Chi si ricorda di Alexi Lalas? A USA ‘94 questo difensore americano di origini greche  – chioma scapigliata e barbetta alla Kit Carson – fece una buona impressione, al punto che il Padova volle portarlo in Italia per un paio di stagioni. Il calciatore-hippy, che fuori dal campo faceva il chitarrista in una rock band.

Rispetto ad allora, oggi è praticamente irriconoscibile: capelli corti, volto rasato, impeccabile stile giacca-e-cravatta. Ma soprattutto idee lontane anni luce dal mondo progressista. È diventato la più influente voce trumpiana nel calcio statunitense, un ambiente in genere liberal.

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A metà giugno negli Stati Uniti non è iniziato solo il Mondiale per Club, ma anche la Gold Cup, il torneo continentale del Nord e Centro America, a cui la nazionale USA si è presentata dopo una serie di prestazioni molto deludenti. Parlando al podcast First Things First, Lalas ha sostenuto che la causa di questi risultati sottotono, a un anno dal Mondiale casalingo, sarebbe da attribuire all’eccessiva “inclusività” della squadra.

«Con la diversità arrivano anche le differenze di pensiero» ha detto, suggerendo che «la natura omogenea di certi altri paesi e culture è molto più gestibile» quando si tratta di squadre di calcio.

Le posizioni politiche di Lalas era già state discusse lo scorso ottobre da Tom Dart sul Guardian, che aveva segnalato come negli ultimi tempi l’ex-calciatore – opinionista per Fox Sports – si fosse spesso espresso sul social network X in favore del Partito repubblicano e di Ron DeSantis, il governatore della Florida noto per le sue idee di estrema destra.

Contro la Nazionale di Megan Rapinoe

Nell’agosto 2023, Lalas aveva criticato la Nazionale femminile statunitense, eliminata a sorpresa dai Mondiali, dicendo che le prese di posizione a sinistra di molte sue giocatrici avevano reso la squadra «antipatica a una parte dell’America», e che senza le vittorie il calcio femminile rischiava di conseguenza di diventare «irrilevante» nel paese.

Come è avvenuto questo salto da ribelle a conservatore? Un cambiamento significativo lo si era visto già alla fine della sua carriera da giocatore negli anni Duemila, quando divenne un importante dirigente di varie squadre del campionato MLS. Volto completamente ripulito e divisa da manager indosso, Alexi Lalas ebbe un ruolo decisivo nell’acquisto di David Beckham da parte del Los Angeles Galaxy nel 2007, che fu uno dei più grandi colpi della storia del calciomercato statunitense. In seguito è poi diventato un apprezzato commentatore tv, dallo stile elegante ma pungente.

La retorica MAGA e la madre poeta

A leggerlo o a sentirlo parlare, è chiaro che non si tratta del classico trumpiano: Lalas è molto più posato e attento a quel che dice, anche se la sua tendenza politica è esplicita.

Non dice chiaramente che nella nazionale USA ci sono troppi neri o latinoamericani, anzi specifica che la questione dell’inclusività può essere legata all’etnia come anche alla provenienza geografica (suggerisce, per esempio, che sarebbe meglio selezionare giocatori originari dalla stessa area, come quella di New York o della California meridionale). Ma gli echi della retorica MAGA sono forti, quando sottolinea che «diversità» e «inclusività» rappresentano degli ostacoli.

Le posizioni di Lalas appaiono ancora più insolite considerando che sua madre è la poeta Anne Harding Woodworth, nel 2022 autrice dell’opera Gender: Two Novellas in Verse che tratta di identità di genere e sembra essere quanto di più lontano dalle idee di Trump. Kevin Baxter, che nel novembre del 2024 lo ha intervistato per il Los Angeles Times, ha scritto che «se una volta Lalas sembrava un hippy, non ha mai votato come uno di essi».

È stato lo stesso ex-difensore a chiarire che il suo atteggiamento giovanile non fosse davvero connesso a idee di sinistra: «Siamo onesti, negli anni Novanta, il grunge era di moda. Era un elemento di fashion di quell’epoca. Ho votato per Trump più volte, orgogliosamente – ha detto lo scorso aprile a The Athletic – sono felice del modo in cui sta gestendo il paese e di ciò che sta facendo».

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