Andrea Bonafede, il geometra che per tanto tempo ha prestato la sua identità al boss di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro durante l’ultimo periodo della sua latitanza, è stato condannato dal gup di Palermo a 14 anni di carcere. L’uomo era imputato di associazione mafiosa e concorso in falso.

Secondo i carabinieri del Ros aveva prestato la sua identità a Matteo Messina Denaro falsificando i documenti per permettergli di eseguire le terapie alla clinica La Maddalena di Palermo. Inoltre, dalle indagini è emerso che la prima casa di Campobello di Mazara dove ha trascorso parte della sua latitanza il boss di Castelvetrano venne affittata nel 2007 da Andrea Bonafede.

In un altro processo, invece, la procura ha chiesto la condanna a 15 anni per la cugina del geometra, Laura Bonafede, considerata la compagna di Matteo Messina Denaro. Era stata arrestata nell’aprile del 2023 nelle indagini che hanno fatto seguito la cattura del boss di Castelvetrano. Ora si trova a processo per associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti, Laura Bonafede avrebbe provveduto alle necessità di vita quotidiana di Messina Denaro, durante la pandemia avrebbe anche fatto la spesa per fargli avere rifornimenti temendo che potesse essere contagiato dal Covid e non potesse uscire, e inoltre avrebbe anche condiviso con lui un linguaggio cifrato per tutelare l'identità di altri protagonisti della rete di protezione del boss e curato con maniacale attenzione la sua sicurezza.

La maestra è considerata uno dei perni intorno al quale ha ruotato la clandestinità di Messina Denaro già a partire dalla metà degli anni ‘90.

Le indagini

Da quando Messina Denaro è stato catturato con un blitz alla clinica La Maddalena di Palermo il 16 gennaio del 2023, le della procura palermitana si sono concentrate sulla rete di contatti e finanziamenti che ne hanno favorito la latitanza. In oltre un anno e mezzo sono state arrestate 14 persone. Quattro di queste sono state anche condannate.

L’ultima retata di arresti ha coinvolto tre persone: l’architetto Massimo Gentile, il tecnico radiologo dell’ospedale di Mazzara del Vallo, Cosimo Leone, e per concorso esterno in associazione mafiosa Leonardo Gulotta. Quest’ultimo avrebbe assicurato per dieci anni dal 2007 al 2017 a Matteo Messina Denaro «la disponibilità di una utenza telefonica necessaria per la gestione dei mezzi di trasporto in uso al latitante», dicono gli inquirenti.

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