Da qualche giorno gira sul web un post scritto da una dottoressa nel campo della nutrizione che si avventura in una breve analisi affettivo-relazionale commentando la storia d’amore tra Damiano dei Maneskin e la fotomodella Giorgia Soleri. Niente di grave, se non ci fossero almeno due grossi problemi: il primo è che quello che ha scritto la dottoressa è profondamente sbagliato e maschiocentrico e il secondo è che questo post è diventato, come si dice, “virale”. Non so su quante bacheche l’ho visto ripreso negli ultimi giorni, è citato addirittura da siti e articoli di giornale, è diventato il tormentone 2.0 tra donne e ragazzine. Il post dice questo:

«Damiano dei Maneskin ha dedicato Coraline alla sua fidanzata Giorgia Soleri, che ha convissuto per anni con malattie, all'epoca invisibili, come vulvodinia ed endometriosi, ha sofferto senza essere capita e creduta dai medici. Damiano ha ringraziato Giorgia per avergli dato l'opportunità di vivere tutto questo.

Damiano ha rivelato che Giorgia è stata la musa ispiratrice di Coraline. Damiano dopo essersi esibito al concerto dei Rolling Stones, dopo aver fatto un tour mondiale ha partecipato ad un sit in per far conoscere la vulvodinia all'Esquilino a Roma, con sì e no 20 gatti presenti, come uno qualsiasi. Damiano ha spostato impegni lavorativi per accompagnare Giorgia al convegno sulla vulvodinia e neuropatia del pudendo e l'ha supportata, abbracciata ed applaudita. Damiano ha cantato Coraline guardando Giorgia. Damiano David. Donne, non accontentatevi di uno stronzo qualsiasi che manco risponde ad un messaggio».

A parte i toni adolescenziali del post su cui intendo sorvolare, mi stupisco che tante donne non abbiano compreso quanto l’angolazione da cui si racconta questa vicenda sia perniciosa e ingiusta. Intanto partirei da qui: l’evento a cui avrebbero partecipato “20 gatti” era per la verità un convegno sulla vulvodinia, convegno in cui veniva presentata la proposta di legge perché venga riconosciuta come malattia cronica e invalidante, con tutte le tutele del caso.

Un traguardo importante, che deve molto all’impegno di Giorgia Soleri. Da molto tempo, infatti, la ventiseienne si spende in questa battaglia, raccontando la sua storia personale di sofferenza e facendosi portavoce di tante ragazze che non sono state credute nel loro dolore o hanno avuto diagnosi tardive, sbagliate, incerte.

Dunque, non si comprende perché quello elogiato in un articolo che racconta il lungo iter che ha portato fin qui Giorgia Soleri sia Damiano dei Maneskin. Che qui ha un ruolo laterale, quello al massimo del compagno amorevole che gioisce assieme alla sua fidanzata per questo traguardo. Fine. Nulla di più. O meglio, Damiano ha scritto anche una canzone sulla vicenda, “Coraline”, che ha cantato con delicata commozione al Festival di Sanremo. Una canzone che non solo mette al centro la sua fidanzata (o, come suggerisce qualcuno “una donna”) , col dolore patito e la forza nell’affrontarlo, ma accompagnata da un gesto importante e prezioso (questo sì): Damiano, dopo averla cantata, su Instagram ha ringraziato Giorgia perché «questa canzone me l’hai fatta vivere e scrivere».

Il finto romanticismo

Nel post orribilmente finto-romantico della dottoressa c’è invece l’eroicizzazione del maschio famoso, quello che apre i concerti dei Rolling Stones, quello celebre dei due che si scomoda («trova il tempo» ha scritto Repubblica e non solo) per accompagnare la fidanzata malata (perché di lei solo questo si è sottolineato, del suo impegno da attivista neppure mezza riga) a un incontro con 20 gatti. «Non accontentatevi di uno stronzo qualunque», chiude la dottoressa con lo slogan che dovrebbe rappresentare l’inno della donna che non elemosina nulla, che merita un Damiano accanto. 

Ma pensate un po’. Meritiamo un uomo che ci accompagni a un convegno sulla malattia di cui soffriamo, mentre si presenta la legge perché quella malattia sia riconosciuta come invalidante, legge per la quale mi sono spesa anima e corpo. Un eroe, insomma. Magari merito perfino un uomo che mi aiuti a scaricare l’auto piena di buste della spesa e venga a prendermi in clinica dopo il parto. Che magari si prenda tre ore dal lavoro e sposti il calcetto per me, se si tratta di venire alla mia cerimonia di laurea.

Davvero un’aspirazione colma di ambizione. Ora, ci sarebbe molto altro da dire. Per esempio che Damiano ha fatto quello che si fa nella vita quando si ama qualcuno (che sia una fidanzata, una sorella o un’amica), ovvero condividere un momento importante, esserci. Tifare per l’altro. Essere fieri del suo traguardo. E questo non è più speciale se quel qualcuno accanto a te nei momenti che contano è il leader di una band mondiale, il manager di una multinazionale o un calciatore famoso.

All’interno di una relazione si è Giorgia e Damiano. Fine. Traslare lo status professionale dei due nella lettura di un episodio banalissimo che ha a che fare con l’equilibro di una qualsiasi, normale relazione affettiva (il famoso che calca palchi da superstar/la sconosciuta malata che va a convegni con quattro gatti) è una scelta narrativa sbagliata, stupida e antidiluviana.

Tanto più che Giorgia e Damiano appaiono due persone perfettamente centrate e a fuoco, ognuno nel proprio ambito, entrambi ben attenti a conservare la propria identità, legittimamente avari nel condividere la loro intimità. Giorgia è l’anti-groupie, moderna, mai ombra di nessuno, mai luce riflessa, ha continuato dritta per la sua strada a raccontare il suo lavoro, a condividere le sue foto sexy, i suoi adv, le sue amiche, le poesie, i suoi gatti.

Si è scusata per delle frasi razziste pronunciate tempo fa, e l’ha fatto in prima persona senza che lui intervenisse a farle da facile spalla. Non ha mai postato una foto con Damiano, lancia messaggi femministi talvolta ingenui ma sempre preziosi, rifiuta l’abbagliante tentazione di essere la fidanzata di. È Giorgia Soleri, fotomodella, femminista, ragazza di 26 anni, donna che ha lottato perché la sua malattia (e tra l’altro ne ha più di una) fosse riconosciuta come tale.

Tutto questo mentre Damiano splende di suo, si gode il successo e viene apprezzato- se non solo come cantante- al massimo come fidanzato intelligente di una ragazza intelligente. Perché l’immagine dell’eroe romantico non serve a lui e, soprattutto, alle donne.

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