Il nuovo Dpcm, che sarà probabilmente pubblicato oggi in Gazzetta ufficiale, prevede una serie di ulteriori limitazioni a livello nazionale e un sistema a fasce che imporrà il lockdown totale alle regioni più colpite dal contagio.

Da giovedì, entrerà in vigore in tutto il paese un coprifuoco dalle ore 22 alle 5 di mattina. In questo orario non sarà possibile circolare se non per esigenze lavorative o di salute. Tutte le scuole superiori dovranno adottare la didattica a distanza. Saranno chiusi musei, sale bingo e sale scommesse, i centri commerciali nel fine settimana e tornerà il limite del 50 per cento alla capienza dei mezzi di trasporto pubblici.

Per quelle regioni, province o comuni in cui la situazione del contagio è più grave, il Dpcm prevede ulteriori misure di contenimento che possono arrivare fino a quello che viene chiamato un lockdown “leggero”: chiusura di tutte le attività commerciali non essenziali e divieto di uscita dal proprio comune di residenza senza motivate ragioni.

Le tre fasce

Non è ancora chiaro come funzionerà il sistema di restrizioni a livello territoriale, ma sembra che le regioni saranno divise in tre fasce, identificate come verde, arancione e rossa.

La posizione di ogni regione in ciascuna fascia sarà decisa tramite un coefficiente di rischio calcolato sulla base di 21 parametri differenti, che vanno dal numero di casi per abitante, la velocità di incremento dei contagi, la quantità di persone ricoverate in terapia intensiva e nei reparti ordinari.

Sarà il ministero della Salute a comunicare in quale fascia saranno inserite le regioni, aggiornando l'elenco ogni settimana. Le regioni considerate meno a rischio ricadranno nella zona verde, che prevede le stesse limitazioni in vigore a livello nazionale. Seguiranno le regioni in zona arancione, in cui saranno chiusi bar e ristoranti, ma resteranno aperte attività come parrucchieri ed estetisti. In questa fascia la didattica a distanza potrebbe essere estesa alle seconde e terze medie. Gli spostamenti tra regioni verdi e arancioni saranno vietati.

La terza fascia, la zona rossa, prevede le stesse limitazioni della zona arancione e in più la chiusura di tutte le attività commerciali non essenziali e il divieto di spostamento al di fuori del proprio comune di residenza. Le attività sportive saranno consentite soltanto «nei pressi della propria abitazione». Per il momento non è chiaro se queste zone rosse saranno subito applicate a livello regionale.

L’attuazione di nuove restrizioni avrebbe dovuto essere automatica, ma nella bozza discussa ieri sera era scritto che verranno prese dal ministero «d'intesa con il presidente della regione interessata». Tra le regioni più a rischio e probabilmente destinate immediatamente almeno alla zona arancione ci sono Lombardia e Piemonte, Calabria, Valle d’Aosta e provincia autonoma di Bolzano.

I numeri del contagio

Martedì sono stati registrati 28.244 nuovi casi su 182mila tamponi effettuati. Il tasso di positività, cioè il numero di tamponi positivi sul totale di tamponi effettuati, è stato 15,5 per cento, in leggero calo rispetto al livello sopra al 16 per cento toccato negli ultimi due giorni. Quasi un quarto di tutti i casi, oltre 6.800, sono stati individuati in Lombardia.

Tra i nuovi dati quello di gran lunga peggiore è quello dei decessi. Secondo la protezione civile, ieri sono morte 353 persone, il numero più alto dallo scorso 6 maggio. Quasi quattro volte i morti registrati due settimane fa.

Al momento le terapie intensive occupate in Italia sono il 31 per cento del totale, subito sopra la soglia critica, pari al 30 per cento. Si tratta di una soglia calcolata in base al fatto che, in condizioni normali, il 70 per cento delle terapie intensive sono occupate da pazienti non Covid-19. Nel complesso la situazione è vicina al punto di allarme, ma in alcune regioni questo livello è già stato superato: si tratta di Campania, Liguria Lombardia, Marche, Piemonte, provincia autonoma di Bolzano, Toscana, Umbria e Valle d’Aosta.

Attualmente, le terapie intensive disponibili sono 7.221. Questa cifra potrebbe essere aumentata, utilizzando i ventilatori tenuti di riserva e trasferendo personale medico da altre attività. Ma non è chiaro quante terapie intensive potrebbero essere aperte in questo modo, né in quali regioni. Durante la prima ondata, il record di ricoverati in terapia intensiva è stato toccato il 3 aprile, quando 4.064 letti erano occupati, la maggioranza nella sola Lombardia, la regione all’epoca più colpita.

Anche i ricoveri di area non critica, cioè quelli nei reparti Covid “ordinari”, sono vicini al sovraccarico. In questo caso, la soglia problematica è quella del 40 per cento della capacità. La media in Italia al momento è del 39 per cento, mentre sette regioni l’hanno già superata. Si tratta di Abruzzo, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, provincia di Bolzano e Valle d’Aosta, dove il 147 per cento dei posti normalmente disponibili è attualmente occupato (il che significa che sono stati creati numerosi nuovi posti per far fronte all’alto numero di ricoveri).

 

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