Nella storia del sindaco di Eboli, appena rieletto e arrestato, si incrociano personaggi vari ed eventuali, non tutti indagati. Tutti, però, conducono al governatore della Campania, Vincenzo De Luca, al suo potere, alla sua cerchia più stretta, alla magistratura che in passato ha rigettato le richieste di arresto nei suoi confronti e che più di recente compare nelle chat di Luca Palamara, la toga radiata per lo scandalo del mercato delle nomine del Consiglio superiore della magistratura.

La festa è finita

Anche a Eboli, provincia di Salerno, si aggira l’ombra di De Luca, anche lui da poco riconfermato e che nella sua provincia d’origine ha ancora un’influenza pressocché totale. Nella città dove si è fermato Cristo, parafrasando il romando di Carlo Levi, il neo sindaco di centro sinistra era stato rieletto poche settimane fa con la percentuale bulgara dell’80 per cento.

La festa, però, è durata poco. A guastarla un’inchiesta giudiziaria: la procura di Salerno, guidata dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, ha chiesto e ottenuto gli arresti domiciliari per Massimo Cariello, primo cittadino di Eboli, grande sostenitore del presidente della Campania Vincenzo De Luca. Cariello è infatti un Deluchiano doc, così come tutta la sua giunta, formata solo 48 ore fa.

Metodo «disonesto»

L'indagine condotta dalla guardia di finanza ha svelato una serie di episodi di corruzione nei comuni di Eboli e Cava de' Tirreni: Cariello e altre 4 persone avrebbero condizionato l'esito di concorsi pubblici per 2 posti a tempo indeterminato come educatore di asilo nido, a Eboli, e per dieci istruttori direttivi amministrativi a Cava de' Tirreni. I reati contestati dagli inquirenti vanno dalla corruzione, rivelazione di segreto d'ufficio, abuso d'ufficio e falso ideologico.

Gli investigatori hanno riscontrato anche altre irregolarità nel municipio di Eboli: il sindaco, con il contributo di un funzionario, avrebbe rilasciato permessi di autorizzazione illegittimi destinati a due imprenditori, che hanno così realizzato un impianto industriale nella zona agricola di Piana del Sele sottoposta a vincolo paesaggistico. In cambio i due imprenditori avrebbero finanziato e organizzato eventi patrocinati dal comune amministrato da Cariello. La struttura, preventivamente sequestrata, è di proprietà della Alphacom, grossi produttori di insalata per l’industria.

Il sindaco deluchiano di Eboli «continuava a mantenere una posizione di vertice all'interno del Comune, da strumentalizzare in modo disonesto per la costante conduzione delle sue relazioni clientelari», scrive il giudice che ha firmato l’arresto accogliendo così la richiesta dalla procura.

Il fratello del giudice

Il primo settembre scorso Vincenzo De Luca era andato ad Eboli dal sindaco Cariello. In piena campagna elettorale aveva garantito «progetti e risorse» per la città che da lì a breve avrebbe incoronato Cariello per la seconda volta sindaco.

Della giunta formata da Cariello dopo l’ultimo trionfo elettorale fa parte anche Luca Sgroia. Carello lo ha convinto a tornare in politica dopo 12 anni di pausa. Nominato vicesindaco, Sgroia ora dovrà prendere il suo posto. «Devo ringraziare per tutto questo il partito democratico della provincia salernitana e l'onorevole Piero De Luca».

Il vicesindaco è il fratello del presidente del tribunale del Riesame di Salerno, Gaetano Sgroia. A capo, quindi, dell’ufficio competente sui ricorsi di indagati e arrestati dalla procura della stessa città. Dovrà, dunque, trattare anche il caso Cariello, quando i suoi avvocati presenteranno richiesta per far decadere i domiciliari. Non è la prima volta che il giudice Sgroia sfiora e incrocia i destini politici di De Luca e dei suoi.

Nel 2006 c’è la sua firma sul rigetto della terza richiesta di arresto per De Luca, all’epoca parlamentare dei Ds, avanzata dalla procura all’epoca guidata da Luigi Apicella, protagonista della lotta tra procura scatenata dall’inchiesta Why Not( su cricche varie, massoni e politica) coordinata da Luigi De Magistris quando era un giovane sostituto procuratore a Catanzaro.

La storia della nomina di Sgroia al tribunale la ritroviamo anche nelle chat di Luca Palamara, il magistrato sotto inchiesta a Perugia per corruzione e radiato dal consiglio superiore della magistratura per il mercato delle nomine emerso proprio dall’indagine perugina.

«Il posto a cui aspiro è presidente della sezione del riesame e misure di prevenzione. Sezione che presiedo da cinque anni prima come anziano e poi come facente funzioni», scrive, il 14 novembre 2017, il fratello del vicesindaco nella chat whatsapp a Palamara. Qualche ora più tardi aggiunge: «Penso che con le tue grandissime capacità tu sia capace di ottenere un risultato innanzitutto giusto…senza il quale la mia carriera rimarrà bloccata per i prossimo otto anni e cioè per sempre perché ho 55 anni».

A dicembre dello stesso anno, un mese dopo queste conversazioni, Sgroia ha ottenuto la presidenza desiderata. E ora il suo ufficio rischia di dover valutare la posizione del sindaco di Eboli, nella cui giunta siede il fratello. Nel nome di De Luca, o’Presidente.

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