L’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali ha rilasciato un rapporto in cui si evidenzia una tendenza discriminatoria durante i fermi nei confronti delle persone appartenenti a minoranze etniche.

Secondo il documento riportato dal Guardian, quest’ultime sono perquisite più regolarmente in tutto il territorio, con alcuni picchi in altri paesi. Per esempio, quasi la metà degli immigrati e dei discendenti di immigrati dall’Africa sub-sahariana in Austria sono stati fermati dalla polizia nell’ultimo anno, rispetto al 25 per cento della popolazione generale. Non è un caso se lo scorso anno, Amnesty International ha denunciato che all’interno delle forze di polizia austriache ci sia del «razzismo istituzionale». La polizia croata, invece, è accusata di numerosi aggressioni e abusi nella rotta migratoria dei Balcani.

Un terzo di persone di etnia rom sia in Croazia che in Grecia sono stati fermati, rispetto al 18 e al 17 per cento del resto della popolazione. Il Consiglio d’Europa più volte ha rivolto critiche alle autorità croate e greche per la loro risposta inadeguata alle continue discriminazioni nei confronti delle minoranze, dei rifugiati e di persone lgbt. In Spagna, invece, solo il 4 per cento della popolazione generale ha riferito di essere stata fermata dalla polizia, mentre per gli immigrati nordafricani intervistati la percentuale sale al 14 per cento; e al 32 per cento per i rom. 

L’anno scorso il Consiglio d’Europa ha affermato che i percorsi formativi contro la discriminazioni effettuati per gli agenti della polizia hanno dato esiti positivi, tuttavia rimangono ancora criticità per il profiling etnico da parte dei poliziotti quando chiedono i documenti d’identità per strada.

Nel Regno Unito le percentuali sono più basse. Il 3 per cento della popolazione generale è stato fermato dalla polizia contro il 5 per cento delle persone provenienti o discendenti dall’Africa subsahariana e il 10 per cento di nomadi.

Secondo il rapporto, le forze di polizia esaminate – 27 stati membri più il Regno Unito e la Macedonia del Nord – hanno fermato più spesso uomini, giovani, persone di minoranze etniche, musulmani o persone che non si identificano come eterosessuali. Gli agenti hanno perquisito o chiesto i documenti d’identità a una persona appartenente a una minoranza etnica su tre, rispetto al 14 per cento della popolazione generale, definita come tutti i gruppi esaminati. Quattro persone su cinque nella popolazione generale hanno detto che la polizia li ha trattati con rispetto, rispetto al 46 per cento dei gruppi minoritari.

Se il profiling discriminatorio è illegale in tutta Europa, in alcuni paesi più dell’80 per cento delle persone intervistate hanno percepito il loro più recente fermo da parte della polizia come un esempio di profiling. La percezione è più comune tra gli immigrati e i discendenti di immigrati dall’Asia meridionale in Grecia (89 per cento) e i rom nei Paesi Bassi (86 per cento) e in Portogallo (84 oer cento).

Michael O’Flaherty, il direttore della dell’Agenzia che istituito il rapporto, ha detto al Guardian: «Tutti hanno il diritto di essere trattati allo stesso modo, anche dalla polizia. Un anno fa, le proteste di Black Lives Matter hanno sottolineato la necessità di affrontare il razzismo e la discriminazione che sono ancora troppo comuni nelle nostre società. È tempo di ricostruire la fiducia tra tutte le comunità e garantire che gli arresti della polizia siano sempre giusti, giustificati e proporzionati».

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