Cattive abitudini. La delusione sul volto di Cristiano Ronaldo dopo l'eliminazione dagli ottavi di finale per mano del Belgio, avvenuta ieri sera sul campo della Cartuja di Siviglia, aveva motivi che andavano oltre la sconfitta. C'è molto di più. C'è infatti che da tre anni a questa parte il portoghese, che si tratti di competizioni per club o per nazionali, viene regolarmente e precocemente eliminato quando si passa dalla fase a gironi a quella dell'eliminazione diretta. Frustrante.

I fuoriclasse reclamano le grandi sfide, vogliono respirare l'aria delle semifinali e delle finali. E per il portoghese, dal 2018 in poi, quelle sfide sono un miraggio. Danno enorme non soltanto per il calciatore, ma anche e soprattutto per l'azienda CR7. Che come brand non arriva più alle sfide del massimo livello quanto a tensione emotiva e copertura mediatica. Il campione è amareggiato perché almeno la semifinale dovrebbe essere scenario consono. E invece gli ottavi di finale sono la sua ultima fermata fissa.

La visibilità

L'azienda CR7 ne risente perché manca le occasioni di maggior visibilità. Se poi i media internazionali riportano come copertina dell'evento un collage di immagini del suo scoramento dopo il fischio finale dell'arbitro dell'arbitro tedesco Brych, ecco che il quadro si completa. Altro che bottiglia di Coca Cola spostata in conferenza stampa. Per il sistema globale della comunicazione circola l'immagine di un Cristiano Ronaldo triste, solitario y (sin) final. Una scena che si ripete con regolarità, mentre gli altri grandi protagonisti della scena calcistica globale viaggiano verso le fasi caldissime dei tornei internazionali a prendersi gloria e marketing.

C'era una volta a Kiev

Sabato 26 maggio 2018, stadio Olympiyskiy di Kiev. È il giorno della finale di Champions League fra Real Madrid e Liverpool. Vincono 3-1 le merengues che vanno a segno grazie a uno straordinario gol in acrobazia di Gareth Bale e a due storiche papere del portiere tedesco del Liverpool, Loris Karius (per gli inglesi il momentaneo pareggio è siglato da Sadio Mané).

Per il Real è la tredicesima Coppa dei Campioni-Champions League, per Cristiano Ronaldo è l'ultima presenza in una finale di coppa internazionale (a meno di voler proprio tenere in considerazione la Nations League, torneino Uefa nato morto). Da quella notte in poi le fasi più avanzate dei tornei, quelle a eliminazione diretta, diventano per lui terra straniera.

Si comincia poche settimane dopo, in occasione dei mondiali di Russia 2018, dove la nazionale portoghese passa senza brillare la fase a gironi e agli ottavi di finale trova sulla propria strada l'Uruguay. Una squadra temibile ma non certo insormontabile, specie per la nazionale lusitana che arriva a quel mondiale da fresca campione d'Europa.

E invece nello stadio di Soci si affermano gli uruguayani con una doppietta di Edinson Cavani, cui risponde solo parzialmente un gol Pepe. Risultato: Portogallo a casa con due settimane di anticipo sulla conclusione del torneo. Quella del 2018 è anche l'estate in cui Cristiano Ronaldo passa dal Real Madrid alla Juventus.

Per la società bianconera l'arrivo del portoghese significa lanciare la sfida per vincere la Champions League, mancata due volte in finale durante gli anni più recenti. Ma come va questa sfida? Nella prima stagione, la 2018-19, la Juventus oltrepassa la fase a gironi e agli ottavi di finale compie una grande impresa, ribaltando con una tripletta firmata proprio da CR7 lo 0-2 subito all'andata dall'Atletico Madrid. Ma ai quarti la corsa bianconera si ferma contro l'Ajax, che non veniva nemmeno dato come un'avversaria fra le più temibili. In quel momento, aprile 2019, la delusione di Cristiano Ronaldo e del popolo bianconero è grande. Non sanno che nelle due stagioni successive andrà anche peggio.

Succede infatti che nella stagione 2019-20 la Juventus viene eliminata agli ottavi di finale dal Lione e che nella stagione 2020-21 l'evento si ripeta per mano del Porto. Da tre stagioni il portoghese vede in tv le sfide di Champions che contano davvero e morde il freno. Ma anche in nazionale le cose continuano a andare male e l'ultimo episodio risale a ieri sera. Contro il Belgio i portoghesi non avrebbero meritato l'eliminazione. Ma come tre anni fa a Russia 2018 vanno fuori dal torneo due settimane prima e senza approdare al mese di luglio.

Record personali, non di squadra

Spicca anche la divaricazione fra i numeri personali di Cristiano Ronaldo e quelli delle sue squadre. Cristiano Ronaldo continua a macinare record individuali. Il prossimo nel mirino è quello dell'attaccante iraniano Ali Daei, relativo al maggior numero di gol segnati in nazionale. Dopo la doppietta contro la Francia nell'ultima partita del girone eliminatorio il record veniva dato eguagliato a quota 109, ma poi nelle scorse ore l'iraniano si è fatto sentire affermando che in realtà lui ne avrebbe segnati 111. Poco male, appuntamento rinviato alle gare eliminatorie dei mondiali Qatar 2022 che riprenderanno a settembre.

Rimane il dato dei record personali che viaggiano parallelamente ai destini delle sue squadre anziché incrociarli. Oggi CR7 è la massima espressione di un arci-individualismo del campione globale per il quale la squadra è un taxi. Gli permette di scendere in campo e migliorare i numeri personali senza ricavarne vantaggi particolari. Lui davanti a tutti e a tutto. Il Re Solo.

© Riproduzione riservata