Al parco Keukenhof, il più grande al mondo per quantità di bulbi e il più famoso dei Paesi Bassi, sbocciano ogni anno più di sette milioni di fiori tra tulipani, narcisi e altri. Non lontano da questa oasi multicolore sorge un vivaio altrettanto importante, il De Toekomst, il complesso sportivo dell’Ajax dove crescono i calciatori di domani.
Nove campi da calcio e infrastrutture all’avanguardia compongono l’accademia, che accoglie circa 200 giovani, da sempre tra le più prolifiche d’Europa. Ma a farle una spietata concorrenza nel paese c’è ora quella dell’AZ Alkmaar, la cui formazione under-19 ha vinto nel 2023 la Uefa Youth League, la Champions dei piccoli, e che negli ultimi anni ha formato campioni che la Serie A conosce bene: Koopmeiners, Reijnders, Beukema. Insomma, nei Paesi Bassi sanno come valorizzare i propri vivai.

I modelli

Ajax e AZ hanno due modelli di crescita affini, ma diversi. Non è un caso che il nome del centro sportivo dell’Ajax si traduca in “futuro”. Qui, grazie a un budget annuale di 4.5 milioni di euro dedicato alla formazione, i lancieri individuano e allenano ragazzi dai 7 ai 19 anni attraverso una struttura ramificata e profonda che li divide in sette selezioni. Farne parte significa essere nell’élite del calcio olandese perché il club ha davvero pochi avversari quando si tratta di produrre giocatori di livello mondiale. Frenkie de Jong e Matthjis de Ligt, ad esempio, sono alcuni degli ultimi diamanti sgrezzati dell’Ajax, ceduti poi a peso d’oro, consentendo così alla squadra di generare profitti astronomici e alimentare la tenuta delle giovanili.

Come si accede

Se uscire dalla raffineria è più facile, perché non mancano le società pronte a fare follie per i pezzi rari, entrarci è decisamente più complesso. Senza un talento in grado di attrarre uno degli oltre 50 scout, la maggior parte dei quali collabora con le squadre amatoriali sparse in tutto il paese con particolare concentrazione nella capitale Amsterdam, l’unica altra via per farsi notare sono i Talent Days. Si tratta di giornate, organizzate più volte all’anno, che permettono di vivere l’esperienza di un allenamento in stile Ajax e poi, eventualmente, di ottenere un provino per l’accademia in cui il credo tramandato è il cosiddetto modello TIPS (tecnica, intuizione, personalità e velocità), che fa dell’offensività e della creatività i presupposti di crescita.

A minacciare questa strategia finora vincente è la scuola dell’AZ Alkmaar, il convitato di pietra del calcio olandese che ha trovato la chiave per risollevarsi dopo una fase di declino. Sull’orlo del fallimento una decina di anni fa, il club ha deciso di investire i pochi soldi rimasti nello sviluppo del suo settore giovanile puntando, al di là delle solite basi tecniche e fisiche, sul monitoraggio del fattore cognitivo.
Per produrre in casa talento, anziché comprarlo, e rendersi pienamente sostenibile, ecco che l’AZ ha iniziato a valutare il potenziale cerebrale applicato al gioco dei suoi giovani, grazie alla collaborazione con società di analisi come BrainFirst. L’abilità e la velocità di assorbimento delle informazioni, il modus operandi nel processo decisionale e nell’effettivo controllo delle azioni sono gli elementi osservati, capaci di restituire al meglio una stima della predisposizione calcistica. Il processo, però, richiede pazienza. Le prime differenze a livello cognitivo si intravedono a 12-13 anni, un’età per cui il cervello è ancora considerato immaturo. Costringe ad aspettarne almeno altri tre, quando i punteggi restituiti diventano sufficienti per capire chi ha la stoffa del mestiere.
Investire in ragazzi dotati di intelligenza superiore alla media è l’asso nella manica dell’AZ, che sta già raccogliendo i frutti come testimoniato dal percorso schiacciante dell’under-19 in Uefa Youth League e dalla quantità di stelline apparse recentemente. Tra gli undici giocatori della rosa con più minuti in stagione ci sono sei under-23, mentre nell’Ajax addirittura nove. Non si dica che i calciatori, almeno nei Paesi Bassi, sono tutto piede e niente testa.

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