Nell’ultimo periodo c’è stato un risveglio dell’interesse per il ri-utilizzo di “parti non consumate” nel cibo per animali. Si è iniziato a riconoscere che le ossa, le frattaglie e altri tagli meno pregiati possono avere un grande valore nutrizionale per i cani, non solo in termini di proteine, ma anche di minerali, vitamine e collagene
Questo articolo è tratto dal nostro mensile Cibo, disponibile sulla app di Domani e in edicola
Lo diamo al cane. Fino a qualche decennio fa questa frase risuonava come una soluzione semplice e naturale quando si trattava di scarti alimentari o avanzi del pranzo. Un gesto che, senza troppi pensieri, si traduceva in un atto di generosità verso il compagno a quattro zampe, ma che allo stesso tempo rifletteva un momento storico in cui le risorse erano limitate e ogni scarto aveva il suo posto.
Gli avanzi, infatti, erano una parte naturale della vita quotidiana, specialmente in un’epoca in cui non esistevano i metodi di conservazione alimentare moderni e le persone tendevano a cucinare abbondantemente spesso per rispondere a esigenze collettive o familiari.
Per questo motivo la ciotola di Fido era sovente il destino finale di ciò che restava, che si trattasse di pezzetti di carne, croste di pane o verdura. E spesso, nei pranzi di famiglia o al ristorante, non era raro vedere qualcuno chiedere una vaschetta per portare via gli avanzi del pasto destinati al proprio amico a quattro zampe. Il cane, infatti, è un animale opportunista, capace di nutrirsi di ciò che gli viene offerto, a condizione che soddisfi i suoi bisogni nutrizionali.
Ma nonostante la sua alimentazione non fosse gourmet e fosse per lo più composta da ciò che restava, il cane ha sempre instaurato con l’uomo un legame profondo e speciale. In cambio di ciò che gli veniva offerto, il cane non chiedeva altro che compagnia, affetto e lealtà, donando un amore incondizionato che andava ben oltre il semplice osso avanzato dalla bistecca del padrone o la pasta lasciata dal nipotino di turno.
Il legame che unisce l’uomo al cane resta, dunque, oggi sempre lo stesso di ieri: un atto di cura reciproca. Ma a ben guardare, quella frase “lo diamo al cane” oggi suonerebbe un po’ strana e diversa. Il concetto di nutrire il nostro cane con gli avanzi, è stato sostituito da una consapevolezza maggiore riguardo le esigenze nutrizionali specifiche degli animali domestici. Oggi, grazie alla ricerca e alla cura nella scelta dei cibi, si è più attenti a offrire un’alimentazione bilanciata e pensata appositamente per il loro benessere.
L’evoluzione della dieta
L’industria alimentare ha cominciato a sviluppare prodotti specifici per gli animali domestici a partire più o meno dal XX secolo. I primi alimenti per cani commercializzati, come le crocchette, erano spesso basati su farina di carne e ossa, come residuo di scarti industriali della lavorazione della carne. Inizialmente, l’approccio nutrizionale era limitato, e molte delle ricette per cibo per cani erano formulate proprio dai ritagli di carne che non venivano usati per l’alimentazione umana.
Con il passare degli anni e l’avanzare delle conoscenze in nutrizione animale, la composizione degli alimenti per cani è diventata sempre più sofisticata. L’obiettivo è stato quello di migliorare la qualità del cibo dell’animale domestico, adattandolo alle esigenze nutrizionali dell’animale e scegliendo ingredienti di qualità superiore, spesso di origine animale, ma non necessariamente considerati scarti come le ossa o le frattaglie.
In particolare, negli ultimi decenni, il mercato degli alimenti per animali domestici ha subito una notevole trasformazione, passando dai negozi specializzati alla grande distribuzione, con prodotti confezionati in modo accattivante, con packaging lucidi e immagini invitanti.
Le strategie di marketing che hanno rivoluzionato altri settori sono state adottate anche in questo ambito e le vendite di alimenti per animali domestici hanno superato quelle dei cibi per bambini, segnando un cambiamento fondamentale. A partire da quel momento, gli spazi sugli scaffali dei supermercati dedicati a questi prodotti si sono espansi con l’ingresso di nuovi marchi.
Ha fatto dunque il suo ingresso sul mercato la categoria degli alimenti “premium” e “super premium”, con produttori che li promuovevano come più nutrienti rispetto ai precedenti, proponendo formule differenziate per cuccioli, adulti, cani da lavoro e animali anziani.
Tuttavia, nonostante la dicitura “premium”, questi alimenti continuavano a essere prodotti secondo standard tradizionali, con una composizione caratterizzata da elevati livelli di carboidrati e bassi contenuti proteici. Il cambiamento più significativo è avvenuto quando i consumatori, più consapevoli dell’importanza della nutrizione per la propria salute, hanno cominciato a focalizzarsi maggiormente anche sull’alimentazione dei propri animali.
L’attenzione si è spostata sulla lettura delle etichette, con un crescente disappunto nei confronti di ingredienti come conservanti chimici e additivi.
In risposta a questa crescente richiesta di trasparenza e qualità, molti produttori hanno eliminato i conservanti artificiali, sostituendoli con vitamine naturali, come la vitamina C ed E. Sono poi arrivati sul mercato alimenti sempre più specializzati, progettati cioè per rispondere anche a specifiche esigenze terapeutiche, come la gestione di malattie o condizioni particolari. Questo sviluppo ha contribuito a diffondere l’idea che la nutrizione animale fosse un campo complesso e che richiedesse il supporto di esperti per garantire un’alimentazione adeguata e mirata.
Corsi e ricorsi…
Come spesso accade però, e la storia lo conferma, nell’ultimo periodo c’è stato un risveglio dell’interesse per il ri-utilizzo di “parti non consumate” nel cibo per animali. Si è iniziato a riconoscere che le ossa, le frattaglie e altri tagli meno pregiati possono avere un grande valore nutrizionale per i cani, non solo in termini di proteine, ma anche di minerali, vitamine e collagene.
In effetti, molte di queste parti contengono diversi nutrienti essenziali che, se ben trattati, possono arricchire la dieta del cane, promuovendo la salute delle articolazioni, migliorando la digestione e la pelle.
L’uso delle ossa o dei prodotti derivati da esse ha trovato dunque nuova popolarità grazie all’influenza di tendenze alimentari come il “raw feeding”, la dieta cruda, che propone un’alimentazione più naturale e simile a quella che i cani avrebbero avuto nel loro ambiente selvatico. In questo contesto, l’uso di scarti animali come ingredienti principali non viene più visto come una “soluzione di seconda scelta”, ma come una pratica che valorizza l’intero animale e riduce gli sprechi, in linea con una maggiore consapevolezza ecologica.
Sebbene i produttori aggiungano vitamine e minerali ai mangimi industriali per compensare la perdita di nutrienti causata dal calore durante il processo di produzione, alcuni critici sollevano dubbi sull’efficacia di questi supplementi rispetto ai nutrienti naturali, suggerendo che i mangimi industriali potrebbero non contenere tutti gli elementi nutritivi necessari. Addirittura alcune ricerche hanno dimostrato che il calore nel processo di produzione dei mangimi può alterare la digeribilità degli amminoacidi.
Proprio perché ci sono molte discussioni sugli effetti sulla salute derivanti dai mangimi industriali, molti proprietari riportano reali miglioramenti nel benessere dei loro animali dopo aver adottato una dieta Barf (Bones And Raw Food), cioè un’alimentazione a base di cibo crudo. La dieta Barf, ideata dal Dott. Ian Billinghurst, consiste nell’alimentare cani, gatti e altri carnivori con carne cruda, ossa edibili ed organi: cibo non cotto, biologicamente appropriato, che l’animale dovrebbe, o comunque potrebbe, scegliere da sé.
I sostenitori della dieta naturale ritengono infatti particolarmente importante sapere esattamente cosa mangia l’animale, cosa che risulta un po’ complicata con i mangimi industriali, dove gli ingredienti sono spesso difficili da riconoscere. Inoltre, un ulteriore malcontento sulla qualità deriva dal fatto che spesso, i mangimi industriali, soprattutto quelli secchi (come i croccantini), contengono troppi cereali, il che non è proprio l’ideale per cani e gatti (i gatti, ad esempio, sono carnivori stretti e hanno difficoltà a digerire i cereali).
I proprietari che scelgono la dieta Barf riportano che i loro animali hanno denti sani grazie a una masticazione prolungata di carne fresca, un pelo molto lucido, meno problemi alle articolazioni e in generale un sistema muscolo-scheletrico più sano e forte, anche a livello di tendini e legamenti. Non stupisce che questa scelta offra diversi vantaggi, soprattutto per i cani con problemi di salute ed esigenze nutrizionali specifiche. Insomma, dopo aver mangiato gli avanzi della tavola e aver provato le crocchette premium, siamo tornati alle origini: oggi il cane ha un’alimentazione che profuma di passato, ma con tutta la cura e l’affetto di sempre.
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