La presidente del consiglio Giorgia Meloni ha querelato lo stand-up comedian Daniele Fabbri per averla definita «peracottara», «puzzona» e «caccolosa» nel suo podcast satirico “Contiene Parolacce”. Nell’episodio, risalente al 2021, Fabbri stigmatizzava gli insulti sessisti rivolti da un docente a Meloni sottolineando come si possano usare invece «tante parole non discriminatorie che danno comunque soddisfazione». E poi un elenco di termini con la spiegazione dei significati: «Peracottara indica una persona farlocca, un modo di dire volgare nel senso di appartenente al volgo», diceva in quell’occasione suggerendo nuovi termini con cui indicare la premier.

Parole buffe e infantili che non offendono più nessuno «neanche in quinta elementare», ma che hanno colpito particolarmente Meloni che ha sporto denuncia per «le gravi offese che le hanno provocato danni alla psiche». La querela è stata notificata al comico classe 1982 nell’estate del 2023, ma la notizia è stata resa nota solo oggi dopo che la presidente del Consiglio ha rincarato la dose con una richiesta di risarcimento di ventimila euro.

«Un capo di governo che querela un artista indipendente - sottolinea Fabbri – fa una mossa vigliacca». Secondo il comico bresciano, infatti, Meloni starebbe cercando di creare un precedente che le permetta di limitare la il diritto di satira, garantito dall’art. 21 della Costituzione.

Quella della presidente del Consiglio sembra quindi configurarsi più come una mossa intimidatoria perché, come sottolinea Fabbri, «se non puoi più dirle nemmeno “puzzona” allora non puoi più dire nulla. Qualsiasi cosa è peggio di “puzzona”». Una mossa che rischia di comprimere le liberà di tutti: «Guardate che non è il mio diritto alla satira, è soprattutto il vostro diritto alla satira. Perché la censura non serve a impedire agli artisti di fare satira, serve a impedire ai cittadini di ascoltarla».

Dal momento in cui ha ricevuto la querela Fabbri, e con lui il suo avvocato, hanno ipotizzato che sarebbe caduta nel vuoto. «Ho sempre pensato, ma ti pare? - ha spiegato - nel frattempo è diventata presidente del Consiglio, con tutte le cose che ha da fare figurati se pensa a me. Questa cosa andrà a decadere».

E invece è arrivata la notizia della richiesta di risarcimento e della costituzione di Meloni come parte civile per i danni psichici che quella vicenda le avrebbe provocato. Una questione delicata su cui ha però cercato di ironizzare: «Forse vuole coprire i buchi di bilancio coi soldi miei», ha sdrammatizzato Fabbri. «In ogni caso chiedo scusa a tutti gli italiani. Se Meloni in questi anni di governo ha fatto qualcosa di sbagliato è colpa mia che l’ho traumatizzata. Scusate».

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