La cocaina è al centro dell’ultima inchiesta della Procura della repubblica di Roma che ha portato all’arresto di venti persone in una operazione condotta dalla Guardia di finanza capitolina. A capo dell’organizzazione c’era una vecchia conoscenza degli inquirenti, Roberto Fittirillo, detto Robertino, in passato legato alla Banda della Magliana.  Il gruppo criminale aveva come interesse unico la compravendita di ingenti quantità di cocaina. Fittirillo viene ritenuto a capo dell’organizzazione, era lui a rifornire i capi di quelle che un tempo si chiamavano batterie, gruppi criminali che controllano fette di territorio. Il traffico di stupefacenti, fanno notare i pubblici ministeri romani, è l’unica «fonte di sostentamento» per gli associati, ma anche per decine di complici e vedette.  Fittirillo, in passato, è stato coinvolto in varie inchieste e imputato nel processo nato dall’operazione "Colosseo" che nel 1993 portò all'arresto di numerosi esponenti della "Magliana". L'attività di indagine del Gico della Guardia di finanza ha fatto emergere come ancora oggi Robertino gestiva nel suo quartiere di origine, il Tufello nella area nord est della Capitale, una strutturata organizzazione articolata in due rami (la logistica e la distribuzione), che riforniva altri sodalizi attivi nella vendita all'ingrosso di droga a Roma. L'aspetto logistico era gestito dal figlio Fittirillo, Massimiliano e dai complici Enrico Gentilezza e Angelo Braccini, tutti destinatari del provvedimento cautelare. Al ramo della distribuzione spettava, invece, il compito di individuare gli acquirenti e contrattare le forniture; questo ruolo era demandato a Alessio Marini, Stefano Rossetti, Massimiliano Raguli, assistiti da Danilo Perni. Tra gli acquirenti delle sostanze stupefacenti anche Fabrizio Fabietti (raggiunto da misura cautelare), fedelissimo di Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, ucciso a Roma nell'agosto dello scorso anno. Fabietti era già stato arrestato nell'ambito dell'operazione "Grande Raccordo Criminale". In base a quanto accertato dagli inquirenti il gruppo criminale utilizzava utenze telefoniche riservate e munite di sistemi di criptaggio delle comunicazioni, meccanismo già utilizzato anche dagli uomini di Diabolik. Nelle carte dell’inchiesta si chiarisce, ancora una volta, che Fabietti è un soggetto di primo piano nello scacchiere criminale, in grado come Fittirillo, di interloquire con narcotrafficanti albanesi, pugliesi e calabresi. 

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