Dopo dodici anni questo sarà il week end della Conferenza nazionale sulle droghe. Per legge, secondo il Testo unico sugli stupefacenti, sarebbe da convocare ogni tre anni, ma nessuno degli ultimi governi si è preoccupato di farlo.

Il titolo dato alla due giorni, che si terrà appunto il 27 e il 28 novembre, è “Oltre le fragilità” e conta di approfondire le problematiche connesse alla diffusione di sostanze stupefacenti e psicotrope.

A volere l’evento è stata la ministra per le Politiche giovanili, titolare della delega sulle droghe, Fabiana Dadone, che a ridosso della sua nomina aveva anticipato questa volontà: «Negli anni ci siamo abituati a facile propaganda su temi delicati a scapito dei numerosi appelli, è doveroso accogliere il dialogo, il confronto, la statistica e la scienza», ha dichiarato la ministra spiegando come la preparazione, durata mesi, ha interessato oltre ai rappresentanti delle istituzioni, la società civile e del privato sociale.

«Auspico il confronto sull’annoso problema delle dipendenze, della criminalità e delle sofferenze quotidiane che molti sono costretti a vivere in Italia», ha aggiunto.

I sette tavoli di confronto e i ben dieci ministri presenti, affronteranno numerosi aspetti, che superano il discorso legato alla dipendenza o alla pericolosità delle sostanze, e riguardano la società tutta.

Un appuntamento atteso e decisivo, perché le relazioni conclusive saranno il terreno sul quale pensare una riforma del Testo unico, vecchio di trent’anni, scritto e pensato per esigenze diverse e incapace ormai di rispondere alle sfide contemporanee.

Il tema delle droghe è stato spesso ricondotto a slogan e opportunità politiche: la destra che negli anni si è arroccata nel proibizionismo e in un “no alla droga” generico, mentre a sinistra resta un argomento divisivo. Intanto gli operatori del settore reclamano da anni un passo avanti nel trattare queste tematiche: la riduzione del danno fatica a trovare spazio – in un primo momento addirittura esclusa dai lavori di preparazione della conferenza – i servizi sanitari sono talvolta carenti e le carceri sono affollate di tossicomani lasciati a loro stessi.

Una situazione che si differenzia da regione a regione per l’assenza di un’amministrazione unica dovuta al Titolo V: accanto a regioni virtuose, in cui Asl, SerD e SerT funzionano su volontà di pochi, ce ne sono altre in cui gli sono gravi le mancanze e farne le spese sono i consumatori. Tutto questo mentre nel dibattito pubblico si discute sul referendum per la depenalizzazione della cannabis, per cui hanno firmato oltre 620mila persone, dimostrando che il tema è sentito e merita una risposta da parte delle istituzioni.

Trieste 2009

L’ultima Conferenza nazionale è stata a Trieste nel 2009, un’edizione blindata in cui è stata denunciata una forte chiusura istituzionale. Mentre la più importante, almeno secondo gli operatori, si è tenuta sempre a Genova nel 2000, convocata dall’allora ministra della Solidarietà, Livia Turco.

In quell’occasione si è aperta una discussione sulle nuove droghe e sul mondo della notte, e Umberto Veronesi, ministro della Salute, con un intervento criticato dal presidente del Consiglio, Giuliano Amato, aveva proposto di sperimentare la legalizzazione della cannabis. Un appello ancora inascoltato.

La peggiore è invece considerata quella di Palermo, convocata da Carlo Giovanardi. Allora, il movimento di riforma della politica delle droghe aveva organizzato una contro conferenza guidata da Andrea Gallo, in cui era stato presentato il primo Libro bianco, promosso, tra le altre, da Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca), Associazione Luca Coscioni e Forum droghe. Una lunga accusa alla Fini-Giovanardi, una legge proibizionista e punitiva che ha riempito le carceri di consumatori e piccoli spacciatori, senza intaccare veramente i grandi mercati, dichiarata incostituzionale nel 2014.

Anche in quest’occasione la rete ha deciso di richiamare l’attenzione con una “Fuori conferenza”, oggi, sempre a Genova. Saranno al centro del dibattito, scrivono su Forum droghe, «approcci pragmatici e convenienti per tutti, per fare pace con le droghe e chi le usa, verso un modello alternativo di regolazione sociale del consumo di sostanze, promozione della salute e un sistema di interventi alternativo all’attuale modello repressivo, penale e patologico».

Sarà anche previsto un confronto con la ministra Dadone, con l’obiettivo di lanciare una campagna contro l’inerzia del parlamento sul referendum sulla cannabis. Come motto le parole di don Andrea Gallo: «È l’ora di pensare in grande».

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