Dialisi, cliniche e mazzette. I legami con la candidata FdI

Indirizzare i malati dimessi dall’ospedale sant’Eugenio di Roma ma ancora bisognosi di cura in strutture sanitarie private. E non per aiutarli nel loro percorso di recupero, abbattendo liste d’attesa ed eventuali criticità. Secondo la tesi accusatoria dei pm capitolini l’obiettivo del primario (sospeso) di Nefrologia Roberto Palumbo, agli arresti dopo la convalida del gip, era quello di ricevere utilità dalle cliniche “amiche” verso cui realizzava lo smistamento dei pazienti. Un sistema basato sulla corruzione. Che gli inquirenti ricostruiscono a fondo partendo dalla rete di società del settore privato verso cui il luminare pare abbia nel tempo strizzato l’occhio: legami e relazioni che, scavando, portano a un’imprenditoria con legami politici. Arrestato primario del Sant’Eugenio di Roma: mazzette per “dirottare” i pazienti verso strutture private L’aspirante candidata Nelle carte dell’inchiesta si legge che Palumbo «riceveva indebitamente, per l’esercizio delle sue funzioni», anche «utilità da parte di Nefrocenter scarl». Nefrocenter scarl è il gruppo «gestito di fatto da Giovanni Lombardi». Quest’ultimo, indagato, è marito di Elena Scarlato: l’imprenditrice che era stata candidata nel 2022 con FdI al Senato nella Circoscrizione Campania 2 e nel collegio uninominale di Giugliano; e che un anno dopo, a seguito della mancata elezione, era stata nominata con decreto dall’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano nel consiglio di gestione della fondazione Ville Vesuviane. Un incarico, tutto politico, che terminerà a gennaio del 2027. Scarlato, estranea all’indagine partita dalle stanze di piazzale Clodio dopo l’esposto di un imprenditore, è stata amministratrice delegata di Nefrocenter scarl fino al 2018 e sua consigliera fino a tre anni fa. Attualmente è nel consiglio della Casa di Cura Santa Rita e cioè della srl che possiede quote del gruppo Nefrocenter. Inoltre, l’aspirante politica risulta essere presidente del Cda di Meg srl, socia di Nefroline, che a sua volta ha quote nella Dialeur, tra i «centri di dialisi oggetto degli interessi di Palumbo», così come la Gera Consulting. Quest’ultima società è amministrata da Maurizio Terra, l’imprenditore arrestato in flagranza col primario del sant’Eugenio. Prima di oggi il nome di Scarlato era anche balzato sulle cronache quando Domani aveva raccontato che nel 2022 Fratelli d’Italia aveva ricevuto un bonifico dal valore di 30mila euro dalla società Ms Packaging di Arzano, in provincia di Napoli, regolarmente registrato secondo le norme sull’elargizioni liberali. Il finanziamento aveva appunto come mittente la società del gruppo Lombardi, oggi cancellata. Di qualche anno prima, invece, le disavventure editoriali del marito di Scarlato e, ancora, il Daspo del 2016: Giovanni Lombardi è stato infatti presidente e azionista di maggioranza della Casertana. Quasi dieci anni fa il questore di Caserta gli aveva comminato la misura sanzionatoria per un anno dopo che il “patron” aveva invaso il campo per contestare una decisione arbitrale durante un match col Cosenza. Adesso il terremoto che riguarda le cliniche private. Todde caccia l’assessore alla sanità. E lui straparla: «Ci perde l’Isola, ridistribuiranno le poltrone» «Palumbo, quale corrispettivo del fatto che indirizzasse i pazienti verso Dialeur e in generale per ogni utilità che potesse derivare al gruppo Nefrocenter otteneva le seguenti utilità: la titolarità di fatto del 60 per cento delle quote della società Dialeur, ricevendo pagamenti regolari da Terra e Lombardi», scrivono i pm. «Il 9 aprile 2025 – continuano – Palumbo e Lombardi si incontrano all’interno del Rome American Hospital e nell’occasione Lombardi consegna al primario la somma contante di 4mila euro all’interno di una busta bianca». Negli atti Scarlato è invece citata quando i magistrati della procura di Roma ricostruiscono quote e partecipazioni delle società che fanno capo al gruppo finito sotto la loro lente a causa di quelle pratiche definite di «mercimonio» a discapito dei più fragili. Il privato è ormai dominante: la sanità “americanizzata”