Un’indagine promossa da Nuova Collaborazione rivela che solo il 50% dei lavoratori domestici sa come affrontare un’emergenza. La maggioranza di loro chiede più formazione, accessibile e concreta, per lavorare in sicurezza. La regolarizzazione dei contratti e la consapevolezza dei diritti diventano elementi centrali per creare ambienti domestici sicuri e sereni
Nel silenzio delle nostre case, dove si lavora per la cura e il benessere quotidiano, si cela una realtà allarmante: un lavoratore domestico su due non sa come affrontare un’emergenza. Incendi, fughe di gas, infortuni: situazioni che possono verificarsi anche in ambito domestico, ma che troppo spesso trovano chi è in casa privo degli strumenti necessari per intervenire.
A rivelarlo è un’indagine promossa da Nuova Collaborazione, associazione nazionale che rappresenta i datori di lavoro domestico.
I risultati: al centro la formazione
Un sondaggio online condotto in occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro ha fatto emergere numeri che parlano chiaro: solo il 50 per cento dei lavoratori domestici si sente preparato a gestire un’emergenza, mentre il 45,6 per cento ha conoscenze di base ma non si sente sicuro e un preoccupante 4,4 per cento ammette di non aver mai ricevuto alcuna istruzione in materia.
La richiesta che sale dai lavoratori è inequivocabile: più formazione. Il 79 per cento degli intervistati ritiene che essere formati sulla sicurezza migliorerebbe la loro preparazione e ridurrebbe lo stress legato al lavoro. Non si parla, però, di corsi generici: la formazione che serve deve essere pratica, mirata, calibrata sulle reali esigenze del settore e, soprattutto, accessibile. Un 16,2 per cento pone l’accento proprio sulla modalità: contenuti di qualità, fruibili online o in presenza, anche in più lingue.
Solo una piccola minoranza – circa il 4 per cento – non crede che la formazione possa fare la differenza. Ma sono voci isolate, mentre il quadro generale è chiaro: serve una svolta culturale, che riconosca il lavoro domestico come professione a tutti gli effetti, con diritti, doveri e competenze specifiche.
La regolarizzazione contrattuale
La sicurezza non può prescindere da un altro pilastro fondamentale: la regolarità contrattuale. Dove c’è un contratto ci sono tutele, c’è possibilità di accedere alla formazione, ci sono diritti riconosciuti. Lo ribadisce anche l’avvocato Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione: «Salute e sicurezza vanno di pari passo con la regolarità del rapporto di lavoro. Combattere il lavoro irregolare e incentivare la contrattualizzazione sono passi indispensabili per tutelare davvero chi lavora e chi assume».
Secondo Savia, la sicurezza non è un tema che riguarda solo i lavoratori, ma investe anche i datori di lavoro: quando un ambiente è più sicuro, il clima lavorativo migliora, le relazioni si fanno più serene e il rischio di incidenti si riduce drasticamente.
Il contratto, dunque, non è solo un pezzo di carta: è il primo strumento di prevenzione, il fondamento su cui costruire un ambiente protetto e dignitoso, per chi lavora e per chi riceve cura. È una questione di legalità, ma anche di lungimiranza.
Con questa iniziativa, Nuova Collaborazione rinnova il proprio impegno a promuovere una cultura della prevenzione, della formazione e della legalità, affinché il lavoro domestico esca dall’ombra e riceva finalmente la pari dignità che merita.
La formazione sulla sicurezza comincia anche dalle case e dal considerare la cura un lavoro a cui fornire tutele. Ma perché possa davvero esserci una svolta, servono competenza, consapevolezza e contratti chiari. Serve una società che riconosca che anche il lavoro più silenzioso merita voce, valore e protezione.
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