettazioni “alla Palamara” e attacchi politici di ogni genere, vedere riconosciuta, nero su bianco, la correttezza del mio operato alla guida del Viminale è fonte di grande soddisfazione», ha scritto su Facebook Salvini dopo la pubblicazione delle motivazioni.

Nel post fa anche riferimento all’altra grana giudiziaria, quella del processo sul caso analogo della Ong spagnola Open Arms: «Purtroppo a settembre, per un caso analogo sarò a processo a Palermo accusato di “sequestro di persona”, fino a 15 anni di carcere la pena prevista: spero che sarete al mio fianco, credo di avere dimostrato concretamente da Ministro dell'Interno che cosa si possa ottenere nella gestione dell'immigrazione clandestina, a difesa dell'Italia».

«Una sentenza politica»

«Il giudice ha omesso di citare le norme che non gli convenivano per la tesi assolutoria, già prospettata dalla difesa ed avallata dalla procura», afferma l’avvocato Corrado Giuliano, legale di AccoglieRete, che si era costituita parte civile nel procedimento. 

«Il Decreto sicurezza bis voluto da Salvini differenziava il naviglio militare rispetto alle navi civili con riferimento ai divieti di ingresso nelle acque territoriali. Quindi tutti i rinvii contenuti nelle motivazioni ai casi di soccorso operati dalle Ong sono ininfluenti, anche perché la Gregoretti aveva ricevuto la indicazione di un porto di sbarco dalle autorità marittime competenti di Roma e le persone erano state trattenute a bordo della nave militare per tre giorni solo per la contraria volontà del ministro dell'interno», spiega il legale.

«Salvini autorizzava lo sbarco soltanto dopo una richiesta della Procura di Siracusa. Secondo quanto dichiarato da rappresentanti della Commissione europea nel 2019 al tempo del caso Gregoretti, nessuna trattativa tra Stati UE  ai fini della relocation (il ritrasferinento verso altri paesi UE, ndr) poteva concludersi prima dello sbarco e della identificazione dei naufraghi», prosegue.

«La sentenza è evidentemente politica e non basata su presupposti giuridici, tra cui banalmente il decreto sicurezza bis di cui non viene fatta alcuna menzione nelle parti di interesse rispetto al capo di imputazione».

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