Volevano prendersi Roma, invece hanno preso loro. A distanza di poche ore dagli scontri avvenuti sabato pomeriggio nel corso della manifestazione No green pass nel centro della capitale, infatti, 12 persone sono state arrestate. Sei di queste sono state fermate in flagranza, altre sei nella notte fra sabato e domenica. Fra loro, ci sono anche Roberto Fiore e Giuliano Castellino, rispettivamente leader nazionale e leader romano del movimento neofascista Forza Nuova; Luigi Aronica, ex appartenente ai Nuclei armati rivoluzionari (Nar) e Biagio Passaro, leader dei ristoratori del movimento IoApro. Castellino, che era sotto regime di sorveglianza speciale, non avrebbe potuto partecipare ad alcuna manifestazione, e per questo era già stato fermato e portato in questura sabato sera. Tutti sono accusati, a vario titolo, per i reati di danneggiamento aggravato, devastazione e saccheggio, violenza e resistenza a pubblico ufficiale.

Durante i servizi preventivi alla manifestazione, inoltre, sono stati intercettati e identificati 600 manifestanti provenienti da Reggio Emilia, Padova, Mantova, Brescia, Verona, Torino, Milano, Bergamo, Pesaro Ancona, Firenze, Trieste, Bolzano, Modena, Treviso, Rovereto ed Arezzo. Controllati 56 minivan e 5 pullman e numerose moto. Dalla questura di Roma hanno fatto sapere che 38 agenti delle forze dell’ordine sono rimasti feriti negli scontri.

Fantasma fascista

A pagare il prezzo della rabbia dei manifestanti capeggiati dai leader di Forza Nuova e altri esponenti di estrema destra è stata la sede nazionale della Cgil, devastata dalla folla in un’azione definita «fascista e squadrista» da Maurizio Landini, segretario generale del sindacato dei lavoratori, il quale ora si aspetta un’azione concreta e dura da parte del governo e della magistratura, che ha già preso provvedimenti.

Alle 10 di domenica mattina, davanti alla sede nazionale della Cgil, a Corso d'Italia, a Roma, si è tenuta un’assemblea generale e inoltre un presidio ai quali hanno preso parte diversi esponenti politici, tra cui il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti; il candidato sindaco del Partito democratico alle comunali di Roma, Roberto Gualtieri; Nicola Fratoianni di Liberi e Uguali; il candidato sindaco di Fratelli d'Italia alle comunali di Roma, Enrico Michetti; il coordinatore di Italia viva, Ettore Rosato e il presidente dell'Anpi, Gianfranco Pagliarulo. Insieme a loro, davanti alle porte della sede romana centinaia di persone hanno espresso solidarietà al sindacato, condannando apertamente il fascismo e la violenza. I segretari generali di Cgil, Cisl e UIl hanno inoltre annunciato per il 16 ottobre una grande manifestazione «nazionale e antifascista per il lavoro e la democrazia» a Roma.

Servizio a cura di Carmen Baffi

Al termine dell'assemblea, intorno alle 13 sono arrivati anche il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli (Fratelli d'Italia) e il leader Movimento cinque stelle, Giuseppe Conte. L'ex presidente del Consiglio, dopo essersi trattenuto per qualche minuto con Landini, all'interno della sede del sindacato, ha affermato che «non possiamo accettare che nel nostro paese ci siano aggressioni di questo tipo» e, in linea con il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, ha affermato che «ci sono le condizioni per sciogliere Forza Nuova». Conte ha ricordato anche l'attacco al pronto soccorso del Policlinico Umberto I, devastato da un gruppo di manifestanti che hanno fatto irruzione per ribellarsi alla misura cautelare imposta a uno dei loro compagni ferito e ricoverato nell'ospedale romano. Un attacco che evidenzia «una precisa e organizzata volontà nel fare questi attacchi squadristi», ha detto Conte. Qualcuno fa però notare al leader dei Cinque stelle la silenziosa assenza della sindaca Virginia Raggi: «Non lo so, non le ho parlato, ma c’è tutto il M5s a portare solidarietà. Aderiremo alla manifestazione di sabato prossimo, dove dobbiamo ribadire che la dialettica democratica è più viva che mai». Conte ha poi auspicato la presenza alla mobilitazione di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che nelle ultime ore hanno spostato l'attenzione sulla cattiva gestione della sicurezza della capitale da parte delle forze dell'ordine e della ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, «ma il problema è un altro, il problema sono gli attacchi squadristi», ha ribadito Conte. 

Contemporaneamente, a Milano, nel corso del presidio di solidarietà alla Cgil davanti alla Camera del lavoro, il deputato del Partito democratico, Emanuele Fiano, ha annunciato che questo lunedì sarà presentata una mozione urgente alla Camera per chiedere lo scioglimento di Forza Nuova e degli altri movimenti dichiaratamente fascisti, ai sensi della Legge Scelba, definendo l'assalto fascista di sabato «la goccia che fa traboccare il vaso».

Attacco alla democrazia

«Quella di ieri è una ferita democratica, un atto che ha violentato il mondo del lavoro nella sua dignità», ha dichiarato Landini aprendo l'assemblea generale del sindacato. E sul fatto che persone dichiaratamente fasciste abbiano attaccato la sede storica della Cgil ha spiegato a Domani che «bisogna che la giustizia e la magistratura facciano il loro lavoro, che è già iniziato, e quindi è necessario che chi ha commesso un reato paghi». L'obiettivo della Cgil, ha aggiunto ancora il segretario generale, «è fare applicare la nostra costituzione, che dice con chiarezza che l'apologia al fascismo è un reato: vanno sciolte tutte le organizzazioni che si richiamano al fascismo». Oltre a ciò, dal governo ora si aspetta che investa sul lavoro, a suo dire, l'unico modo di cambiare davvero il paese, puntando su riforme che impongano la giustizia sociale. 

«La manifestazione del 16 ottobre sarà una risposta da parte del mondo del lavoro alla violenza e al fascismo, perché quello che è accaduto è uno sfregio alla nostra costituzione», ha affermato invece Gianna Fracassi, vicesegretaria generale della Cgil, presente al momento dell'attacco, «un dolore immenso perché questo è un pezzo di storia e di costituzione democratica, oltre che la mia casa».

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