In Vaticano è lite sul prelato sardo. Inizialmente il decano Re aveva detto che poteva partecipare. Il camerlengo ha poi rivelato che il papa voleva escluderlo. E Parolin ha mostrato “prove” firmate
Da diverse parti del mondo i cardinali continuano ad arrivare a Roma per le esequie del papa e per partecipare – in teoria tutti, compresi i non elettori ultraottantenni, nel complesso ben 252 – alle congregazioni generali, in corso dal giorno successivo alla morte di papa Francesco e fino alla vigilia del conclave. In queste riunioni cruciali per preparare l’elezione del papa subito si è imposto, com’era prevedibile, il caso del cardinale Angelo Becciu.
Il settantaseienne prelato sardo è stato tra i più stretti collaboratori di Bergoglio. Dapprima con l’incarico di sostituto della Segreteria di stato, paragonabile a quello di un ministro dell’Interno, e poi come prefetto dell’organismo curiale che si occupa delle cause dei santi, cioè dei processi di beatificazione e canonizzazione.
Nel 2020 vengono presentate al pontefice accuse di peculato nei confronti di Becciu, che in un’udienza di lavoro con Bergoglio viene drammaticamente privato dei diritti connessi al cardinalato. La clamorosa decisione papale precede di quasi un anno l’inizio di un complicato e lungo processo davanti al tribunale dello stato vaticano che riguarda anche una decina di persone per un investimento immobiliare londinese.
Si tratta di una misura senza precedenti nei confronti del cardinale, che lo storico Alberto Melloni – certo non ostile al pontefice scomparso e ora autore di un libro delle elezioni papali (Marietti1820) – ha definito abrasivamente «crocifissione preventiva». Alla fine nel 2023 arriva per Becciu la condanna in primo grado a cinque anni e mezzo. Ma dopo un procedimento tortuoso molto criticato, come mostra con ricchezza di elementi e argomentazioni il libro, appena uscito, dei giuristi Geraldina Boni, Manuel Ganarin e Alberto Tomer (Marietti1820), e come risulta da un sito svizzero (www.andreapaganini.ch) che segue sin dall’inizio il caso Becciu raccogliendo centinaia di articoli.
Nel frattempo il prelato, che è in attesa del processo di appello, era stato tuttavia invitato da papa Francesco a partecipare a liturgie e cerimonie come gli altri cardinali. E il cardinale sardo ha partecipato anche alla solenne celebrazione pasquale dopo la quale il pontefice, con sforzo enorme e commovente, ha pronunciato le parole latine – le sue ultime pubbliche – della benedizione urbi et orbi, alla città di Roma di cui è stato vescovo e al mondo.
Le due versioni
Becciu sta partecipando sin dall’inizio alle congregazioni generali e il suo caso è esploso per la sua richiesta di entrare in conclave come elettore. Da due diverse fonti risulta a Domani che in un primo tempo il decano del collegio, il novantunenne bresciano Giovanni Battista Re, non avendo disposizioni scritte da parte del pontefice defunto, gli avrebbe detto di essere favorevole.
Secondo queste notizie, nelle ore successive Re, curiale di lunga esperienza che ha il compito di condurre le congregazioni generali, avrebbe però incontrato il collega statunitense di origini irlandesi Kevin Joseph Farrell, che per un ventennio è stato membro dei legionari di Cristo. Il settantasettenne prelato – che ricopre il ruolo antichissimo di camerlengo di Santa romana chiesa e in questa veste presiede alla sede vacante – avrebbe comunicato al cardinale decano la volontà di papa Francesco, espressagli tempo fa soltanto a voce, che Becciu non entrasse in conclave.
A questo punto le due fonti riferiscono che Re avrebbe chiesto al collega sardo un passo indietro. Becciu però gli avrebbe detto di non essere disposto a farlo. Poi in congregazione generale, informazioni su questo nodo sarebbero state chieste da un cardinale e il decano avrebbe risposto che c’era un accordo tra lui e il prelato sardo.
Immediatamente il cardinale Becciu avrebbe replicato, esponendo punto per punto i fatti e confermando l’intenzione di non rinunciare al suo dovere di eleggere il papa, non essendovi un documento del pontefice a dimostrare l’affermazione del camerlengo. Il quale sarebbe rimasto in silenzio. Molto saggiamente allora i cardinali avrebbero deciso di trattare la questione più avanti, quando tra l’altro i presenti saranno più numerosi degli oltre cento di questi primi giorni.
Ieri sera un altro colpo di scena: il cardinale Pietro Parolin avrebbe mostrato a Becciu due lettere dattiloscritte e siglate dal pontefice con la F che lo escluderebbero dal conclave: una del 2023 e l’altra dello scorso mese di marzo quando il papa affrontava l’ultima gravissima malattia. Il cardinale sardo avrebbe preso atto, ma non è chiaro se farà un passo indietro o se dovranno essere le congregazioni generali a decidere.
La teoria medievale
A sostenere l’opportunità di trattare la questione nelle riunioni dei cardinali è una teoria molto suggestiva, elaborata da canonisti e teologi medievali. Secondo uno di loro, Egidio Romano, «la potestà papale rimane nella chiesa, ossia nel collegio dei cardinali». A fargli eco è Agostino Trionfo, detto l’Anconitano, quando afferma che la «potestà del papa è perpetua» ma nello stesso tempo «non può perpetuarsi nel papa, poiché anch’egli muore, alla stregua degli altri uomini».
Nelle congregazioni generali durante la sede vacante è dunque la chiesa intera a dibattere, eventualmente anche con durezza. E dopo la teorizzazione della collegialità da parte del concilio Vaticano II, per attuare tra l’altro il metodo sinodale di consultazioni a ogni livello introdotto durante il pontificato di Francesco, si potrebbe pensare che in futuro anche queste riunioni – se non lo stesso conclave – possano essere aperte a rappresentanze laiche, soprattutto femminili.
Il caso Becciu è così entrato nelle discussioni e nelle manovre che stanno preparando l’elezione del papa. Come del resto è sempre successo nella storia e mostra l’esempio letterariamente più alto. Tra il 1462 e il 1463 negli straordinari Commentarii (Adelphi) il papa umanista Pio II raccontò infatti in prima persona le trattative da lui stesso condotte con grande abilità prima del conclave dal quale nel 1458 era uscito eletto.
© Riproduzione riservata