Dopo i tentativi vani del governo guidato da Mario Draghi di liberalizzare le concessioni balneari, il settore torna a sorridere grazie alla nuova ministra del Turismo, Daniela Santanchè. Non solo è amica dei balneari, ma è lei stessa socia con Flavio Briatore del famoso Twiga, il lido più esclusivo della Versilia. Proprio lei che ha interessi nel settore, proprio lei protagonista di strenue battaglie per difendere le rendite di posizione acquisite negli anni e allontanare le gare pubbliche, proprio lei che, anche nei salotti televisivi, è sempre stata sempre dalle parte dei balneari e sempre meno da quella delle casse dello stato. Giorgia Meloni ha evidentemente premiato la coerenza.

La guerra a Draghi

Una delle prime crepe nel governo dei cosiddetti migliori si è aperta proprio sulla questione balneari, quando l’allora presidente del Consiglio ha proposto di indire gare pubbliche dopo anni di proroghe e bassi guadagni per l’erario, in ragione anche del pronunciamento del Consiglio di stato. Ma la resistenza in parlamento è stata tenace, il provvedimento Concorrenza è rimasto fermo sei mesi proprio per il contestato articolo che riguardava la riforma del settore, e alla fine ha vinto un compromesso con le gare rinviate al 2024, in tempo per rimettere tutto in discussione con l’arrivo di un nuovo governo.

L’unico magro bottino è stato l’annuncio di una mappatura delle concessioni. «Un avvilente teatrino», lo hanno definito le associazioni dei consumatori.

Daniela Santanchè era all’opposizione del governo Draghi e si è battuta contro le gare, ha difeso i concessionari storici e affrontato, impettita e fiera, ogni battaglia parlamentare, televisiva e via social. Quando Carlo Calenda, leader di Azione, le ha ricordato i bassi canoni concessionari, ha risposto colpo su colpo.

«La sua è un’ignoranza assoluta, il Twiga ha pagato negli ultimi vent’anni 217mila euro all’anno e non 10mila o quello che dice lui, in Italia ci sono 30 mila stabilimenti a conduzione familiare e non fatturano quello che fattura il Twiga, bisogna salvaguardare gli investimenti fatti. Se Calenda vuole dare i nostri litorali alle multinazionali si accomodi, noi siamo d’accordo con un pagamento maggiore per chi fattura di più», replicava Santanchè.

«Nessun business al mondo ha in affitto perpetuo per tutta l’esistenza, chi lo gestisce ma anche i discendenti, un pezzo pregiatissimo del patrimonio italiano pagando canoni irrisori senza alcuna gara. Nessuna multinazionale vuole prendersi i nostri litorali, quella di Briatore sembra una multinazionale, propongo di fare le gare nelle quali si tenga conto anche degli investimenti», rispondeva Calenda.

Ma ora non è più tempo delle battaglie, di fronte a questa guerra permanente che ha logorato anche l’ex primo ministro Mario Draghi, la nuova presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha scelto chi nel settore non solo è competente, ma ha interessi legittimi e diretti.

La nuova ministra

La ministra del Turismo incaricata ha esposto il suo programma più volte sui suoi canali social e nelle interviste dove non ha mancato di ricordare che da vent’anni non fa vacanze per occuparsi del Twiga, il suo stabilimento che, lo scorso agosto, è stato travolto da una tromba d’aria. Nonostante tutto, la società ha finanziato il partito Fratelli d’Italia con 26mila euro.

«Ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo ricominciato. Draghi ha svenduto i lidi all’Unione europea, i bandi 2023 sugli stabilimenti balneari mettono a rischio molte famiglie. Per noi invece viene prima l’Italia, difenderemo sempre il turismo e chi ci lavora».

E per difenderlo Giorgia Meloni ha pensato proprio a lei, la parlamentare di Fratelli d’Italia che non conosce vacanze, esperta del settore e in grado di mettere fine a questa guerra permanente contro i balneari. Balneari che sono in festa per la nomina di Santanchè, ma soprattutto perché le gare, come l’estate, sono solo un ricordo.

 

© Riproduzione riservata