Lo chiamano il “codice della strage”: la mobilitazione nazionale per dire “no” al nuovo Codice della strada che verrà votato a giorni in Parlamento coinvolge già una trentina di città. A Roma l'appuntamento è il 10 marzo alle 11 a piazza Santi Apostoli.

A opporsi sono le associazioni dei familiari delle vittime della strada e altre realtà da tutta Italia, che hanno fatto partire un primo mail bombing indirizzato a chi siede in parlamento e su questa riforma voterà nei prossimi giorni. «Qualora fossi la prossima vittima stradale innocente causata dal Nuovo Codice, la responsabilità politica della stessa ricadrebbe anche su chi – tra voi – voterà a favore o comunque non farà nulla per fermare il Nuovo Codice della Strage», si legge nella mail. La Camera potrebbe approvare il disegno di legge già la prossima settimana, poi il passaggio al Senato. Senza modifiche a palazzo Madama, il ddl diventerà esecutivo dando delega al governo di riscrivere il codice della strada.

Le criticità

Il ddl «andrebbe riscritto in toto coinvolgendo le associazioni che si occupano di sicurezza stradale, perché è proprio l’aspetto che questa riforma peggiora fortemente», spiega Francesca Chiodi, presidente del Movimento Diritti dei Pedoni. «Avremo meno tutela dalla violenza stradale, che ha fatto in Italia 2 milioni di feriti in dieci anni. Nonostante i proclami, è un codice che toglie sicurezza stradale ai cittadini».

Velocità

«Non penso sia una soluzione obbligare tutti ad andare a 30 all’ora in tutta la città, tassare i lavoratori che circolano in auto o in furgone o riempire le strade di autovelox indiscriminati per fare cassa». È questo il mantra del ministro alle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini. La criticità principale, invece, sarebbe proprio l’approccio alla velocità. «È la prima causa degli scontri più gravi, anche mortali. E in questo codice non c'è niente in questo senso», spiega Stefano Guarnieri dell’associazione Lorenzo Guarnieri onlus. Anzi, c'è una maggiore difficoltà per i comuni a istituire le zone 30 e installare autovelox. Autovelox che, giura Salvini, «non devono servire a fare cassa». «Ma se una persona rispetta i limiti di velocità non prende nessuna multa, no?», chiosa Guarnieri. Delle zone 30 poi «non bisognerebbe farne una questione politica: sono in vigore a Olbia, dove c'è un sindaco di centrodestra, o a Treviso dove il primo cittadino viene dalla Lega. Come sempre si approccia la sicurezza stradale in maniera ideologica. Non dovrebbe essere così».

Nel codice che verrà mancano poi forme di incentivazione di mobilità alternativa. Quella ciclistica, dice Guarnieri, «viene anzi penalizzata, con l’eliminazione di previsioni come la casa avanzata», cioè lo spazio riservato alle bici davanti alla linea di arresto dei veicoli a motore «che permette ai ciclisti di aspettare il verde in una posizione più visibile» e partire prima. Anche la delega al governo a introdurre l’obbligo generale di casco, targa e giubbotto riflettente per le bici, equiparandole ai veicoli a motore in deroga alla normativa Ue, andrebbe in questo senso.

L’assenza di sicurezza stradale è la prima causa di morte per le e i giovani sotto i trent’anni. Ma l’approccio, spiega in un documento elaborato per la campagna Andrea Colombo, consulente legale esperto di mobilità e sicurezza stradale, è «tutto repressivo, incentrato sulle cause di circa il 5% degli incidenti, sull’onda dei casi mediatici: “ubriachi”, “drogati”, eccetera». Cause che salgono a un terzo del totale degli scontri “gravi”, spiega Stefano Guarnieri, che salva parzialmente questo aspetto del nuovo impianto.

Suo figlio Lorenzo, 17 anni e mezzo, fu investito e ucciso a Firenze nella notte fra il 1 e il 2 giugno 2010 da un fornaio di 45 anni, Piero Passerò, al volante sotto effetto di alcol e droghe. Ora nel nuovo codice, dice Guarnieri, «la formula usata non è più “sotto l'effetto di stupefacenti” ma “dopo aver assunto stupefacenti”. Ed è l’unica nota che, da famigliare di vittima della strada, non butterei via, in un quadro per il resto molto critico». Perché anche le sanzioni rischiano di essere inefficaci: a cominciare dalla nuova sospensione breve della patente per chi guida al cellulare, prevista solo per chi ha meno di 20 punti sulla patente: «Sono 800mila automobilisti, meno del 3% del totale», dice Guarnieri. «Non cambia niente».

I dati

Più di 3mila persone sono morte «in collisioni sulle strade nel 2022, con un aumento del 9% rispetto al 2021. 223.475 sono stati i feriti», spiega Fiab, Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta. Il 73% delle collisioni avviene in città. E le principali cause di morte sono eccesso di velocità, guida distratta e mancata precedenza ai pedoni sugli attraversamenti. In Italia le vittime in strada sono 53 per milione di abitanti. In Spagna 36, in Germania 34 e in Gran Bretagna 26. La riforma «limita l’autonomia di azione delle amministrazioni comunali, attacca e depotenzia Ztl, aree pedonali, sosta regolamentata, controlli elettronici e mobilità ciclistica», dice Fiab. Viene proposta «per salvare vite in strada», ma «prefigura il persistere della strage».

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