Dodicimilasedici. Zuppi dà un nome ai bambini uccisi a Gaza

Dodicimila e sedici nomi occupano lo spazio fisico di cinque raccoglitori blu pieni di fogli plastificati trasparenti. Dodicimila e sedici nomi mentre vengono letti uno alla volta occupano uno spazio enorme. In ogni lettera portano con sé il peso di quello che hanno subìto, della morte che è stata imposta loro dai grandi, con la guerra. Dodicimila sono i nomi dei bambini palestinesi di età compresa tra zero e dodici anni, morti nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023 al 15 luglio scorso; sedici sono quelli dei piccoli israeliani morti nella stessa data. Tutti questi nomi sono stati letti giovedì 14 agosto, in un luogo simbolo come Marzabotto, dal cardinale Matteo Maria Zuppi. L’arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana ha voluto e guidato una preghiera per la pace per chiedere immediato cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. E che si fermino «le insolenti superficialità, le polarizzazioni ignoranti e presuntuose: servono scelte di pace, non opportunismi», perché «ogni bambino è innocente e come scriveva Dostoevskij nessuna guerra può valere una sola piccola lacrima di un bambino». Matteo Maria Zuppi, tra periferie romane e globali Davanti ai ruderi della chiesa di Santa Maria Assunta di Casaglia a Monte Sole, insieme alla comunità della Piccola Famiglia dell’Annunziata, fondata da don Giuseppe Dossetti, c’è chi si mette in fila per partecipare alla lettura dei nomi. È talmente doloroso, ascoltarli uno a uno, da non restituire alla mente una immagine nitida: è stare in uno spazio scomodo. Mahmood e Jamila, pochi mesi, Rafa, 9 anni, Ahmad 5 anni, Alma 1 anno, Mariam 2 anni, Asmaa 12 anni: i nomi continuano, si confondono rabbia e dolore. L’Italia e altri quattro paesi condannano il piano israeliano di occupazione di Gaza La memoria non tace Nel settembre del 1944 la chiesa di Casaglia, dove ci troviamo, era il luogo di raduno della popolazione: da lì partì la violenza nazifascista che avrebbe ucciso centinaia e centinaia di civili, compresi molti bambini. Tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944. Il parroco, don Ubaldo Marchioni, venne ucciso a colpi di mitra insieme a tre anziani nei giorni successivi mentre si occupava della sepoltura delle vittime. Qui la lettura dei nomi dei bambini uccisi richiama con forza il peso dell’innocenza che diventa vittima, proprio qui a Marzabotto, luogo simbolo dei segni tragici della seconda guerra mondiale. Qui la memoria non può tacere. Mentre l’incenso si muove nell’aria, continua la lettura dei nomi e la domanda: quanti gesti come questo servono per fermarla davvero la guerra? Zuppi ribadisce che il giudizio ci aiuta a interrogare noi stessi ma soprattutto che non c’è classifica nel dolore, come ha detto la madre di uno degli ostaggi israeliani morti nelle mani di Hamas. Le notizie intanto dicono che in Cisgiordania, Israele si prepara a costruire nuovi insediamenti; nella Striscia si continua a morire per bombe e mancanza di tutto. Dopo quasi due ore di lettura, a Marzabotto restano quattro raccoglitori pieni di nomi, poggiati su uno sgabello accanto al pulpito: chi lo desidera, si avvicina e legge. Ogni nome restituisce volto e sguardo a un bimbo o una bimba. In questo luogo dove la storia parla da ogni angolo, si riesce quasi a vederli quei bambini, rannicchiati da qualche parte tra le macerie di quel che resta delle loro case, come i bambini che si nascondevano dentro le mura di questa chiesa durante la seconda guerra mondiale. La storia che torna. Israele sostiene che a Gaza non si muoia di fame ma l’Unicef smentisce coi dati. La vertigine, l’abisso, della lista dei 12mila è destinata a aumentare: per quanto ancora? Riportare i bambini in Ucraina: la missione di Zuppi a Mosca