Domenica scorsa, a bordo della nave scuola della marina militare Amerigo Vespucci, i controlli di routine hanno individuato venti positivi al Covid-19. Tutti e 360 i membri dell’equipaggio, compresi i contagiati, erano già vaccinati con doppia dose.

Il giorno dopo, lunedì 26 luglio, un focolaio di otto casi è stato scoperto tra i 40 ospiti di un Rsa nella città di Genova, tutti vaccinati. «È il primo e per ora unico focolaio che, in questa fase, si registra in una Rsa in Liguria», ha detto Ernesto Palummeri, responsabile del settore Rsa dell’Agenzia regionale della sanità.

Altri due focolai sono scoppiati nelle ultime settimane a Stromboli e Capri, isole “Covid free” in cui l’intera popolazione era stata vaccinata.

Con il diffondersi della variante Delta sono cresciute anche in Italia, e non solo, le segnalazione di persone vaccinate contagiate dal Covid (questa settimana tra gli altri è capitato al ministro della Salute britannico, Sajid Javid). Medici ed esperti però avvertono: queste infezioni non significano che i vaccini non funzionano, ma soltanto che la protezione garantita non è sicura al 100 per cento e che, soprattutto in periodo di alta circolazione del virus, bisogna comunque adottare alcune cautele.

Contagi e vaccini

Tutti i contagiati a bordo dell’Amerigo Vespucci risultano al momento asintomatici o paucisintomatici. In altre parole, non mostrano segni della malattia e questo è dovuto, con ogni probabilità, al fatto che fossero vaccinati.

Il principale effetto dei vaccini anti Covid è che combattono in maniera sorprendentemente efficiente gli effetti più gravi della malattia: decesso e ricovero. Normalmente un vaccino viene considerato efficace quando protegge almeno al 50 per cento dai sintomi. I vaccini anti Covid autorizzati in Europa assicurano una protezione dalle forme gravi della malattia superiore al 90 per cento. Anche la protezione dall’infezione è molto alta e stimata tra l’80 e il 90 per cento.

Questi numeri significano che su cento persone che si sarebbero contagiate, il vaccino blocca il contagio a circa l’80-90 per cento di loro e tra coloro che si contagiano, il 90 per cento di quelli che avrebbero avuto gravi effetti collaterali a causa della malattia non moriranno né saranno ricoverati.

Grandi numeri

La protezione fornita non è comunque mai pari al 100 per cento. Come ha ricordato l’Istituto superiore di sanità questa settimana, da gennaio ad oggi sono morte in Italia 423 persone che avevano completato il ciclo vaccinale.

Ma se guardiamo ai grandi numeri, emerge chiaramente la differenza che stanno facendo i vaccini. Prendiamo ad esempio il piccolo dei contagi dello scorso marzo. Il 27 marzo c’erano 570mila persone positive al virus.

Di queste 29mila erano ricoverate in normali reparti di medicina e altre 3.700 in reparti terapia intensiva, rispettivamente il 5 per cento del totale dei positivi e lo 0,65 per cento. Oggi, i positivi sono poco meno di 80mila, ma la percentuale dei ricoverati è poco superiore al 2 per cento e quella delle persone in terapia intensiva è pari a poco più dello 0,2 per cento.

In altre parole, nonostante ci troviamo di fronte a una variante del virus molto più aggressiva e probabilmente dotata della capacità di ridurre in qualche misura l’efficacia dei vaccini, l’epidemia è in proporzione molto meno pericolosa e letale di quando non eravamo protetti. Dati simili a quelli italiani li ritroviamo in tutta Europa e in tutti i paese che sono riusciti a vaccinare percentuali significative della loro popolazione.

Le parole del dottor Fauci

Nella stragrande maggioranza dei casi, chi ha la sfortuna di contrarre il Covid dopo aver ricevuto una vaccinazione completa non mostra sintomi o mostra lievi sintomi paragonabili a quelli di un’influenza leggera. Ma quanto rischia di contagiare le altre persone, magari non vaccinate o semplicemente più fragili?

Del tema si è tornati a parlare negli ultimi giorni dopo che i Centers for disease control (Cdc), la principale autorità che si occupa di malattie infettive negli Stati Uniti, hanno ribaltato le loro linee guide per l’utilizzo della mascherina da parte dei vaccinati.

Lo scorso maggio, i Cdc avevano cessato di raccomandare l’uso della mascherina negli spazi al chiuso per coloro che avevano completato il ciclo di vaccinazione, ma martedì hanno rimesso in vigore la raccomandazione precedente. Il consiglio ora è che anche i vaccinati si proteggano quando si trovano all’interno di un edificio.

Anthony Fauci, medico e principale consulente per la lotta al Covid del presidente Joe Biden, ha spiegato il giorno successivo la ragione di questa decisione.

La possibilità di contagiare un’altra persona è strettamente correlata alla quantità di virus in circolazione nell’organismo. I vaccinati infettati da varianti come la Alfa, la cosiddetta “inglese”, ne avevano così poco da non far temere che potessero infettare altre persone.

Con l’arrivo di Delta, che secondo alcuni studi può generare una carica virale fino a mille volte più forte delle varianti precedenti, la situazione è cambiata, sostengono Fauci e il Cdc.

Persone vaccinate e senza sintomi o con sintomi lievi possono comunque avere un carica virale sufficientemente forte da contagiare altre persone. «Non è la normalità, è un evento insolito, ma può accadere», ha detto Fauci. Per quanto sia raro questo evento, i Cdc hanno deciso di non sottovalutarlo, visto che metà della popolazione è ancora senza vaccino. La stessa percentuale a cui ancora manca anche in Italia.

 

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