Refugees welcome. Ecco le storie delle famiglie che accolgono i rifugiati nelle proprie case: «è una esperienza che consigliamo a tutti, uno scambio reciproco di modi di vivere, di culture, di esperienze che troviamo molto stimolante, che aiuta ad eliminare i pregiudizi», raccontano a Domani
- Diallo è uno dei 70000 minori stranieri non accompagnati che dal 2014 al 2018 hanno raggiunto le coste italiane attraversando il Mar Mediterraneo, come ha stimato l’Unicef.
- Al giovane proveniente dalla Guinea Konacry è andata sicuramente meglio che ai tanti altri minori che si sono persi tra le maglie del sistema d’accoglienza italiano. Diallo è stato, inizialmente, ospite in un centro di seconda accoglienza e, dopo aver ottenuto lo status di rifugiato, è stato accolto, temporaneamente, da una famiglia italiana.
- Il loro incontro non è casuale, ma è stato il frutto di un progetto portato avanti da qualche anno a questa parte da una onlus, Refugees Welcome Italia, L’associazione è nata l’11 dicembre del 2015 grazie all’impegno di un gruppo di professionisti con una solida esperienza nel campo delle politiche dell’accoglienza e dell’inclusione sociale.
Diallo è un ragazzo di 20 anni che è fuggito dalla Guinea Conakry, paese dell’Africa occidentale dove negli ultimi cinque anni la diffusione delle epidemie di ebola, prima, e di morbillo, poi, hanno inferto un duro colpo al già fragile sistema sanitario locale, caratterizzato, peraltro, dalla penuria di vaccini. «Sono stato costretto a lasciare il mio paese a 15 anni e dopo un viaggio di circa un mese, sono arrivato in Libia», racconta Diallo: «non avevo idea di quanto la situazione fosse peric



