«Un vecchio amico te lo dice con il cuore, sei infame e non vali più niente, te lo dico con i sentimenti. Si nu pentit, ci hai traditi, sei lo scuorno (la vergogna della gente, ndr), sei un pentito uomo fallito, hai dimenticato i compagni, sei fuoco di montagna», dice il cantante Daniele De Martino nel suo nuovo singolo intitolato Si nu pentito e dedicato ai collaboratori di giustizia. Gli estratti del testo, tradotti in italiano da un napoletano approssimativo, ricalcano lo schema proposto in decine di canzoni del genere neomelodico. Canzoni che esaltano le parole della malavita. Il frasario è sempre lo stesso: i pentiti infami e l’onore come ossequio al silenzio e all’omertà.

Successo social

Pubblicato sulla piattaforma YouTube il 13 maggio, il video ha già raggiunto oltre 100mila visualizzazioni. Si tratta dell’ennesimo testo inneggiante ai valori della malavita che dileggia chi sceglie la strada del pentimento.

«Quando stavi fuori ti atteggiavi, quanto ti hanno chiuso ti è mancata l’aria, hai avuto paura delle squadre avversarie», canta De Martino che aggiunge: «Sei stipendiato senza fare reati, accendete le sirene che ci attende la galera».

Allude alle retate e agli arresti che seguono ogni pentimento di boss e gregari. De Martino chiosa il testo, interrompendo il sottofondo musicale, con una massima che celebra il vincolo dell’appartenenza criminale: «Con onore e dignità voi restate là perché o carcere vo sapit fa (sapete farvi il carcere ndr)».

I commenti al video sono celebrativi ed esaltano musica e parole del nuovo singolo di De Martino che non è nuovo a canzoni simili. Nel 2019 un comune in provincia di Bari aveva ritirato il sostegno economico a una festa che ospitava il neomelodico.

Le canzoni sull’affiliazione

All’epoca avevano fatto molto discutere due sue canzoni. La prima si intitola Nu guaglion ‘e quartier. Il video ufficiale è stato diffuso nel 2015 e vanta su YouTube oltre 3 milioni di visualizzazioni. Nella scena iniziale un gruppo di giovani blocca una vedetta, il protagonista riesce a entrare nel fortino del clan. Il suo sogno è diventare un affiliato.

La musica in sottofondo richiama un classico della cinematografia sulle mafie: Il camorrista di Giuseppe Tornatore, film ispirato alla vita del boss Raffaele Cutolo. L’aspirante malavitoso arriva al cospetto del padrino e raggiunge l’obiettivo: si affilia. Con un coltello il boss incide il suo polso e quello del compare, e i polsi sanguinanti si uniscono.

La scena che riprende il rito di iniziazione è una copia sbiadita di quella mostrata nel capolavoro di Tornatore. Seguono rapine a mano armata, pestaggi di commercianti incatenati con questo ritornello in sottofondo: «’o spara, spara guaglion e quartier, nato e cresciuto nelle case ’o speron».

Il protagonista evoca il periodo in carcere, parla di notti insonni e che non teme neanche la morte. Il videoclip mostra il ritorno dal carcere, ormai adulto, di “spara spara” che viene accolto da folle festanti di bambini e da un ragazzino, con pistola nei pantaloncini, che dice: «Voglio diventare come te». “Spara spara” ripercorre brevemente la sua vita di rapine, pestaggi, prende la pistola e la lascia cadere in un tombino.

Comando io

Nell’altra canzone, Comando io, viene messa in scena la vendetta consumata da un figlio al quale hanno ucciso il padre. Il videoclip è stato diffuso nel 2017 e ha raggiunto oltre 9 milioni di persone. Due giovani escono da un auto di lusso, si guardano negli occhi e si danno manforte. «Ue fratello, qua non si parla, si agisce, è questa la fine di chi tradisce», si dicono. Stacco. Interno carcere.

«Oggi finisce l’inferno, dopo dieci anni si torna a casuccia». Il giovane esce e comincia a scorrazzare in moto con una squadra di fedelissimi. Deve regolare i conti con il nuovo capo. «Comando io, o post è o mio, prima di me sta solo Dio», canta De Martino. Il protagonista del video arriva con la sua banda nei pressi di un cancello, salta dallo scooter, impugna la pistola, ferma un’auto in uscita e ammazza il rivale. Dopo l’esecuzione manda un bacio alla vittima, una bambina nell’auto mostra paura.

Tutto ha il sapore di una recita venuta male, ma i messaggi arrivano benissimo. La scalata del boss emergente non si ferma. Una ragazza consegna al gruppo pistole per una nuova esecuzione. Il rampollo prosegue l’ascesa tra una mattanza e l’altra fino all’atto finale. La musica cala, un uomo bacia in fronte il protagonista che impugna la pistola. Un rivale è in ginocchio tenuto da due sodali. De Martino non canta, recita: «Sai che mi diceva mio padre? Per me sognava un futuro migliore. Diceva che dovevo studiare», dichiara mentre singhiozza. Il rivale a terra è l’assassino del padre. «Diceva che aveva un amico che era meglio di un fratello, il fratello eri tu, perché l’hai fatto? La vita ha condannato anche me e dopo dieci anni...». Spari, il rivale muore.

Arriva la frase finale: «La vendetta fa parte della mia dignità, riposa in pace papà». Nei titoli di coda del videoclip, De Martino pontifica: «Parlo per tutti i bambini e per tutti i giovani di oggi, bimbi voi andate tutti a scuola e andate a giocare che la vita è un bene prezioso».

Tra i protagonisti del videoclip un ospite di eccezione: Niko Pandetta, altro cantante neomelodico, nipote di Salvatore Cappello, detto Turi. Cappello è un boss, protagonista della guerra di mafia a Catania e oggi detenuto al 41 bis, il carcere duro. Nei suoi testi Pandetta lo ha indicato come un modello di vita. Anche De Martino è siciliano di nascita. E come Pandetta canta in napoletano e colleziona ospitate televisive – l’ultima nel programma di Canale 5 di Pio e Amedeo – e seguaci: sono oltre mezzo milione le persone a seguirlo su Facebook.

La difesa di De Martino

Domani ha chiesto al manager e a De Martino un’intervista, ma le richieste sono rimaste senza risposta. Il neomelodico, in occasione di precedenti critiche ai suoi testi, si era difeso con un video sui social.

«Miei cari giornalisti, prima di scrivere un articolo su un giovane che non disturba mai nessuno, provate a ragionare da genitori. Canto per tanti bambini che si innamorano con le mie canzoni. Faccio del bene. Scrivete qualcosa di bello». Anche in questo caso nulla di nuovo con la solita litania sui giornalisti che «scrivono cose brutte per vendere copie» e sui «bambini innamorati della sua musica». De Martino poi parla dei suoi testi: «Non faccio parte della mafia, ma del mio pubblico. Sono molto cattolico, ho tanta fede in Dio, non escludo nessuno, nemmeno chi fa peccati, li perdono».

L’ultimo singolo Si nu pentito preannuncia l’uscita anche di un film dove il protagonista sarà De Martino, il cantante che perdona tutti tranne i pentiti.

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