Nel processo per diffamazione a carico di Roberto Saviano, il tribunale di Roma non ha ammesso la costituzione di parte civile del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. L’unica parte civile costituita è l’attuale presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha presentato la querela contro Saviano per i giudizi che lo scrittore ha espresso, nel 2020, durante la trasmissione Piazzapulita. 

«Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame, taxi del mare, crociere, tutte quelle parole spese su questa disperazione. Viene solo da dire: bastardi! Come avete potuto? A Meloni, Salvini, bastardi».

Questa la frase incriminata che l’autore di Gomorra ha usato dopo aver visto un filmato nel quale veniva mostrato un bambino morto durante una traversata in mare.

Saviano ha ribadito che utilizzerebbe ancora quell’espressione perché «era senz'altro figlia di un contesto» e perché quel contesto non è cambiato «accostano ai migranti la terribile parola "pacchia". Ma come può essere pacchia una traversata così spaventosa?», si chiede lo scrittore napoletano. 

Il processo 

La giudice Eleonora Calevi ha respinto la richiesta di costituzione di parte civile di Salvini, avanzata da Claudia Eccher, avvocata del ministro, e poi ha aperto il dibattimento che è entrato nel vivo con la valutazione della lista testi.

Il pubblico ministero, Pietro Pollidori, ha indicato come testimone unicamente il consulente che ha trascritto l’intervento di Saviano durante la trasmissione televisiva, ma alla fine è stato acquisito direttamente il filmato e la relativa trascrizione.

Non ha indicato, così come la parte civile, Giorgia Meloni che non sarà ascoltata, una scelta contestata dall’avvocato di Saviano, Antonio Nobile.

«In questo processo, che riguarda i confini del diritto di critica nei confronti di una politica e donna di potere, non viene ascoltata la persona offesa, Giorgia Meloni, e perché? Per quale motivo? Mica la considerano un soggetto debole, solo in quel caso si giustificherebbe una scelta del genere», ha detto in aula il legale dello scrittore. 

I testimoni

A differenza della pubblica accusa sono tanti i testimoni che la difesa ha indicato nella lista testi: il conduttore Corrado Formigli, Òscar Camps, fondatore di Open Arms, Luca Casarini di Mediterranea, ma anche politici come Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, lo stesso Salvini, ma anche Matteo Piantedosi, attuale ministro dell’Interno e in passato capo di gabinetto, e Marco Minniti, in passato responsabile del Viminale. 

Una lista testi contro la quale si è opposta la parte civile, l’avvocato Luca Libra che difende Meloni, ma anche il pubblico ministero che li ha definiti «inconferenti», non pertinenti con la materia da discutere.

La giudice, invece, li ha ammessi «riservando le proprie determinazioni in merito all’eventuale superfluità dei testi a difesa all’esito della prossima udienza».

 In pratica inizierà ascoltando, il prossimo 27 giugno, Formigli e Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, e poi valuterà l’eventuale necessità di ascoltare gli altri testimoni indicati. 

«Salvini ha provato a fare clamore mediatico chiedendo di costituirsi parte civile, ma in questo processo non ci sarà. L’altra questione importante è che Meloni non sarà ascoltata in questo processo, ma è incredibile.

Non ci sarà la possibilità di un confronto,  avrebbe dovuto rispondere delle scelte politiche fatte in questi anni che sono la materia del mio giudizio. È gravissimo che non ci sia, ma la disparità si vede anche in questo, io rispondo delle mie parole, loro si difendono con l’immunità parlamentare», dice Roberto Saviano.

Abbiamo chiesto allo scrittore se avverte una serenità in questo processo o se, invece, si sente il peso della querelante.

«Si sente che in quest’aula ci sono contro uno scrittore e il primo ministro e probabilmente si tende a tutelare la funzione del primo ministro. In quale altro processo chi espone querela, e si dichiara parte civile, non viene ascoltato come testimone? È impossibile.

È fondamentale ascoltare chi querela, per mostrare di cosa si duole, fondamentale perché è giusto che venga ascoltata anche dalla difesa. Sento una pressione enorme perché il potere esecutivo sta chiedendo a quello giudiziario di determinare i confini entro i quali è possibile criticarlo. Siamo dentro un corto circuito, non è un problema legato a Saviano e Meloni, ma ai ruoli che si ricoprono, questa situazione non travolgerà solo me, ma chiunque esprimerà critiche», conclude lo scrittore. 

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