«Quando prima del 24 dicembre ci si arrabbiava per la riapertura e l’assalto allo shopping natalizio non era per rovinare i commercianti. Quei pochi giorni di libera tutti hanno determinato questi dati». Così Massimo Galli, ordinario di Malattie infettive all’Università di Milano e primario del Sacco, in un’intervista a Repubblica in merito al fatto che nell’ultima settimana i casi di positivi al Covid-19 sono tornati a salire dopo oltre un mese.

«È chiaro che siamo allarmati. Qualcosa di simile è già capitato circa tre mesi fa», ricorda. «Anche allora ci guardavamo intorno e pensavamo di essere bravini, andavamo meglio degli altri paesi. Non era la logica giusta».

Sui provvedimenti più restrittivi decisi da poco, Galli aggiunge: «Magari si potevano prendere anche prima. Certe regioni che sono rimaste sempre gialle, come il Veneto, hanno dato segnali preoccupanti di una ripresa dell’epidemia. Meno si riduce la mobilità, più lentamente scende la curva dei contagi. Se poi ti rilassi troppo, puoi aspettarti un aumento. Il coronavirus fa questo: appena trova un po’ di spazio lo occupa».

Infine, l'infettivologo boccia il lockdown totale, «è un fallimento», consigliando quindi una linea diversa: «Non è sbagliato tentare di conciliare le misure antivirus con alcune aperture. Però non si può stare a combattere continuamente con i cromatismi. I tira e molla sono pesanti, anche per l’economia. È peggio avere continui apri e chiudi che una situazione netta. Se poi appena affermi la liceità di una cosa questa viene interpretata come un liberi tutti allora resta solo il lockdown».

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