Quando il governo Draghi ha ridisegnato l’assetto del Comitato tecnico-scientifico, poco più di un mese dopo l’insediamento, l’idea non era solo di ridurre il numero dei componenti e cambiare alcuni dei profili, ma anche di rendere l’organo di consulenza che ha obbligo di riservatezza e deve poter maneggiare informazioni delicate senza pressioni esterne ancora più impermeabile. Ma dal Cts continuano a uscire informazioni, come dimostra un caso che coinvolge Donato Greco, uno dei membri del Cts nominati dal governo Draghi. «Non più distanziamento né mascherine né screening per 12-18 anni, solo didattica in presenza e vaccinazione ad oltranza del personale scolastico. Cts di oggi h 19.30. Donato Greco», si leggeva in un post su Facebook pubblicato da Sara Gandini, direttrice dell’unità Molecular and Pharmaco-Epidemiology nel dipartimento di oncologia sperimentale dell’Istituto europeo di oncologia di Milano (Ieo), il 12 luglio e cancellato poche ore dopo.

Il nome di Donato Greco, corredato dall’emoji di un cuoricino, faceva pensare che potesse essere lui la fonte dell’indiscrezione, e in effetti Greco conferma di avere parlato con Gandini: «Il Cts non ha ancora pubblicato i verbali. Abbiamo fatto due chiacchiere, ci siamo scambiati un’opinione con Gandini, ma non abbiamo ancora una dichiarazione ufficiale del Cts», dice Greco.

Il Cts è l’organo consultivo e di supporto alle attività di coordinamento per il superamento dell’emergenza epidemiologica dovuta alla diffusione del coronavirus, come si legge sul sito del ministero della Salute, ed è composto da esperti e rappresentanti di enti e amministrazioni dello stato, che forniscono pareri tecnici al governo e hanno un obbligo di riservatezza su tali informazioni. I verbali del comitato vengono pubblicati con un ritardo di due mesi circa (l’ultima è della riunione del 18 maggio) poiché il governo agisce sulla base delle considerazioni dell’organo e decide come disporre di quelle informazioni.

Sara Gandini dice che nessuno le ha riferito nulla, ma ammette che il post è stato un errore: «Il post è stato cancellato dal mio profilo e va rispettato. Ho sbagliato, non avrei dovuto scrivere quel messaggio, l’ho fatto convinta che fosse ufficiale. È stato uno scambio interpretato male e mi sono espressa in modo scorretto. E nessuno mi ha riferito niente». Anche la testata Orizzonte Scuola ha ripreso l’indiscrezione pubblicata sui social e ha chiesto e ottenuto conferma da Gandini, salvo poi cancellare dal sito l’articolo, che però è facilmente recuperabile attraverso gli archivi online.

Gandini è da tempo impegnata sul fronte Covid e scuola e ha pubblicato uno studio a più firme, che ha fatto discutere. Lo studio è stato pubblicato nel mese di marzo 2021 su Lancet Regional Health-Europe e sosteneva che la scuola fosse un luogo sicuro. Secondo molti esperti e ricercatori, però, lo studio risultava poco attendibile: i dati raccolti non erano affidabili e non fornivano una base solida perché riguardanti il periodo tra il 12 settembre e l’8 novembre, una fase ancora precoce della seconda ondata. Le critiche riguardavano poi la testata (che non è il più autorevole Lancet) e la larga diffusione dello studio, secondo alcuni attribuibile all’attivismo su Facebook di alcune delle firme della ricerca, tra queste Gandini.

L’esperto che piace alla Lega

Greco, epidemiologo di fama internazionale che ha parlato con Gandini prima della pubblicazione del post rimosso, è stato tra i dieci esperti firmatari della lettera Sars-CoV-2 in Italia oggi e Covid-19 pubblicata la scorsa estate. Nel documento, molto contestato dal resto della comunità scientifica, Alberto Zangrillo, Giorgio Palù, Greco e altri scrivevano: «Evidenze cliniche non equivoche da tempo segnalano una marcata riduzione dei casi di Covid-19 con sintomatologia. Il ricorso all’ospedalizzazione per sintomi ascrivibili all’infezione virale è un fenomeno ormai raro e relativo a pazienti asintomatici o paucisintomatici. Le evidenze virologiche, in totale parallelismo, hanno mostrato un costante incremento di casi con bassa o molto bassa carica virale». In sostanza, la pandemia era prossima alla fine.

Alla lettera si erano contrapposti fra gli altri anche il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro e l’allora membro del Cts Franco Locatelli. Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità del ministero della Salute e coordinatore del comitato, ha ribadito più volte l’obbligo dei membri di mantenere la segretezza delle informazioni, facendo verbalizzare in una riunione del Cts riportata dal Tempo: «Prima di affrontare le questioni di merito, il Coordinatore, richiamando alcuni recenti episodi, ritiene necessario che il Comitato riesamini e ridiscuta la tematica dell’obbligo di riservatezza che incombe su ciascun suo componente, nonché del connesso obbligo di astenersi dalla comunicazione pubblica sugli argomenti esaminati dal Cts».

Questa posizione è stata ribadita dal coordinatore a Domani: «Ognuno di noi ha assunto un obbligo di riserbo nel momento in cui ha accettato di entrare nel Cts ed è opportuno che questo impegno venga assolutamente rispettato. Come coordinatore del Cts non posso che sottolineare che la scelta di divulgare gli argomenti trattati è largamente nelle mani dei nostri interlocutori. Stigmatizzo qualsiasi diffusione di informazioni su argomenti che devono rimanere riservati fino a diversa decisione dei nostri interlocutori». La ricomposizione del comitato, avvenuta il 17 marzo 2021 con l’ordinanza n. 751, è stata fortemente voluta dalla Lega e ha suscitato molte critiche per la nomina dei nuovi esperti, soprattutto per le loro posizioni che sminuivano la gravità della pandemia.

Tra i nomi discussi, quello di Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e di Greco, entrambi firmatari della lettera della scorsa estate, oltre ad Alberto Giovanni Gerli, imprenditore padovano. Nicola Fratoianni, deputato di Sinistra italiana, commentava al Fatto quotidiano la scelta del nuovo comitato in questo modo, parlando di Palù e Greco: «Erano tra i firmatari della lettera cui con in estate dieci studiosi dichiararono “finita” l’emergenza: sappiamo tutti cosa è accaduto poi. Fanno venire il dubbio che si sia voluto dare più spazio a coloro che nei mesi passati hanno sospinto un clima di sottovalutazione dell’emergenza sanitaria».

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