Dal Qatar a Huawei. Le indagini belghe tra accuse e veleni

Una presunta frode nell’utilizzo di fondi dell’Unione europea. L’inchiesta nei confronti di Federica Mogherini, attuale rettrice del Collegio d’Europa, e di Stefano Sannino, direttore generale della Commissione per il Mediterraneo, arriva quando il Qatargate è ancora in corso. A dicembre 2022 lo scandalo sollevato dalla procura belga aveva fatto emergere il caso delle tangenti ad un folto gruppo di eurodeputati, in maggioranza di area socialista, e ad alcuni loro assistenti per favorire gli interessi di Qatar e Marocco. Tutto era nato da una valigia con 600mila euro custodita in casa di Eva Kaili, l’ormai ex vicepresidente dell’europarlamento, e del suo compagno Francesco Gori. La greca Kaili finì per quattro mesi in carcere, denunciando di non aver mai potuto vedere la figlia, all’epoca dei fatti neonata. Kaili ai magistrati aveva raccontato che i soldi erano di Antonio Panzeri, a sua volta ex europarlamentare di Articolo 1 e in quel momento a capo della ong Fight Impunity. Qatargate, chiesta la revoca dell’immunità per le europarlamentari Pd Gualmini e Moretti, che si sospendono dal gruppo Panzeri, il primo ad essere arrestato, era stato scarcerato grazie a un patteggiamento e ad (abbondanti) confessioni. È per calunnia d’altronde che la coppia Gori-Kaili lo aveva denunciato in procura a Milano dove a ottobre scorso è stata sentita dai magistrati Marcello Viola ed Eugenio Fusco. Nella maxi inchiesta, per cui ancora nessuno è stato processato, sono rimaste coinvolte anche le eurodeputate del Pd, Elisabetta Gualmini e Alessandra Moretti, su cui mercoledì 3 dicembre la commissione Jure del Parlamento europeo voterà sulla richiesta di revoca dell’immunità parlamentare presentata a marzo dalla procura belga. Caso Huawei, chiesta revoca dell’immunità per gli europarlamentari Martusciello e Princi Ad aver travolto l’Eurocamera è stata anche un’altra inchiesta per corruzione che da marzo ha messo in subbuglio le istituzioni europee. All’origine del procedimento una serie di perquisizioni della polizia belga negli uffici di Huawei a Bruxelles: l’ipotesi dei magistrati ruotava intorno al fatto che lobbisti della multinazionale avessero pagato tangenti ad eurodeputati in cambio del proprio supporto. Il parlamento europeo un anno dopo il Qatargate Circa quindici i politici coinvolti. Tra questi (erroneamente) anche l’ex vicepresidente della Giunta regionale calabrese, Giusi Princi, europarlamentare di Forza Italia, verso cui tuttavia a maggio la procura belga ha ritirato la richiesta di revoca di immunità parlamentare: l’azzurra aveva dimostrato uno «scambio di persona». Non era lei la donna presente all’incontro “incriminato” coi lobbisti a Bruxelles perché si trovava alla recita della figlia a Reggio Calabria. Nella rete degli inquirenti era poi finita anche una collaboratrice dell’europarlamentare di Forza Italia Fulvio Martusciello, Lucia Simeone, fermata in esecuzione di un mandato d’arresto europeo. Mandato revocato successivamente, dopo che Simeone aveva accettato di collaborare con la magistratura belga per fornire elementi utili all’inchiesta, ancora in corso. Al contrario, a marzo è stato chiuso il procedimento nei confronti di Marine Le Pen, l’ex presidente del Rassemblement National condannata a quattro anni per appropriazione indebita di fondi europei. Oltre a Le Pen i giudici francesi hanno condannato anche altri otto europarlamentari e i dodici assistenti parlamentari dichiarati colpevoli. E, così, oggi a scuotere Bruxelles, dopo che il Parlamento dell’Ue era stato travolto anche dallo scandalo Pfizergate, è l’indagine su Mogherini e gli altri. Coinvolto anche Cesare Zegretti, co-direttore dell’Ufficio Executive Education, Training and Projects del Collegio d’Europa. Federica Mogherini fermata in Belgio per sospetta frode sulla formazione dei diplomatici