Le unità dell’Antiterrorismo francese, in coordinamento con quelle italiane, hanno eseguito dieci mandati di arresto nell’ambito dell’operazione “Ombre rosse” nei confronti di alcuni ex terroristi di estrema sinistra condannati e rifugiati in Francia. Tre di loro (Luigi Bergamin, Maurizio Di Marzio e Raffaele Ventura) sono attualmente in fuga mentre gli altri sette sono stati arrestati su richiesta dell’Italia. Ecco qui l’identikit degli arrestati:

Giorgio Pietrostefani

È nato all’Aquila il 10 novembre del 1943. Figlio del prefetto di Arezzo aderisce in giovane età al movimento studentesco e si laurea in architettura. Poco dopo, insieme ad Adriano Sofri, fonda il gruppo di sinistra extraparlamentare Lotta Continua e diventa responsabile del servizio d’ordine.

Venne arrestato per la prima volta nel 1988 quando era dirigente delle Officine meccaniche reggiane. Attualmente è condannato a 22 anni di carcere con l’accusa di essere il mandante dell’omicidio del commissario della Polizia Luigi Calabresi. Come esecutori materiali dell’assassinio sono stati invece condannati Ovidio Bompressi, il quale ha ricevuto la grazia presidenziale nel 2006) e Leonardo Marino.

Pietrostefani si è sempre dichiarato innocente e ha scontato soltanto i primi due anni di prigione prima di rifugiarsi in Francia sotto la protezione della dottrina Mitterrand approfittando di una temporanea scarcerazione per la revisione del processo. La pena gli è stata ridotta a 16 anni e nel 2027 andrà in prescrizione.

Marina Petrella

È nata a Roma il 23 agosto 1954. Dopo essere entrata a far parte di Autonomia Operaia confluisce nel 1976 tra le fila delle Brigate Rosse romane con il nome di battaglia “Virginia”. Ha subìto una condanna all’ergastolo nel processo Moro Ter per via delle azioni compiute dai brigatisti dal 1977 al 1982. In quel processo ci furono 153 condanne e solo 20 assoluzioni. Nello specifico è stata condannata all’ergastolo per l’omicidio di un agente di polizia, per tentato sequestro e tentato omicidio, sequestro di un magistrato, per rapina a mano armata e vari attentati.

Dopo la sentenza riesce a scappare in Francia. Il 21 agosto del 2007 venne arrestata durante un controllo stradale e la Corte d’appello di Versailles concesse l’estradizione alle autorità italiane. Nel 2008 le autorità carcerarie temono per la sua salute visto che Petrella era entrata in depressione e rischiava il suicidio, arrivando a pesare fino a 39 chili. Proprio per questo venne scarcerata e tenuta sotto sorveglianza in attesa dell’estradizione finale che però non venne mai concessa dal governo di Sarkozy. Nella scelta dell’ex presidente francese ha influito il parere della moglie Carla Bruni e della sua cognata che ha visitato Marina Petrella in carcere e ha riportato le sue gravi condizioni di salute. Marina Petrella è sorella di Stefano Petrella ed ex moglie di Luigi Novelli, entrambi brigatisti.

Enzo Calvitti

Nato a Mafalda in provincia di Campobasso il 17 febbraio 1955, deve scontare  una pena di 18 anni, 7 mesi e 25 giorni e 4 anni di libertà vigilata per i reati di associazione sovversiva, banda armata, associazione con finalità di terrorismo, ricettazione di armi. Calvitti è stato un militante negli anni Settanta del collettivo studentesco e operaio del Policlinico ed è accusato degli attentati avvenuti a Roma a Raffaele Cinotti (agente di custodia del carcere di Rebibbia) , Sebastiano Vinci e Nicola Simone (ex dirigente della Digos). Inizialmente era considerato uno stratega dei brigatisti, ma negli ultimi tempi veniva considerato uno scissionista. Si era staccato dal Partito Comunista Combattente e dall’Unione Comunisti Combattenti per fondare un nuovo gruppo.

Sergio Tornaghi

Nato a Milano il 24 marzo 1958 militava nella colonna delle Brigate Rosse dal nome “Walter Alasia”, attiva principalmente dal 1977 al 1983 e che prese il nome dal brigatista ucciso durante uno scontro a fuoco durante un arresto da parte di due agenti. Tornaghi deve scontare l’ergastolo per partecipazione a banda armata, propaganda e apologia sovversiva, pubblica istigazione, attentato per finalità di terrorismo e di eversione, detenzione e porto illegale di armi e violenza privata. È stato condannato per l’omicidio del direttore generale della Marelli, Renato Briano, e per concorso negli omicidi del direttore sanitario del Policlinico di Milano Luigi Marangoni e del maresciallo della Polizia penitenziaria Francesco Di Cataldo.

Giovanni Alimonti

Nato a Roma il 30 agosto del 1955, deve espiare 11 anni, 6 mesi e 9 giorni di reclusione e 4 anni di libertà vigilata per banda armata, associazione con finalità di terrorismo, concorso in violenza privata aggravata, concorso in falso in atti pubblici e altri reati. “Checco”, questo il nome di battaglia di Alimonti, era una colonna portante della frangia romana delle Br. Aveva un ruolo fondamentale, il suo lavoro da centralinista lo fece diventare la talpa all’interno della Camera. Tra i vari reati è stato condannato per l’omicidio del vice dirigente della Digos di Roma, Nicola Simone (gennaio 1982).

Roberta Cappelli

Romana, classe 1955 è condannata all’ergastolo con isolamento diurno per un anno per associazione con finalità di terrorismo, concorso in rapina aggravata, concorso in omicidio aggravato, attentato all’incolumità. È considerata implicata negli omicidi del generale dell’Arma dei carabinieri Paolo Galvaligi, dell’agente di polizia Michele Granato, del vice questore Sebastiano Vinci e degli attentati al segretario democristiano di San Basilio a Roma Domenico Gallucci e del vicequestore Nicola Simone.

Narciso Manenti

Nato a Telgate nella provincia di Bergamo il 22 novembre 1957 entra a far parte dei «Nuclei armati contropotere territoriale». È stato condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, assassinato proprio a Bergamo il 13 marzo 1979. Oltre all’ergastolo si sommano altre condanne per ricettazione e porto abusivo di armi nonché per associazione sovversiva e partecipazione a banda armata.

© Riproduzione riservata